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BioEnergy Italy: 70 milioni di tonnellate di FORSU in UE, solo 8 per il biogas

Se ne parlerà a CremonaFiere mercoledì prossimo, 20 aprile, alle 15:00

| Scritto da Redazione
BioEnergy Italy: 70 milioni di tonnellate di FORSU in UE, solo 8 per il biogas

Sono circa 45, in Italia, gli impianti a biogas alimentati con la frazione organica dei rifiuti solidi urbani, la FORSU, principalmente in maniera esclusiva ma anche in codigestione con altre matrici come fanghi di depurazione o reflui zootecnici. Questi impianti sono dislocati per la maggior parte nel Nord Italia e sono variabilmente dimensionati, capaci cioè di trattare dalle 10 mila tonnellate di FORSU all’anno, per arrivare anche a 360 mila tonnellate annue e con una potenza elettrica installata che, a differenza degli impianti alimentati con reflui zootecnici e/o scarti agroindustriali, proprio per la tipologia di rifiuti trattata e la complessità di gestione, è raramente inferiore ai 500 kW.

«In tutta Europa – spiega Davide Scaglione, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano – sono circa 250 gli impianti di digestione anaerobica alimentati con la FORSU e su una stima di circa 70 milioni di tonnellate di rifiuto umido prodotto, sempre a livello europeo, solo 8 milioni vengono indirizzati alla produzione di biogas. È facile intuire quanto sia ancora grande il margine a disposizione per trasformare in risorsa questo tipo di rifiuto. In questa direzione il nostro lavoro di ricercatori prosegue senza sosta, anche perché, in fase di pianificazione e progettazione, dobbiamo spesso fare i conti con alcune criticità», una delle quali è rappresentata dalla corretta gestione della frazione liquida del digestato che si ricava al termine del processo di digestione anaerobica. «Infatti – prosegue Scaglione – se la frazione solida del digestato trova un ottimo impiego come compost di qualità con buon potere ammendante per i terreni, il discorso si fa più complicato per la frazione liquida che o viene trattata direttamente negli impianti con processi di depurazione convenzionali o viene indirizzata a un vicino depuratore: in entrambi i casi però, si tratta di processi particolarmente costosi soprattutto da un punto di vista energetico o di consumo di reagenti chimici».

Ed è proprio per questo che si è fatta strada la necessità di trovare valide alternative per la rimozione dell’azoto dalla frazione liquida. «Il progetto che il Politecnico di Milano sta portando avanti – spiega ancora Scaglione – è una vera e propria innovazione. Si tratta di un processo biologico innovativo, denominato Anammox e già applicato all’estero su altre tipologie di refluo, testato per la prima volta con successo anche sul digestato da FORSU. I primi risultati delle ricerche verranno presentati alla prossima edizione di Bioenergy Italy (Cremonafiere, 20-22 aprile 2016, mercoledì 20 aprile, alle ore 15:00). Il processo Anammox rappresenta una valida alternativa di trattamento del digestato. Infatti, i risultati ottenuti al termine della prima fase di ricerca applicata del progetto, ne confermano la trattabilità che consente ottime efficienze, una riduzione dei consumi energetici pari al 50% e una diminuzione degli ingombri previsti pari a un quinto rispetto ai processi biologici convenzionali».

Il workshop previsto nel calendario degli eventi in programma a Bioenergy Italy (che si svolgerà in contemporanea alla seconda edizione del Food Waste Management e del Green Chemistry Conference and Exhibition) a cui fa riferimento Scaglione avrà come titolo: Digestione e codigestione della frazione organica dei rifiuti urbani: presente e futuro. I relatori che vi parteciperanno (tra i quali i gestori di due impianti) saranno coordinati dalla professoressa Francesca Malpei, responsabile scientifico di Fabbrica della Bioenergia del Politecnico di Milano, e illustreranno i vari aspetti di un tema che è sempre più centrale nella discussione legata al concetto di economia circolare.

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