Il settimanale francese Le Point - http://www.lepoint.fr/monde/sanctions-contre-la-russie-le-business-continue-en-suisse-04-08-2014-1851336_24.php - presenta il ruolo strategico di Berna nella gestione dei conti bancari russi e della commercializzazione del gas di Mosca in Europa. Attraverso succursali registrate nella Confederazione Elvetica il monopolista statale russo del gas Gazprom può aggirare le misure restrittive approntate dall'Unione Europea in reazione all'aggressione militare della Russia all'Ucraina
Il Paese del cioccolato, degli orologi e del formaggio coi buchi, ma anche lo Stato delle banche e il salvagente del malaffare russo in Europa per fuggire alle sanzioni applicate dall'Unione Europea per reagire all'aggressione militare di Mosca all'Ucraina. Nella giornata di Domenica, 3 Agosto, la Svizzera, per voce del Ministro dell'Economia elvetico, Johann Schneider-Ammann, ha dichiarato di non intendere aderire alle sanzioni europee nei confronti della Russia, nonostante la Commissione Europea abbia apertamente invitato i Paesi terzi confinanti con l'UE ad unirsi all'iniziativa nei confronti del Cremlino.
Come riportato dal Ministro svizzero, Berna intende mantenere una posizione neutrale, anche e sopratutto tenuto conto dell'impatto che le sanzioni europee avranno nei confronti della Svizzera, la cui economia è strettamente collegata a quella UE.
Oltre alla tradizionale neutralità elvetica, a motivare la mancata partecipazione della Svizzera alla lista dei Paesi che hanno deciso di imporre sanzioni alla Russia vi è un'interesse più ampio, fatto di depositi bancari e traffici energetici.
Come riportato dall'autorevole settimanale francese Le Point, la Svizzera è infatti il rifugio di considerevoli capitali russi depositati in un paradiso fiscale in cui, non a caso, hanno scelto di abitare alcuni dei più potenti oligarchi della Federazione Russa, tra cui Gennady Timchenko: una delle personalità colpite dalle sanzioni dell'Occidente a Mosca stretto amico del Presidente russo, Vladimir Putin.
Oltre alle banche, sempre secondo Le Point, la Svizzera rappresenta un importante snodo per la commercializzazione del greggio e del grano russo: è proprio da Berna che, infatti, transita il 70% della benzina e il 60% della farina esportata da Mosca in Europa.
Tuttavia, le banche, il greggio e il grano -figurato e non- non sono le uniche fonti di ricchezza che tengono unite Svizzera e Russia, ma anche il gas ricopre un ruolo fondamentale nelle solide relazioni tra Berna e Mosca.
Come riportato da un'analisi effettuata dal Presidente dell'autorevole centro di studi di politica globale Strategia XXI, Mykhaylo Honchar, proprio in Svizzera è molto attivo il monopolista statale russo del gas Gazprom: la longa manus del Cremlino, che attraverso una sua società figlia, la Gazprom Schweiz AG, controlla la commercializzazione in Serbia, Austria e Italia del gas proveniente da Turkmenistan, Kazakhstan, Azerbaijan ed Uzbekistan.
Come rilevato da Honchar nell'analisi, ancora in via di pubblicazione, la Gazprom Schweiz AG gode di un mercato talmente fiorente da foraggiare il 53% delle entrate di bilancio della compagnia Gazpromeksport, deputata non solo alla commercializzazione del gas in Germania, ma anche, come riporta il suo statuto, ad attuare iniziative in favore della promozione della cultura russa sul piano culturale ed artistico.
La Gazpromeksport, così come la Gazprom Schweiz AG ed altre compagnie energetiche intermediarie afferenti sempre a Gazprom -e quindi al Cremlino- sono controllate sul piano finanziario dalla Gazprombank: la banca privata del monopolista statale del gas russo che, assieme alla Sberbank, alla VTB, alla Vnieshekonombank ed alla Rossielkhozbank, sono state inserite tra gli enti interessati dalle sanzioni UE.
Come conclude Honchar, grazie al passaggio in Svizzera, dove Gazprom possiede diverse sedi fisse, Putin riesce così a bypassare le sanzioni che l'Europa ha applicato per indebolire l'economia russa a partire proprio dall'energia: il settore di cui Mosca spesso si avvale per realizzare scopi di natura geopolitica a danno di Paesi terzi sovrani e indipendenti, come Ucraina, Moldova, Georgia, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Repubblica Ceca.
La lobby filorussa forte anche in Europa Occidentale e nei Balcani
Oltre al passaggio in Svizzera, a mettere a serio repentaglio la riuscita delle sanzioni UE è anche l'attività delle singole compagnie energetiche dei Paesi dell'Unione che mantengono forti interessi con Gazprom, e che quindi sono intenzionati a convincere i rispettivi Governi ad assumere una posizione morbida nei confronti di Mosca.
Non è infatti un caso se la compagnia tedesca Wintershall ha portato la Germania ad essere molto cauta al momento della discussione delle sanzioni alla Russia, così come in Italia è molto forte la posizione filorussa del colosso nazionale ENI e della compagnia Saipem: entrambe coinvolte nella realizzazione del Southstream.
Questo gasdotto, il Southstream, è concepito dalla Russia per bypassare l'Ucraina nel transito del gas russo in Europa, incrementare la dipendenza dell'Unione Europea dalle forniture di oro blu di Mosca, e bloccare il progetto di diversificazione delle fonti di gas che la Commissione Europea ha di recente varato.
Per questa ragione, la Commissione Europea ha dichiarato contrarietà al Southstream, ma i singoli Paesi interessati dal gasdotto -Austria, Slovenia, Ungheria e Bulgaria- hanno dato pieno sostegno al gasdotto di Mosca.
Matteo Cazzulani, Analista Politico dell'Europa Centro-Orientale
Twitter @MatteoCazzulani