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25 aprile. Fucilati ad un passo dalla liberzaione | G.Carnevali

| Scritto da Redazione
25 aprile. Fucilati ad un passo dalla liberzaione | G.Carnevali

25 PRILE….LA FUCILAZIONE, AD UN PASSO DALLA LIBERAZIONE. RIFIORISCE LA LIBERTA’.
“Celebriamo il ricordo dei nostri morti, delle vittime dei rastrellamenti, delle rappresaglie, dei campi di sterminio, dei caduti in combattimento, dei condannati a morte. E’ sull’albero del loro sacrificio che rifiorì la libertà”. (Dall’omelia a Lecco, 25 aprile 1975, vescovo Assi).
Giovedì ne avremo 25 del mese di aprile. Per tanti sarà la "Festa della Liberazione",  la fine di quell’insopportabile  periodo nazi-fascista, la Liberazione dell'Italia dalla dittatura. Uomini, donne, ragazzi, soldati, sacerdoti, lavoratori, operai, contadini, socialisti, cattolici, comunisti, tutti decisi a riportare la democrazia e la libertà. E’ appunto sull’albero del loro sacrificio che rifiorì in quella primavera del 1945 la libertà da troppo lungamente negata e oppressa. Tanti ed esaltanti furono i momenti di gioia in quella memorabile giornata, ma quanti (ed altrettanti) furono i giorni tristi e nefandi per quei tanti, troppi condannati a morte per la resistenza italiana? Così, nel giorno della liberazione, ci fu chi subì una orrenda fucilazione. Due facce della stessa medaglia?   
ATTILIO MARTINETTO. Ne aveva 23 di anni. Era una guardia di finanza nativo dell’astigiano. Membro, per sua scelta, del locale Gruppo di Resistenza, collabora attivamente con i partigiani fornendo informazioni di carattere militare e politico fra i Comandi di Lombardia, Liguria e Piemonte. Scoperto ed arrestato nel novembre del 1944 ad opera delle Brigate Nere, venne barbaramente fucilato il 25 aprile del 1945 al Cimitero Vecchio (detto Gessi) di Cuneo da un plotone delle Brigate Nere assieme ad altri quattro resistenti come lui, Eligio Botti, Rocco Bracciale, Virginio Cornaglia e Renato Tomatis. Alle 18 del 24 aprile 1945 viene dunque condannato a morte con questi altri quattro. Il Tribunale? “Manco” ascolta le loro difese. L’indomani….il giorno della Liberazione, della ricomposizione dell’unità nazionale, nel nome della libertà, HAIME’! vengono giustiziati con la fucilazione. ONORE AI CADUTI.

