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SPI-CGIL ANZIANI “SANITÀ” E COSTITUZIONE. LA SALUTE È ANCORA UN DIRITTO UNIVERSALE?”

A partire da quanto accaduto durante gli anni di pandemia, è diventato sempre più centrale il tema della sanità pubblica, la quale appare in estrema difficoltà

| Scritto da Redazione
SPI-CGIL ANZIANI “SANITÀ” E COSTITUZIONE. LA SALUTE È ANCORA UN DIRITTO UNIVERSALE?” SPI-CGIL ANZIANI “SANITÀ” E COSTITUZIONE. LA SALUTE È ANCORA UN DIRITTO UNIVERSALE?” SPI-CGIL ANZIANI “SANITÀ” E COSTITUZIONE. LA SALUTE È ANCORA UN DIRITTO UNIVERSALE?”

ANZIANI “SANITÀ” E COSTITUZIONE. LA SALUTE È ANCORA UN DIRITTO UNIVERSALE?”

 GAZZOLI/SPI CGIL Lombardia: “In Lombardia è inevitabile non parlare della proposta di Referendum della sanità affossato dal Consiglio Regionale: il nostro obiettivo è mettere al centro la riorganizzazione del sistema di sanità pubblica lombarda”

 BONACCINI, Presidente Emilia-Romagna: “Bisogna ripartire da politiche del lavoro accanto alla sanità universale: la battaglia che stiamo conducendo qui, dunque, non è politica, bensì costituzionale.”

 MAJORINO (Capogruppo PD Lombardia): “La destra in Lombardia non vuole che si apra la discussione su cosa sia diventata la sanità lombarda. Dobbiamo costruire una politica che metta al centro i diritti sociali.”

 GUERRA (PD): “Il 7% degli italiani rinuncia alle cure a causa della difficile situazione economica. Siamo di fronte ad un grande problema e continuano ad aumentare i divari già presenti”

 VANGI (CGIL Lombardia): “Dal covid, abbiamo avuto la prova di quanto le scelte politiche di regione Lombardia abbiano impattato negativamente sulla salute dei cittadini. Il territorio è stato smantellato, le persone non avevano luoghi di riferimento, abbiamo risorse congelate.”

 Cattolica, 13 settembre 2023 - La salute come diritto di tutti è stato al centro del convegno “Sanità e costituzione. La salute è ancora un diritto universale?” promosso da SPI CGIL Lombardia all’interno della 29° Edizione dei Giochi di LiberEtà tenutosi oggi a Cattolica (RN). A partire da quanto accaduto durante gli anni di pandemia, è diventato sempre più centrale il tema della sanità pubblica, la quale appare in estrema difficoltà a favore di un’offerta privata più incisiva, rapida ma anche onerosa. Intere fasce di popolazione – in particolar modo anziani e pensionati – non hanno la possibilità economica per poter accedere a cure private, mentre sul piano pubblico i tempi sono estremamente lenti causando fortissimi ritardi sia nella cura che nella diagnosi.

 Daniele Gazzoli, Segretario Generale SPI CGIL Lombardia: “Abbiamo scelto di coniugare sanità e costituzione al convegno di oggi perché la loro unione rappresenta perfettamente il nostro impegno. Uno studio dei primi giorni di settembre di GIMBE ci mostra due elementi rilevanti: la spesa sanitaria italiana è sempre sotto ai paesi OCSE e, di conseguenza, senza un rilancio del finanziamento pubblico possiamo dire addio al servizio pubblico. Per spesa pubblica l’Italia è l’ultima dei paesi del G7, un gap incolmabile. La media dell’Unione Europea per spesa pubblica pro-capite è pari a $4.128, in Italia ci fermiamo appena a $3.255, dati che mettono in allarme. È quindi importante che il nostro paese inverta la rotta. Anche le regioni hanno un compito importante nel sistema sanitario: ci sono, infatti, alcune regioni - come, ad esempio, la Toscana e l’Emilia-Romagna - che rispondono in maniera totalmente diversa rispetto alle altre, proponendo progetti a lungo termine per sostenere la sanità pubblica. Ma noi viviamo in Lombardia, ed è inevitabile non parlare di quanto è successo in occasione del Consiglio Regionale per il Referendum della sanità: è inaccettabile che la maggioranza abbia rifiutato i quesiti referendari, il cui obiettivo è quello di dare un segnale per mettere al centro la riorganizzazione del sistema di sanità pubblica. Ora dobbiamo capire come riorganizzarci, perché noi non ci fermeremo e lavoreremo per i diritti dei cittadini di Regione Lombardia.”

 Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia-Romagna: “Ogni giorno il PD lancia al governo grida d’allarme su vari temi, ma ciò che è necessario fare è mettersi in campo e lottare. Per il lavoro, per le imprese, impegnandosi per l’introduzione del salario minimo, consapevoli che è possibile farsi ascoltare anche dal governo. Meloni, infatti, ha accettato di ascoltare anche l’opposizione perché è consapevole che anche gli elettori di Fratelli d’Italia sono stanchi di vedere milioni di ragazzi e ragazze che guadagnano pochi euro l’ora. E questa lotta deve essere la stessa anche per la sanità. È una lotta su più piani: ripartire dal lavoro, alzando gli stipendi di alcune categorie, andando incontro ad alcune aziende, dando loro delle agevolazioni, dobbiamo rendere il lavoro precario meno vantaggioso di quello stabile. Conte II e Draghi ci hanno lasciato miliardi del PNRR ma questo governo sta perdendo tempo, e non sta elargendo le risorse che ha a disposizione. Non solo: hanno continuato i tagli agli investimenti alla sanità pubblica. Io sono convinto che i sindacati, insieme ai professionisti della sanità, potranno far succedere qualcosa di nuovo e migliore per la sanità. I governi Draghi e Conte II hanno aumentato la spesa della sanità pubblica fino a 12 miliardi. Ma neanche quelli sono stati sufficienti a combattere la pandemia. Per qualità dei servizi di sanità pubblica, l’Emilia è al primo posto in Italia: ma, nonostante ciò, il nostro sistema regionale sta peggiorando, perché continuano i tagli da parte dello Stato. Mancano, inoltre, professionisti: oggi non abbiamo un numero sufficiente di persone che partecipano ai concorsi. Lavorare per urgenza è diventato uno dei lavori più usuranti: appare quindi evidente che è necessario aumentare le buste paga. E ancora, se mancano professionisti sanitari, ha ancora senso avere il numero di chiuso a medicina? La battaglia che stiamo conducendo qui, dunque, non è politica, bensì costituzionale.”

 Pierfrancesco Majorino, Capogruppo PD in Regione Lombardia: “Siamo di fronte ad un piano inclinato pericoloso, che va al di là dei pensieri politici e che fa credere alle persone che sia naturale e ineluttabile, perdere dei diritti fondamentali. È questo senso di disinganno che mi preoccupa di più, perché è il terreno classico in cui la destra fa crescere la mala pianta dell’insicurezza che genera paura e rancore. Insieme, noi dobbiamo mettere al centro i grandi valori della costituzione, del servizio sanitario nazionale. In questo quadro, il contenuto che stiamo cercando di dare in opposizione in consiglio regionale è quello di rimettere al centro alcuni principi fondamentali. È per questo che abbiamo sostenuto dall’inizio l’ipotesi del referendum. Io credo che il colpo di mano della destra di ieri è la prova di arrogante debolezza, perché la destra in Lombardia non vuole che si apra la discussione su cosa sia diventata la sanità lombarda. Oggi 1 cittadino lombardo su 9 rinuncia a curarsi, sia per gli alti costi privati che per i tempi d’attesa lunghissimi del pubblico. È un ricatto che sposta sul privato la necessità di un bisogno di cura. La destra mette il bavaglio su questa discussione, ma continueremo la nostra lotta in Consiglio regionale. Il nostro sarà un gran lavoro di riorganizzazione di un sistema. E passa da qui anche il tema della riorganizzazione del lavoro, e quello del salario minimo. Anche questo si intreccia nel riscatto sociale, perché dobbiamo costruire una politica che metta al centro i diritti sociali e per questo faremo grande strada insieme.”

 Maria Cecilia Guerra, Deputata PD: “Quando la Costituzione è stata redatta, i padri costituenti erano risoluti nell’idea che il diritto alla salute non potesse essere condizionato dalla povertà; dunque, hanno deciso di tutelarla come diritto fondamentale. Ma oggi sono in tanti coloro che rinunciano a curarsi: è emerso ben il 7% degli italiani rinuncia alle cure a causa della difficile situazione economica. Negli ultimi anni è cresciuto il peso delle difficoltà di accesso alla sanità a causa del costo delle cure. Siamo di fronte ad un problema forte e continuando ad aumentare i divari che già conoscevamo. Quindi un quadro di difficoltà complessiva in cui dobbiamo fare qualcosa.”

 Monica Vangi, Segreteria CGIL Lombardia: “Mancano risorse sanitaria a causa di criticità riconducibili a scelte Nazionali ed altre a scelte regionali. Per esempio, già l’accesso alle facoltà universitarie per le famiglie sta diventando molto gravoso a livello economico. Credo che si debba lavorare anche a delle politiche che facilitano famiglie e studenti l’accesso e lo studio universitario. Per il tema delle mancate risorse abbiamo anche un’altra enorme criticità: quello della molteplicità dei contratti esistenti. A parità di funzione, ci sono differenti contratti e retribuzioni differenziate: molti di questi contratti non sono stati scritti neanche da associazioni sindacali. In regione Lombardia, le politiche di questi anni hanno contribuito a ridurre le risorse personali, non avendoci più investito. Ogni medico di medicina regionale ha un numero altissimo numero di assistiti, invece di incrementare il numero di medici di medicina generale. Bisogna valorizzare le professionalità, perché assistiamo alla fuga di professionisti dal pubblico. Quindi c’è un tema salariale, indubbiamente. Un altro è quello dell’organizzazione del lavoro: dal covid sono usciti operatori sanitari stanchi: molti colleghi e colleghe stanno facendo delle scelte della qualità della vita. Dall’esperienza emergenziale del covid, inoltre, abbiamo avuto prova che arrivando ad una situazione in Lombardia di pesanti disuguaglianze di salute e arrivando la percezione di vantaggio sociale incidesse sulla salute delle persone; e poi abbiamo avuto la prova di quanto le scelte politiche di regione Lombardia abbiano impattato sulla salute dei cittadini. Il territorio è stato smantellato, le persone non avevano luoghi di riferimento, abbiamo risorse congelate.”

 

 

 

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