La questione del voto degli italiani all’estero mi ha molto incuriosito. E quindi ho parlato con qualche amico che vota fuori Italia.
La procedura di legge prevede che ti sia consegnato un plico che contiene le istruzioni , la scheda da votare ed una lettera già affrancata con la quale rispedisci la scheda votata all’indirizzo indicato.
Per gli iscritti all’AIRE ( Albo Italiani Residenti Estero) nel plico hanno ricevuto anche la lettera di Renzi tanto contestata. Le stesse persone però mi hanno riferito che nelle precedenti elezioni politiche lo stesso plico conteneva materiale del Movimento 5 Stelle e del centro destra. Quindi semmai Renzi recupera una modalità di propaganda utilizzata da altri anni prima.
Quindi a differenza che da noi in Italia ( dove la scheda ti viene consegnata al seggio e tu voti da solo in cabina) all’estero invece ti viene recapitata nel plico e tu la devi votare e rispedire nella apposita busta affrancata.
I punti deboli della procedura pare siano due.
Il primo , come una lettera normale, può essere consegnata e ricevuta anche al non avente diritto al voto ( un amico, un parente, il portiere ecc. ).
In questo caso il plico può essere intercettato da altri e quindi il voto potrà essere esercitato da chiunque.
E’ ovvio che chi intercetta il plico commette un reato , ma è difficile da dimostrare e la denuncia deve partire dall’interessato che non ha ricevuto il materiale per votare.
Il secondo è che il titolare del plico , a casa sua, può aprire tranquillamente la scheda e decidere di votare con un gruppo di amici in compagnia. Oppure le varie associazioni e gruppi si ritrovano per decidere per chi votare ed esprimere le preferenze. Anche in questo caso, pur essendo un reato, per contrastare questa metodologia serve una denuncia.
Questi due punti deboli infine consentono la vendita del voto a ‘ ricettatori’ che ti pagano la scheda non votata e la busta ad un prezzo che può partire da 5 euro ed andare oltre. Ed una serie di brogli di questa natura sono stati denunciati nelle precedenti elezioni.
Però da una piccola ricerca risulta che il metodo di voto per gli italiani all’estero è lo stesso anche per altri stati ( vedi i cittadini statunitensi, tedeschi, francesi ecc. ). Questo significa che alla base deve esistere una forte responsabilizzazione del cittadino-elettore che deve lui stesso assicurare che il suo voto rimanga segreto.
L’alternativa a questo sistema è quello di costituire veri e propri seggi ( come alcuni paesi fanno) in modo che l’elettore si reca direttamente in un luogo a votare ricevendo al momento la scheda. Ma questo si impatta con un enorme problema di costi per garantire ai 4 milioni di elettori le stesse modalità.
Insomma le procedure per il voto all’etero sono standard ed ancora una volta si rimanda alla coscienza civica del cittadino-elettore.
Gian Carlo Storti (welfare cremona)