Varsavia - 183 pagine destinate a cambiare la storia della Polonia e dell'Europa, dietro le quali, oltre al giallo storico, si celano scenari ancor più inquietanti. Nella giornata di lunedì, 22 Febbraio, l'Istituto per la Memoria Nazionale polacco -IPN- ha reso noto alla stampa documentazioni dei Servizi Segreti della Polonia Popolare che proverebbero la collusione, con il regime filo-sovietico, di Lech WaÅÂÂÄÂÂsa: lo storico Capo del sindacato autonomo SolidarnoÅÂÂÄÂÂ, primo Presidente della Polonia libera, nonché guida del processo democratico che ha portato Varsavia, nel 1989, a divenire una moderna democrazia europea con un'economia di mercato.
I documenti, ritrovati in casa di Maria Kiszczak -la vedova del Generale CzesÅÂÂaw Kiszczak: uno dei gerarchi di spicco della Polonia Popolare giudicato responsabile di eccidi e repressioni politiche- testimonierebbero che WaÅÂÂÄÂÂsa ha collaborato con i Servizi Segreti del regime filo-sovietico tra il 1970 e il 1976: un fatto che il leader di Solidarnosc ha negato a più riprese, pur ammettendo, tuttavia, di avere avuto contatti con la polizia di regime.
Dinnanzi alla questione, la società polacca è fortemente divisa. "WaÅÂÂÄÂÂsa ha chiuso con il passato sovietico e ha portato la Polonia in Europa: ciò che ha fatto negli anni Settanta, se comprovato, non cambia l'opinione, positiva, che ho di lui" dichiara Piotr, giovane architetto di orientamento politico moderato.
"Si è scoperto quello che già si sapeva: WaÅÂÂÄÂÂsa è un agente del regime filo-sovietico che, coerentemente, ha poi continuato a fare politica dopo la sua presidenza" sostiene, invece, Bartosz: ingegnere informatico di orientamento conservatore.
Oltre alla portata storico-sociale, il Caso WaÅÂÂÄÂÂsa ha una forte connotazione di carattere politico. Essa, infatti, si ascrive nel solco della rivalità tra Walesa e JarosÅÂÂaw KaczyÅÂÂski: il Capo del Partito conservatore Diritto e Giustizia -PiS- la forza politica, di maggioranza assoluta nel Paese, alla quale appartengono il Premier, Beata SzydÅÂÂo, il Presidente, Andrzej Duda, e tutti i Ministri del Governo.
Del resto, tra WaÅÂÂÄÂÂsa e KaczyÅÂÂski non è mai corso buon sangue fin dai tempi della comune militanza in SolidarnoÅÂÂÄÂÂ, anche se il punto di rottura definitivo tra i due si registra quando KaczyÅÂÂski crea un movimento di protesta contro l'Amministrazione Presidenziale tutto interno all'area SolidarnoÅÂÂÄÂÂ che accusa il Capo dello Stato di avere collaborato con i servizi segreti della Polonia Popolare.
Il primo atto della guerra tra i due membri di SolidarnoÅÂÂÄÂÂ si consuma nel 1992, quando il Presidente WaÅÂÂÄÂÂsa dimissiona il Governo di Jan Olszewski, appoggiato da KaczyÅÂÂski, alla vigilia della presentazione di un rapporto che, secondo l'allora ministro degli interni, Antoni Macierewicz -storico braccio destro di KaczyÅÂÂski- avrebbe comprovato la connivenza tra il leader di SolidarnoÅÂÂÄÂÂ e il regime della Polonia Popolare.
Con la nomina a Premier di KaczyÅÂÂski nel 2005, il Governo avvia la Lustrazione: procedura, che avrebbe dovuto portare alla luce i nomi delle persone che hanno collaborato con i servizi Segreti della Polonia Popolare, mirata anche a provare la presunta connivenza di WaÅÂÂÄÂÂsa con il regime filo-sovietico.
Con la caduta del Governo KaczyÅÂÂski nel 2007, anche il progetto della Lustrazione viene accantonato. Tuttavia, la recente pubblicazione del rapporto su WaÅÂÂÄÂÂsa ha, ora, riaperto la diatriba tra il leader di SolidarnoÅÂÂÄÂÂ e KaczyÅÂÂski. Il tutto, a tre mesi dal ritorno al potere di KaczyÅÂÂski che, pur non ricoprendo incarichi di Governo, de facto mantiene una fortissima influenza sia sull'Esecutivo che sulla Amministrazione Presidenziale: una coincidenza che ha non ha lasciato indifferenti.
Oltre al recente ritorno al Governo di KaczyÅÂÂski, a destare curiosità sulla faccenda sono anche due avvenimenti che hanno visto il Governo polacco perdere prestigio sul piano internazionale.
