Al centro ci sono presunte violazioni alla direttiva Ue ‘Habitat’, che riguardano circa 40 ettari di aree naturalistiche classificate come Sic (Siti interesse comunitario) e Zps (Zone di protezione speciale) attraversate, per ora solo
virtualmente, dal manufatto: si tratta degli spiaggioni di Spinadesco, della golena da Rio Boriacco
a Bosco Ospizio e naturalmente dell’Isola del deserto popolata e sede di riproduzione per numerose
specie di uccelli, fra cui alcune in via di estinzione
Simone Mazzata , del comitato Nonna Quercia spiega: “abbiamo fornito documentazione cartografica e fotografica riguardo le devastazioni che il terzo ponte produrrebbe su tutto il sistema naturalistico e paesaggistico del Po.
Alle firme (che si aggiungono quindi alle 3500 contro il progetto consegnate un anno fa ad Enti locali e nazionali)
è stato allegato pure il dossier realizzato da 18 docenti universitari o esperti.
Ma cosa prevede la direttiva ‘Habitat’?
Stabilisce che un’opera impattante su un’area protetta a livello comunitario (come è ad esempio il caso dell’isola del deserto) possa essere realizzata solo con riferimento ad esigenze connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza
pubblica, o ad esigenze di primaria importanza per l’ambiente ovvero, previo parere della Commissione europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico.
n.b. Il terzo ponte sul Po è previsto fra Cremona e Castelverde