Mentre nello stivale si alternano forme più o meno civili di protesta, ben cavalcate politicamente ( ma succede ovunque: lo fanno anche in Francia e altri paesi) il 20 luglio è scaduto il termine di recepimento delle due Direttive EU 32 ( procedure e revoca dello status) e 33 ( accoglienza) del 2013, ed è pronto il decreto legislativo che le applica. Questione di giorni.
Da questo momento esiste un obbligo preciso e regolamentato per tutti gli stati dell'Unione: garantire uno standard di accoglienza uniforme per i richiedenti asilo.
L'accoglienza non è un optional, ma un adempimento preciso: oltre al dovere di salvare vite in mare, vi è quello di accogliere i richiedenti la protezione internazionale nei modi e tempi fissati dalle direttive e con il sostegno dei fondi che annualmente sono messi a disposizione dagli stati, con un consistente contributo dell'UE.
Certamente non tutti i cittadini, compresi gli stranieri residenti, sono al corrente di tali obblighi, non condividono le scelte e neppure accettano di volerne conoscere le ragioni, e considerano i rifugiati solo dei competitori sul piano della divisione delle risorse, considerate già scarse.
La solidarietà che pure è un grande valore si scontra con la realtà locale.
Comprensibile, ma non giustificabile.
Il fatto è che non abbiamo scelta: l'asilo è un diritto soggettivo, è nella Costituzione e in tutti i trattati che abbiamo volontariamente recepito a varie riprese. Poi possiamo discutere se tutti i profughi hanno realmente diritto alla protezione, ma non siamo noi stabilirlo con i picchetti nelle strade o gli slogan, lo devono fare le Commissioni Territoriali ..........
Rosanna Ciaceri
In allegato i documenti citati