La trattativa sulla riforma del mercato del lavoro, come era facilmente prevedibile, si è incagliata sull’articolo 18.
Nell’incontro a quattro, Monti, Alfano,Bersani e Casini sembrava tutto fatto. Le agenzie avevano lanciato la notizia che un accordo era stato trovato e ne indicavano anche i contenuti e cioè un articolo 18 spacchettato in tre pezzi. I principi sulla giusta causa lasciati inalterati ma modifiche profonde per quanto riguarda i licenziamenti derivanti da provvedimenti disciplinari e da crisi economiche ove invece della possibilità del reintegro verrebbe sancita una “ robusta” indennità. In questa fase della comunicazione si è perso per strada un altro obiettivo,da tutti dichiarato, ovvero quello della semplificazione delle procedure giurisdizionali ed i tempi.
Insomma “ la manutenzione” di cui parlava anche Bersani sembrava cosa fatta.
Invece, a quanto pare, non è così.
Bonanni ( Cisl) parla di veti incrociati che impedirebbero l’intesa.
Marcegaglia, sull’articolo 18 non dice nulla, ma insiste sul fatto che i costi per l’ ingresso al lavoro sarebbero eccessivi. Stessa musica da tutte le altre organizzazioni datoriali.
Camusso (Cgil) dice che con le proposte sentite l’intesa è ancora lontana e parte del sindacato ( la Fiom) sostiene che la stessa Camusso non avrebbe il mandato a trattare sull’articolo 18.
Angeletti ( Uil) sostiene che ancora non vi sarebbe soluzioni condivise.
Lo stesso Bersani è più prudente ed oggi ripropone il tema di una “ manutenzione soft” .
Monti e la Fornero insistono e vogliono andare avanti.
Prima di chiedersi come finirà è necessario però domandarsi se una riforma del marcato del lavoro sia utile al paese.
Io credo di si. che sia molto utile e che dovrebbe consentire di affrontare alcune questioni che sono state poste sul tappeto da mesi, se non anni, sia dal sindacato che dalle forze del centrosinistra cogliendo due obiettivi fondamentali: il primo ridurre l’area della precarietà ed i secondo estendere le tutele sociali a chi oggi non le ha ( leggasi cassa integrazione e mobilità).
Il tema dell’articolo 18 è usato strumentalmente da chi vuole lanciare un segnale “ liberista” ed anche da chi ritiene che nulla, in temi di diritto sul lavoro, sia immodificabile.
Come andrà a finire?
I spero, credo, in un accordo che sarebbe molto utile al lavoro ed al paese. In quanto all’articolo 18 sono d’accordo con Bersani: serve una “manutenzione soft”.
Lo scenario del non accordo e di scioperi proclamati da una sola organizzazione sarebbe davvero un ritorno all’indietro dopo anni di fatica per cambiare il Governo Berlusconi.
Non è che Monti possa essere il futuro, ma sicuramente il suo presente è meglio del recente passato.