te, i distinguo tra zone rosse, arancioni e gialle le ha fatte il governo e ci sono regioni in cui si può ancora uscire, come la Campania, nonostante i numeri siano sempre preoccupanti.
Inoltre, non sembra si possa pretendere che un DPCM abbia effetti immediati, poiché servono almeno 2-3 settimane per capire quale sia l’impatto sulla curva dei contagi delle nuove chiusure. A proposito delle quali, da più parti si invoca una maggiore chiarezza sui dati utilizzati dal CTS e dal governo centrale, che sono poi gli stessi forniti dalle regioni. Il timore è che il nuovo meccanismo delle zone, possa portare ad una formulazione artefatta dei numeri. “C’è un rapporto serio tra le Istituzioni e sarebbe un reato grave dare dei dati falsi”, ha detto in proposito il ministro Speranza, che difende comunque a spada tratta il modello adottato. “È importante rendere pubblici i dati di cui disponiamo. È un modello quello dell’incrocio dei dati che esiste da 24 settimane. Ora questi dati servono anche per dire quali misure scatteranno. I dati nascono dalle Regioni, alimentano il database dell’Iss e attraverso questa elaborazione la cabina di regia ci offre i dati definitivi. Sulla base di questi dati io firmo le ordinanze”.
Insomma, si andrà avanti ancora per tanti mesi in questo modo, come anticipato dal premier Conte, con chiusure e riapertura alternate, fino a quando non arriverà il vaccino. A proposito, Speranza sottolinea che per le informazioni che ha la distribuzione di massa “avverrà sicuramente alla fine del primo trimestre o alla fine del primo quadrimestre del 2021. L’auspicio è che i controlli che l’Ema ha già avviato sulle sperimentazioni più avanzate possano avere un esito positivo anche prima”.