Si è da poco aperto un nuovo anno, un momento spesso dedicato ai propositi e alle proiezioni per il futuro che, in questo particolare momento, vanno inevitabilmente a scontrarsi con i timori per i rialzi generalizzati dei prezzi e con l’instabilità dei diversi mercati.
Il 2023 è però visto come l’anno che può segnare un vero e proprio punto di svolta, dopo un biennio 2020-2021 caratterizzato dalla lotta alla sopravvivenza di piccole e medie imprese contro la dura situazione imposta dall’emergenza Covid e un 2022 all’insegna di una compensazione delle perdite subìte.
È così per diversi settori e certamente lo è per quello del gioco pubblico, che confida proprio nell’anno appena iniziato per un vero e proprio rinnovo, che porti con sé una ventata di chiarezza e una maggiore stabilità all’interno di un’economia di fondamentale importanza per il nostro Paese.
Si tratta infatti di un settore che non solo produce un importante gettito erariale, ma che sostiene più di 50.000 dipendenti con il solo sistema AWP-VLT, ovvero gli apparecchi di gioco più graditi che tuttavia rappresentano solo una parte dell’offerta globale del gioco pubblico. Il totale dei lavoratori dell’indotto è quindi molto superiore.
Proprio qualche mese fa, in questo articolo, avevamo parlato dell’influenza che pandemia e restrizioni avevano avuto sul gioco pubblico, soprattutto in relazione alla filiera di lavoratori degli esercizi terrestri, stroncata dalla perdita di circa 8000 posti di lavoro.
A causa di questo pesante bagaglio sulle spalle, i lavoratori del gioco pubblico e le associazioni si accingono ad entrare nel nuovo anno carichi di aspettative e speranze per una vera e propria rivoluzione di settore, che possa finalmente porre fine ai tanti dibattiti e alle questioni irrisolte che si trascinano ormai da anni.
A cercare di fare il punto in merito è GamingInsider.it, la cui redazione analizza costantemente le novità e le esigenze degli stakeholder di settore, in un articolo in cui vengono individuati alcuni elementi cardine tramite i quali questa trasformazione dovrebbe avvenire.
Riassumendo all’osso, le colonne portanti del rinnovo corrispondono a tre approcci al gioco: patologico-non patologico; legale-illegale; fisico-virtuale. Dimensioni che possono occasionalmente fondersi fra loro, ma che sono originariamente distinte e indipendenti l’una dall’altra. Circostanza, quest’ultima, che può sembrare ovvia, ma che viene invece spesso travisata.
Nell’opinione pubblica c’è, infatti, ancora molta confusione fra gioco legale e illegale, sottolinea la redazione di GamingInsider.it, e questo avviene a causa di alcuni pregiudizi radicati nell’opinione pubblica che portano a individuare i punti retail di gioco - soprattutto le sale VLT - come ambienti di malaffare.
Stesso meccanismo inceppato riguarda il binomio legale-illegale. La maggior parte dei giocatori lamenta di venire etichettata come affetta da ludopatie o patologie a prescindere dalla frequenza di gioco, risultato di una demonizzazione del gioco d’azzardo in ogni sua forma portato avanti per anni da diverse categorie ed esponenti della società.
Lo squilibrio si è poi acuito maggiormente negli ultimi anni, con la crescita del gioco a distanza a discapito di quello terrestre, verificatasi come spiega Repubblica anche per via delle restrizioni sanitarie applicate nel biennio 2020-2021 che hanno condotto a una totale irreperibilità del gioco fisico per lunghissimi periodi di tempo. Il gioco online è infatti visto come un’attività alienante poiché, seppure sia la stessa svolta nei punti retail, avviene al di fuori di una dimensione sociale: l’isolamento dell’utente è percepito dall’opinione pubblica come pericoloso ed esposto a derive patologiche.
Tornano quindi alla ribalta annosi e ricorrenti temi, ai quali si vanno ad aggiungere nuovi problemi che, in un modo o nell’altro, il 2023 si trova a dover affrontare. E l’auspicio per giocatori, concessionari, operatori e lavoratori del settore è che venga finalmente emanata la fatidica riforma del gioco pubblico, di cui mai come ora si sente l’esigenza.
Per riportare anzitutto chiarezza nel sistema concessorio, che da anni sta andando avanti a suon di proroghe. Per riportare equilibrio fra offerta terrestre e a distanza, promuovendo soluzioni ibride che possano garantire il mantenimento dei posti di lavoro superstiti e - perché no - di recuperare quelli persi. Per demarcare in modo netto, una volta per tutte, il confine fra gioco legale e gioco illegale, fornendo ai cittadini gli strumenti per operare le dovute distinzioni e tutelare i propri interessi. Per arginare il fenomeno del gioco d’azzardo patologico attraverso una formazione che passi per gli istituti scolastici, per gli operatori di settore e per i giocatori, nonché per difendere gli utenti che invece giocano in modo responsabile da discriminazioni.
Un compito non facile, che toccherebbe al nuovo esecutivo in virtù della delega da tempo emessa dal Parlamento, e che finora non ha trovato sufficiente spazio nelle agende di governo. O meglio, lo aveva trovato nel Governo Draghi, ma la crisi che ha condotto alle elezioni anticipate non ha lasciato il tempo per la discussione del testo nel Consiglio dei Ministri.
Non resta, quindi, che vedere come andranno le cose in questa nuova legislatura e confidare nel legislatore per salvare migliaia di lavoratori e un sistema di gioco pubblico invidiato a livello internazionale.