Il governo austriaco ha deciso di espropriare la casa di Adolf Hitler a Braunau per evitare che diventi una meta di pellegrinaggio di nazisti nostalgici. La decisione sta provocando un vivace dibattito tra i sostenitori dell’abbattimento e quelli che chiedono che la palazzina a due piani sulle rive dell’Inn, a pochi chilometri dalla frontiera tedesca, diventi un museo.
L’esproprio è reso necessario dal rifiuto perentorio dell’anziana proprietaria di vendere la casa allo stato austriaco, che l’ha in affitto già dal 1972 a un canone di 4.800 euro mensili per gli 800 metri quadri. Dopo essere stata affidata a un’organizzazione per disabili, da parecchio tempo è vuota. Negli ultimi anni si sono moltiplicati i tentativi di acquistare l’immobile. Tra i possibili acquirenti ci sarebbe anche un parlamentare della duma di Mosca. Mentre il ministro dell’interno Wolfgang Sobotka del Partito popolare lo vuole abbattere, altri chiedono di trasformare l’ingombrante eredità in un monumento contro il fascismo.
Davanti alla casa in cui Adolf Hitler nacque il 20 aprile 1889, una semplice lapide ricorda le vittime del fascismo. Nel giorno del compleanno del Führer, regolarmente gruppi di nostalgici si riuniscono davanti alla palazzina gialla lanciando slogan nazisti e sventolando bandiere. L’esproprio avverrà prossimamente con un voto del parlamento viennese.
L’ardua decisione sull’uso futuro della casa spetterà a una commissione di dodici storici ed esponenti della società civile. Molti di loro si oppongono alla soluzione radicale dell’abbattimento. Tra di loro il noto storico Oliver Rathkolb, che propone un “uso antimistificatorio” dell’edificio, per esempio un centro per disabili. Altri consigliano di trasformarlo in un supermercato o in “un normalissimo negozio”.
“Questa palazzina non merita di diventare un museo”, ammonisce Gerhard Baumgartner, direttore dell’archivio della resistenza austriaca che si associa all’opinione di Sobotka, definendo l’abbattimento come la “soluzione piú pulita”. Altri sostengono che l’eliminazione non risolverebbe il problema, ricordando il destino della casa di villeggiatura del Führer nelle alpi bavaresi. Il famoso Berghof di Hitler fu distrutto nel 1952 con la dinamite. Ma i pochi resti rimasti nel bosco sono tuttora un luogo di culto per pellegrinaggi nazisti. “Non si può annullare la storia con le ruspe”, critica il quotidiano Der Standard. Contrario anche il cancelliere Christian Kern che ricorda come l’edificio sia sotto la tutela delle belle arti.
La casa nativa di Hitler a Braunau fu costruita attorno al 1820, ospitando una locanda e uffici della dogana. I genitori si trasferirono a Passau in Germania quando Adolf aveva solo un anno. Nel 1938 il segretario del Führer Martin Bormann comprò la casa a un prezzo molto più alto del suo valore reale. Durante il nazismo diventò un luogo di culto davantia cui sfilarono spesso soldati del terzo Reich. Dal dopoguerra al 1952 ha ospitato una biblioteca.
Anche se Hitler da bambino a Braunau visse solo per un anno, la cittadina con i suoi 16mila abitanti deve convivere con la pesante fama di essere il luogo di nascita di uno dei peggiori dittatori della storia. È un destino che ha in comune con Predappio, dove nel 1883 nacque Benito Mussolini e dove il sindaco recentemente ha proposto la costruzione di un museo del fascismo da contrapporre al quotidiano turismo dei nostalgici del fascismo. A questo punto forse da una collaborazione tra le due città potrebbe scaturire qualche idea utile per il superamento dell’ingombrante eredità comune.
(Gerhard Mumelter, via Internazionale.it)