Con il raggiungimento del compromesso per il mantenimento della Gran Bretagna nell'Unione Europea, che prevede la diminuzione dei diritti sociali goduti dagli emigrati polacchi nelle isole britanniche, KaczyÅÂÂski ha dimostrato di non avere appeal sul Primo Ministro britannico, David Cameron, finora ritenuto dal PiS il migliore alleato di Varsavia in Europa Occidentale per via della comune ispirazione conservatrice.
Inoltre, la recente dichiarazione di preoccupazione in merito allo stato della democrazia in Polonia espressa del Senatore degli Stati Uniti d'America John McCain -uno dei leader del Partito Repubblicano notoriamente attento alle vicende dell'Europa Centro-Orientale- ha incrinato uno dei legami transatlantici sui quali Kaczynski contava maggiormente.
Nello specifico, McCain ha criticato le riforme di Giustizia e media approvate, di recente, dal Governo polacco: provvedimenti che sottopongono sia i Giudici della Corte Costituzionale, che i Capi di Redazione delle testate televisive e radiofoniche statali al diretto controllo del Governo.
Per via di queste casualità, in molti in Polonia vedono nell'apertura del Caso WaÅÂÂÄÂÂsa un'occasione, per KaczyÅÂÂski, di deviare l'attenzione dei media nazionali ed internazionali dalle crescenti critiche che il Governo di Varsavia sta riscuotendo in campo internazionale.
Intanto i giovani polacchi e parte del Governo guardano a Putin
Oltre alla questione meramente politica e personale, il Caso WaÅÂÂÄÂÂsa potrebbe essere anche l'inizio di una deriva nazionalista in Polonia che -il condizionale è d'obbligo- spingerebbe Varsavia dall'essere il Paese leader della promozione di democrazia e libertà in Europa Centrale ed Orientale di oggi all'allinearsi al fronte dei Paesi membri dell'Unione Europea con chiaro orientamento anti europeo e filo russo, al quale già appartengono Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca e Grecia e Cipro.
Infatti, la demolizione dell'immagine di WaÅÂÂÄÂÂsa porta giocoforza ad una rivalutazione totale del movimento di SolidarnoÅÂÂÄÂÂ e del percorso non violento che la Polonia ha compiuto verso l'Europa e l'Occidente, così che l'onestà intellettuale e la statura politica dei leader del processo democratico polacco, a partire dal Primo Presidente della Polonia libera, verrebbero, pericolosamente, messe in discussione.
A giovare di questo vacuum storico-culturale potrebbe essere non solo KaczyÅÂÂski, ma anche la corrente di pensiero, sempre più forte sopratutto tra i giovani, di chi, in Polonia, vede nel Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, l'unico garante della stabilità e dei valori "tradizionali cristiani" nella regione dell'Eurasia.
Del resto, Putin stesso, che ha considerato la caduta dell'URSS "la più grande tragedia del secolo scorso" presenta di proposito la Russia come il Paese storicamente leader degli Stati dell'Ex-Patto di Varsavia e saldamente radicato alle tradizioni cristiane per ottenere l'appoggio alla politica internazionale di Mosca da parte di cittadini europei, perlopiù di estrema destra ed estrema sinistra -ma anche di tanti moderati, come dimostra il caso dell'Italia- delusi dall'Unione Europea e impauriti dallo spettro dell'immigrazione selvaggia.
A supportare la tesi della "putinizzazione ideologica" della Polonia collegata con il Caso WaÅÂÂÄÂÂsa è sia la stretta alleanza tra KaczyÅÂÂski e il Premier ungherese Viktor Orbán -entrambi delusi dall'Unione Europea e fortemente contrari alla politica di accoglienza dei migranti approvata dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel- ma anche il recente varo di una coalizione tra PiS e il Movimento Kukiz'15: forza politica di orientamento nazionalista e populista fortemente euroscettica e filorussa.
Non a caso, in cambio dell'appoggio a PiS per ottenere la maggioranza necessaria a cambiare la Costituzione, PaweÅÂÂ Kukiz -ex-rock star passato alla politica- ha preteso, e ottenuto, la nomina di giornalisti a lui politicamente vicini, di chiaro orientamento filorusso ed antieuropeo, a Capo delle principali testate televisive e radiofoniche statali.
Se, come dichiarato dal Presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, la Polonia rischia davvero una putinizzazione politica, il Caso WaÅÂÂÄÂÂsa, il crescente peso del Movimento di Kukiz e la sempre maggiore influenza delle frange giovanili antieuropee e filo putiniane potrebbero essere i segnali dell'involuzione democratica di un Paese-faro, per ragioni storiche e culturali, della civiltà europea.
Matteo Cazzulani,Analista Politico dell'Europa Centro Orientale,@MatteoCazzulani