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Sciopero 6 settembre. La Cgil di Cremona convoca i delegati

| Scritto da Redazione
Sciopero 6 settembre. La Cgil di Cremona convoca i delegati

Sciopero 6 settembre. La Cgil di Cremona convoca i delegati 
Per il giorno
MERCOLEDI 31 AGOSTO 2011
dalle ore 9,30 alle ore 13,00
presso Aula Magna ITIS Torriani
Via Seminario 19 (zona Cambonino) 
Cremona

per discutere il seguente O.d.G.:
•MANOVRA ECONOMICA DEL GOVERNO
•SCIOPERO GENERALE PER L’INTERA GIORNATA 06 SETTEMBRE 2011

All'attivo parteciperà un componente della Segretaria CGIL Lombardia.
Il Segr. Gen. CGIL Cremona
Mimmo Palmieri

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Le motivazioni dello sciopero
Manovra: Cgil, sciopero generale il 6 settembre

        
Il sindacato lancia la mobilitazione: "Sciopero di 8 ore contro la manovra iniqua e sbagliata del governo, deve cambiare". Camusso illustra l'iniziativa e le proposte. Iniziato l'iter al Senato: il nodo dell'Iva e dei contributi di solidarietà


Martedì 6 settembre sarà sciopero generale. È la decisione presa dalla segreteria confederale della Cgil al termine della riunione dei segretari generali di categoria e territoriali, tenutasi a Roma il 23 agosto. Lo stop di 8 ore per ogni turno è stato indetto contro (e per cambiare) “la manovra iniqua e sbagliata del governo”. L'accelerazione degli eventi ha indotto la stessa Cgil a bruciare le tappe della mobilitazione individuando l'ultimo giorno utile per condizionare l'esito della manovra, visto che la discussione in Senato sul decreto del governo si concluderà verosimilmente con il voto in Aula, senza fiducia, il 7 settembre. Mentre nel successivo passaggio alla Camera il governo dovrebbe blindare il testo con la fiducia.

Straordinaria anche la “procedura” di convocazione dello sciopero, che di norma viene discusso in un direttivo ad hoc, mentre oggi, visti i tempi stretti, la Cgil ha deciso di procedere sulla base del mandato ricevuto dall'ultimo direttivo tenuto, quello dell'11 e 12 luglio. Lo sciopero si articolerà in manifestazioni territoriali e non escluderà ulteriori iniziative, già programmate dalla Confederazione, per esempio a sostegno della vertenza sulla riforma fiscale. Le modalità dell'iniziativa e le proposte alternative della Cgil saranno illustrate il 24 mattina, mercoledì, dal segretario generale Susanna Camusso nel corso della conferenza stampa convocata alle ore 11 davanti al Senato.

Nel corso della riunione della segreteria, la stessa Camusso ha fatto notare che se la prima manovra varata dal governo era già inaccettabile, questa peggiora ulteriormente la situazione. Il sindacato non contesta la necessità della manovra correttiva, ma la sua impostazione: le risorse vengono reperite nel recinto dei 'soliti noti', mentre non si mette mano sui grandi patrimoni. Lo stesso contributo di solidarietà previsto dal decreto, ha notato Camusso, è una misura sulla quale il sindacato può discutere, ma solo al patto che venga rimodulato sulla base dei redditi e dei patrimoni.

Nella riunione si è parlato anche delle misure che modificano le regole sulla contrattazione, inserite nell'articolo 8 del decreto dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Per Camusso si tratta di un capovolgimento totale dell'accordo del 28 giugno tra le parti sociali, e di un'ingerenza indebita del governo. Diversa la valutazione degli esponenti della minoranza, Giorgio Cremaschi e Gianni Rinaldini, secondo i quali il blitz di Sacconi conferma che la firma del 28 giugno è stata un errore.

Reazioni
Proprio secondo Sacconi lo sciopero generale della Cgil è "contraddittorio" e "ingiustificabile". "Credo che lo strumento dello sciopero sia legittimo e rispettabile – ha detto Sacconi -, tuttavia nel contesto che viviamo è straordinariamente contradditorio con l'esigenza di sostenere la crescita, la produzione e l'occupazione". Per Cremaschi invece la decisione della Cgil “è un fatto positivo e necessario, cui deve seguire una svolta in tutti i comportamenti dell’organizzazione". "Lo sciopero generale vero - afferma Cremaschi -, che prova a fermare il paese e a far sentire al Parlamento e alle istituzioni la rabbia di un mondo del lavoro che non ne può più di pagare e che è arcistufo di questo governo, è una rottura sacrosanta con il teatrino delle parti sociali. Occorre costruire una grande opposizione sociale che travolga la manovra e faccia pagare la crisi a chi l’ha provocata, i ricchi, la finanza, la speculazione".

L'iter al Senato
La discussione sul decreto ha preso il via in commissione Bilancio del Senato e proseguirà per le prossime due settimane. Molte le proposte di modifica. La maggioranza deve trovare una sintesi tra le iniziative dei frondisti Pdl e i tre punti scanditi dalla Lega: no a interventi sulle pensioni, "l'assoluta necessità di un ridimensionamento dell'intervento sulle autonomie locali" e "proposta incisiva ed equa per sconfiggere la grande evasione fiscale". La manovra può essere modificata e migliorata in Parlamento ma tenendo fermi i tempi rapidi e i saldi, ha detto Paolo Bonaiuti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. "C'è molta carne al fuoco, si stanno discutendo le proposte di cambiamento" e "ora la parola passa al Parlamento ma bisogna rispettare i tempi rapidi di approvazione e i saldi che non possono essere toccati". Tra le ipotesi: l'aumento dell'Iva, il ridimensionamento della tassa di solidarietà e piccoli ritocchi al sistema previdenziale. L'Udc ha chiesto al governo di respingere i "ricatti" della Lega e con il Terzo Polo propone modifiche in 5 punti.


