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20 Giugno Giornata Mondiale del Rifugiato

CAMPAGNA EMERGENZA PROFUGHI SIRIANI Storie di vita per non dimenticare

| Scritto da Redazione
20 Giugno Giornata Mondiale del Rifugiato

Venerdi 20 GIUGNO, si celebra la GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO, un appuntamento annuale che da oltre dieci anni vole invitare l'opinione pubblica ad una riflessione sui milioni di profughi e richiedenti asilo che, costretti a fuggire da guerre e violenze, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era parte della propria vita. E soprattutto non dimenticare mai che dietro ognuno di loro c'è una STORIA CHE MERITA DI ESSERE ASCOLTATA, storie di sofferenze, di umiliazioni, ma anche storie di chi vuole ricominciare a ricostruire il proprio futuro. Vento di Terra ha attivato un progetto di sostegno ai profughi siriani in Giordania, con l'obiettivo primario di garantire un livello minimo di assistenza e servizi, attraverso la distribuzione di KIT EMERGENZA alle famiglie. Anche noi di Vento di Terra vogliamo dare voce ai profughi siriani che incontriamo nei campi informali in Giordania, fuggiti dalla guerra civile. Per non dimenticare. Per ridare speranza. Ecco le storie che abbiamo ascoltato.   

MACHMUD, 7 anniLa mia famiglia viveva a Daraa, al di là della frontiera, a pochi kilometri dal campo dove sto ora. Era una città bellissima, con molti alberi e avevo moltissimi amici. Non mi piaceva andare a scuola, ma adesso la scuola mi manca tantissimo. Un giorno da noi è arrivata la guerra e sono iniziati i bombardamenti. I padri di due dei miei amici sono stati uccisi. Non so neppure se la mia casa esiste ancora, mi fa paura solo l'idea di tornare in Siria. Qui non abbiamo nulla, solo una tenda e un ticket per il cibo. Ci sono molti bimbi che hanno perso il papà e stanno peggio di noi. Prego con tutto il cuore che tutto questo finisca. Di tornare nella mia casa e nella mia scuola.

AMINA, 8 anni. Mi chiamo Amina e ho 8 anni. Vengo da una piccola città vicino a Homs. Nella mia città avevo una casa bellissima, con un bel giardino dove raccoglievamo i limoni. Nella mia città avvo molte amiche e giocavamo sempre nel giardino. Nella mia città andavo a scuola. Ero molto brava, soprattutto in arabo e in inglese. Ma poi un giorno nella mia città sono iniziati i combattimenti. Gli uomini erano preoccupati, la scuola è stata chiusa e noi stavamo tutto il giorno in casa... degli uomini armati occuparono le strade. Noi avevamo pochissimo da mangiare. Poi mio zio e quattro dei miei cugini sono stati uccisi e hanno cominciato a bombardare le case. Siamo fuggiti ad ottobre con la nostra auto e tutto quello che potevamo portare con noi. Dopo una settimana abbiamo raggiunto il confine e siamo entrati in Giordania. Ci siamo accampati vicino a Mafrak. Faceva molto freddo, dovevamo comprare l'acqua e medicine e pannolini per il mio fratellino. Qui non c'è scuola, non ci sono alberi di limoni, non c'è casa. Siamo accampati con altre 40 famiglie. Al campo non viene mai nessuno. Spero che un angelo arrivi e ci regali una scuola colorata. Spero tanto di poter tornare a casa mia.

Ahmed, circa 60 anni. "Le ferite sono evidenti sui corpi e nello spirito. Ahmed è padre di quattro bimbi. Sua moglie lo veglia con amore da mesi. Dorme pochissimo e passa le giornate rannicchiato sulla sua stuoia. Ogni tanto ha dei raptus violenti, per poi ritirarsi nel suo abisso di silenzio. Ahmed viveva a Daraa, in un sobborgo passato di mano più volte dai governativi agli insorti. I governativi hanno occupato la sua casa. È stato accusato d’aver collaborato con il nemico e torturato per tre giorni. Casi di trauma da guerra sono frequenti soprattutto tra i bambini. Fanno parte di famiglie le cui case si sono trovate in mezzo ai combattimenti, a volte per settimane. La sindrome più comune è l’agorafobia. Hanno il terrore di uscire allo scoperto, non riescono a socializzare, soffrono di enuresi. Comune è la sensazione che il mondo sia divenuto una minaccia, che il dolore si nasconda in ogni piega dell’esistenza." 

CAMPAGNA EMERGENZA PROFUGHI SIRIANI 

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