La crisi che stiamo sperimentando è una crisi da sovrapproduzione. L’offerta di beni e servizi è sovradimensionata rispetto alla domanda. Un esempio per tutti: in Italia ci sono in circolazione quaranta milioni di macchine, è evidente che il mercato è in crisi, non è possibile acquistare nuove auto se non per sostituzione. Gli incentivi alla rottamazione e simili sarebbero un palliativo dagli effetti transitori che non risolverebbero il problema. L’innovazione, la conoscenza dovrebbero essere la strada da percorrere per garantire la tenuta dell’economia da un lato, e la redistribuzione del lavoro attraverso la riduzione dell’orario di lavoro per garantire la redistribuzione dei redditi dall’altro. Per quanto attiene il primo punto è necessario creare le condizioni affinché lo sviluppo di nuove conoscenze e tecnologie trovi terreno fertile, evitando che le nuove opportunità del mercato (ad esempio le tecnologie verdi) non si traducano in semplice importazione di prodotti innovativi dall’estero (il che significa non sviluppare né conoscenza né lavoro in Italia). Il secondo punto attiene la giustizia sociale, quindi il garantire il benessere di tutti i cittadini, ben sapendo che il conseguente aumento dei consumi riguarda fondamentalmente beni di consumo e non beni strumentali che sono quelli che in modo particolare necessitano di ricerca e specializzazione tecnologica. Insomma come dice l’economista Roberto Romano il successo di una politica economica proviene dalla capacità di organizzare la formazione e la distribuzione dei redditi e di dotarsi di una politica di innovazione tecnologica per fare fronte alla sfida energetica, ambientale.
Stefano Zurpa
Nidil-Cgil Cremona
