Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 09.38

Vita da badanti a Natale

| Scritto da Redazione
Vita da badanti a Natale

A Natale molte di loro rimarranno qui in Italia. L'esperienza dell'associazione Nadiya
“Può darsi che veniamo qua pensando di stare un anno, un anno e mezzo... ma appena iniziamo a comprare quello che ci serve i prezzi aumentano, non si riesce a risparmiare e si fa un altro prestito

Svetlana viene da Krasnodar, una città sulle rive del mar Nero. Il toponimo in russo significa “dono splendido” o “dono rosso”, un gioco di parole di grande significato in epoca sovietica. È arrivata in Italia quasi dieci anni fa per fare la badante. Oggi continua ad assistere anziani ed è a capo di una cooperativa. Ha deciso di restare in Italia ma non per tutte è una scelta: “Può darsi che veniamo qua pensando di stare un anno, un anno e mezzo... ma appena iniziamo a comprare quello che ci serve i prezzi aumentano, non si riesce a risparmiare e si fa un altro prestito”.

Le badanti dell'Est, infatti, arrivano in Italia con un debito di circa 3000 euro: il biglietto, i documenti, un posto in attesa di trovare il lavoro. In Russia la cifra equivale a circa 120.000 rubli, in media un anno di stipendio: “Se si lavora per le compagnie petrolifere o per lo Stato si guadagna bene, ma l'80% della gente prende 300-400 euro al mese. Ma il costo della vita è come in Italia. Dappertutto, a Mosca come in Siberia: voi avete i negozi più cari e molti discount, noi no”.

L'età media è sui 40 anni. Partono da Ucraina, Moldavia e Russia per assicurare un futuro migliore ai loro figli, a volte anche ai mariti. Quasi sempre il progetto è di rimanere un anno o poco più per rifarsi delle spese e tornare in patria con qualche migliaio di euro. La destinazione principale è l'Italia.
 

Il nostro Paese, infatti, non brilla per il welfare. I posti nelle strutture protette sono pochi e non è certo come stare a casa. Le Asl si occupano dell'assistenza medica, ma la cura degli anziani è lasciata al volontariato e al fai-da-te. E così le famiglie assumono badanti straniere, a volte in nero e senza documenti. Alcuni le trattano come figlie, altri le sfruttano e stringono anche sul cibo.

Ma quali sono le difficoltà a cui va incontro una badante? All'inizio il problema è trovare una sistemazione e un lavoro senza quasi sapere l'italiano. Svetlana racconta: “Quando sono arrivata nel 2002 trovare lavoro era più facile, c'erano più proposte. Adesso c'è più difficoltà, soprattutto senza i documenti. La lingua non è facile, ma quando vieni e non la conosci ti si apre come un sesto senso: le prime cose sono quelle necessarie, il resto e i corsi vengono dopo”.

Dopo un primo periodo per pagare i debiti il lavoro inizia a fruttare. Molte, per far prima, arrivano a lavorare la domenica. Ma ben presto subentra lo stress. Roberto Marchetti, presidente dell'associazione di badanti Nadiya, racconta: “Spesso paghiamo la libertà a loro perché vogliamo la nostra. Restano a contatto con l'anziano e la malattia per molte ore al giorno e ne consegue una grande stanchezza fisica e mentale: quando tornano nel loro Paese a volte ci restano due mesi. Se hanno lasciato a casa dei figli, poi, hanno enormi sensi di colpa. Per compenso li riempiono di tutte le inutilità che il nostro Paese gli fa vedere”.

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