Il presidente Andrej Kiska sabato ha scoperto una targa per commemorare il 75° anniversario sulla facciata del Liceo su via Kukucinova a Poprad, edificio nel quale le ragazze ebree furono rinchiuse prima di essere caricate sul primo treno per il campo di sterminio. «Le ragazze non sapevano cosa le aspettava. Solo 20 su 1.000 sono sopravvissute. È stato per me un grande onore aver potuto incontrare oggi una delle sopravvissute, Edita Grosmanova, che allora aveva 17 anni. Lei mi ha detto che chiede solo una cosa: che la gente comprenda che gli esseri umani non sono divisi da religione o colore della pelle. Non sono divisi in ebrei, rom, musulmani, ma restano innanzitutto persone, e dovrebbero sempre essere trattate come tali», ha detto Kiska.
In un momento in cui gli estremisti stanno riemergendo, e con loro «i sentimenti anti-ebraici e anti-rom, spesso ci domandiamo che cosa dobbiamo fare». Non ho una risposta esatta, ha detto Kiska, «ma una vecchia saggezza dice che è necessario molto poco perché il male prevalga. È sufficiente che le persone buone non facciano nulla».
Le deportazioni del 1942 seguivano l’adozione del cosiddetto Codice ebraico nel settembre 1941, redatto sulla base delle leggi razziali del Reich tedesco. Prima è stato il turno delle ragazze, a partire dal 20 marzo 1942, che si credeva fossero trasferite in Polonia per lavorare. Nei primi quattro treni furono deportate 3.670 donne, e in seguito si cominciò con gli uomini di età superiore a 16 anni. Infine, a partire da luglio vennero deportate intere famiglie compresi i bambini e gli anziani.
La prima ondata di deportazioni di ebrei slovacchi nei campi di concentramento si concluse nel mese di ottobre 1942. Una seconda fase iniziò nel settembre del 1944, dopo lo scoppio della Rivolta Nazionale Slovacca (SNP) contro il regime fascista. Alla fine della seconda guerra mondiale oltre 71.000 cittadini slovacchi risultarono inviati nei campi di sterminio.
Fonte : buon giorno slovacchia