Scrive l’Attilio all’amata moglie Anna Maria il 24 aprile alle ore 24 circa: “Amore mio diletto, è mezzanotte ed ancora stiamo chiacchierando allegramente. Siamo tutti e cinque assieme.Come già ti ho detto è stato qui don Monge a cui ho consegnato il portafogli e gli indumenti. Don Oggero, parroco di S.Ambrogio (Cappellano delle Carceri) e don Panori. Ci siamo confessati e speriamo quest’ultimo ci porti ancora la Comunione domattina. Anna Maria cara forse tu piangerai a leggere questa mia. Se piangi per te, per il tuo avvenire troncato, passi, lo comprendo, ma se piangi per me, no! Ti sbagli. Anna Maria, nella tua ultima mi esortavi ad avere fede in Dio; non credi quanto mi senta vicino a Lui in questi momenti! La morte? Eterno spauracchio di noi mortali! Spauracchio? Si, ma per la materia, che m’importa! La materia? E cosa può la materia? Quante volte nei momenti felici ho pensato ad un momento simile! Ricordavo proprio stasera di aver letto ‘L’ultimo giorno di un condannato’ di Victor Hugo. Tante volte basandomi su esso ho pensato al momento di morire. Quanto ero sciocco!! Solo ora lo comprendo. Sai Anna Maria cosa rimane all’ultimo di tutto? Solo quello che è santo e puro nella vita. L’affetto dei genitori (in essi tua madre), l’affetto di quanti ti vollero bene che ora avvalori sotto un’altra luce; la luce che ti proviene dall’affetto di Dio. Amore mio, ti ho sempre amata tanto, tu lo sai, ora ti amo più che mai perché ora maggiormente si accostano i due amori, per te e per Dio. Anna Maria, forse mi  dirai che potevo dirti altre parole di maggior conforto, lo so, ma quale conforto può essere maggiore per te se non il sapere con quanta serenità tuo marito si prepara a vedere Dio. Sono solo contento che Dio ha avuto pietà di me e ancora all’ultimo momento mi ha mandato un sacerdote. Anna Maria, sapessi mai cos’è la vita vista dalla soglia dell’eternità, quale miseria, te lo posso ben dire io con quale orrore si guarda al passato! Se non fosse quella stessa fede che ci fa provare simile orrore, a sostenerci, che si farebbe mai? La fede ci fa provare orrore,  ma nell’istante stesso ci dice che Dio è infinitamente grande. E allora si implora la Sua misericordia. Quando finalmente hai provato la sensazione della Sua misericordia  e l’hai provata con maggior fede delle altre volte, poiché sai che è l’ultima volte che Dio ti dice: “Ego te absolvo”, ecco che guardi sicuro davanti a te e non temi più! Sono sicuro che tu e mamma alle 7 pregherete certamente per me, per il mio ritorno; rassegnatevi al volere di Dio, io a quell’ora penserò a voi che pregherete  per me e morirò sereno. Amore mio dal portafogli ho trattenuto la tua fotografia e quell’immagine in cartapecora che ti desti quando anche tu eri in carcere. Le ho nella tasca interna della giacca, sul cuore, saranno simbolo dell’immenso affetto per te, che mi porto nella tomba. Al dito la fede, la porto come ricordo di quella fede promessati quasi un anno fa e che mai ho tradito. Anche tu conservami nel cuore soprattutto nell’anima. Prega, prega, prega tanto per me, non dubitare che io pregherò tanto per te, perché Dio ti conceda quella felicità che purtroppo io non ti ho potuto dare. Vedi che io sono sereno, spero di esserlo anche tra poco davanti ai miei carnefici, sii forte anche tu nel tuo dolore e rendi forti anche i nostri genitori. Domani forse conoscerò tuo papà. Se Dio mi vorrà con Lui, con tuo papà veglierò su di te. Non ti dico addio….perché come già ti ho detto fra noi non vi è addio, resta e sii la consolazione dei nostri genitori specie di tua madre che è sola e poi…arrivederci. Il tuo Attilio.
Sono le 6 del mattino. Aspettiamo la Comunione. Sono calmo e ti bacio di tutto cuore. Tuo Attilio.
7,30 del 25 aprile 1945. Abbiamo ricevuto tutti la S. Comunione, mi sento forte. Ho pregato tanto. Abbiamo ricevuto la benedizione Papale…
Siate forti ed abbiate fede. Aff.mo Botti Eligio.
Fatevi coraggio. Bracciale Rocco, Cornaglia Virginio, Tomatis Renato”.
Era il 25 aprile 1945: l’Italia finalmente era libera. La Resistenza ce l’aveva fatta. Si scese nelle strade, nelle piazze, si intonano e si suonano canti di gioia, “Bella Ciao” ed altri canti di liberazione. Purtroppo per quei giovani, per quei tanti, per quei troppo giovani ragazzi si suonarono le campane. A lutto! Il loro sacrificio non era stato invano. Sarà motivo di orgoglio, oggi, partecipare composti alle celebrazioni del 25 aprile, perché attraverso la testimonianza del nostro presente riusciremo a portare la libertà nel nostro futuro, alle future generazioni. Viva la Resistenza, Viva la Repubblica, Viva l’Italia libera e unita. E’ la storia!

Giorgio  Carnevali
cremona 21 aprile 2015

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