Mentre il Pd oggi ha presentato i suoi emendamenti, che si articolano in 10 punti. Il segretario Pierluigi Bersani ha chiesto al governo un'operazione verità elencando i conti delle ultime tre finanziarie, che porteranno a 55 miliardi il saldo al 2013-14, "ben di più del pareggio di bilancio". Dunque "il governo dica quali sono le sue vere previsioni di finanza pubblica e presenti al Parlamento l'aggiornamento del DEF", ha detto Bersani. Il Pd ribadisce le critiche a una manovra che ritiene iniqua e chiede che a pagare non siano solo i ceti medio bassi e gli enti locali, dunqe no ai tagli e no alla tassa di solidarietà.

Ecco i punti dei Democratici (ricostruiti in un lancio dell'agenzia Agi): 1. Istituzioni più snelle e taglio ai costi della politica. Interventi per riorganizzare e ristrutturare l'assetto istituzionale centrale e territoriale e le pubbliche amministrazioni. In particolare: dimezzamento del numero dei parlamentari; interventi sistematici e coordinati su Regioni, Province, Comuni. 2. Dismissioni di immobili e frequenze. Un piano quinquennale di dismissione e valorizzazione di immobili demaniali in partenariato con gli enti locali per almeno 25 miliardi di euro e introduzione di un'asta competitiva per le frequenze tv.

3. Interventi immediati sulla liberalizzazione di servizi professionali, sulla distribuzione dei farmaci e sulla filiera petrolifera. Ma anche su RC auto, servizi bancari, reti energetiche, servizi pubblici locali. 4. Politiche industriali per lo sviluppo sostenibile, il lavoro, il Sud. Tra l'altro: stabilizzazione dell'agevolazione fiscale del 55% per l'efficienza energetica; progetti per l'innovazione tecnologica italiana e la ricerca; il finanziamento pluriennale del contratto di apprendistato; revisione dell'intervento sull'Ice; revisione del Sistri 5. Un pacchetto di misure efficaci contro l'evasione fiscale, per raccogliere risorse da utilizzare in via prioritaria: per la riduzione dei contributi sociali sui contratti a tempo indeterminato per eliminare i vantaggi di costo dei contratti precari; riduzione dell'Irpef, in via prioritaria sulle mamme lavoratrici; graduale eliminazione del costo del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile Irap. Tra le altre misure il Pd propone: tracciabilita' dei pagamenti superiori a 1.000 euro e dei pagamenti superiori a 300 euro; comunicazione dell'elenco clienti-fornitori; la parziale o totale deducibilità delle spese per la manutenzione della casa.

6. L'imposta ordinaria sui grandi valori immobiliari. L'introduzione di una imposta erariale ordinaria sui grandi valori immobiliari, basata su criteri fortemente progressivi. 7. Il contributo di solidarietà dai capitali scudati. Un'imposta patrimoniale una tantum del 15% sui capitali scudati nel 2003 e nel 2009 e, a titolo di saldo del debito fiscale, del 30% sui patrimoni "non scudati" detenuti nei paradisi fiscali, per reperire risorse per lo sviluppo. Parte di queste risorse vanno utilizzate per finanziare il pagamento di una parte dei debiti delle PA nei confronti delle piccole e medie imprese e per alleggerire il patto di stabilità interno dei Comuni. Inoltre, si propone la rinegoziazione dei trattati bilaterali con i "paradisi fiscali" indicati dall'Ocse.

8. L'autonomia delle parti sociali. La manovra viola il principio della non intrusività delle leggi nei rapporti tra le parti sociali: dunque va soppresso l'articolo 8 o va cambiato in modo da recepire l'accordo di giugno. 9. Contro il falso in bilancio, l'autoriciclaggio e il caporalato. La revisione delle norme sulle "false comunicazioni sociali" perché il "falso in bilancio" torni ad essere reato e vengano eliminate le clausole di non punibilità; revisione della normativa sull'autoriciclaggio ed irrobustimento delle norme contro il "caporalato". 10. Giustizia. Interventi per l'efficienza della Giustizia, a cominciare dalla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, dall'istituzione dell'ufficio per il processo (unita' operativa in grado di svolgere tutti i compiti) e dalla semplificazione ed unificazione dei riti nella giustizia civile.

L'Idv invece assicura un atteggiamento responsabile. "In Parlamento continueremo a rispondere positivamente al giusto appello del Presidente della Repubblica. Ci siamo già assunti la responsabilita' di mettere a punto e di presentare una contromanovra che permetterebbe di raccogliere ben 70 miliardi senza penalizzare ancora una volta la povera gente – afferma Antonio Di Pietro - ora sta alla maggioranza mostrare a sua volta un po' di senso di responsabilità: accettando di discutere le nostre proposte invece di fingere di non vederle perché colpiscono proprio le tasche dei ricchi che il governo vuole difendere

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