Sabato, 20 aprile 2024 - ore 06.18

CR Pianeta Migranti. Donne vittime tratta accusano Italia e Libia presso l’Onu.

Due donne vittime di tratta porteranno Italia e Libia davanti al Comitato CEDAW dell’ONU.

| Scritto da Redazione
CR Pianeta Migranti. Donne vittime tratta accusano Italia e Libia presso l’Onu.

CR Pianeta Migranti. Donne vittime di tratta accusano Italia e Libia presso l’Onu.

 Due donne vittime di tratta porteranno Italia e Libia davanti al Comitato CEDAW dell’ONU. I due Paesi dovranno chiarire le loro responsabilità. Un momento significativo davanti al Comitato CEDAW dell’ONU per lotta contro la tratta.

Il CEDAW è una Convenzione  internazionale in vigore dal 1981, sottoscritta da oltre due terzi degli Stati membri dell’Onu. Richiede agli stati di eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne, nell'esercizio di tutti i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali. Indica anche misure programmatiche che gli stati devono attuare per raggiungere l'uguaglianza fra donne e uomini.

Al Comitato del CEDAW si sono rivolte due donne nigeriane, con il sostegno di avvocati dell’ASGI e del NULAI ( Network di cliniche legali nigeriane ). Hanno presentato ricorso contro Italia e Libia sostenendo che i due paesi hanno violato gli articoli 2 e 6 della Convenzione per i diritti delle donne: il diritto alla non discriminazione e alla protezione dallo sfruttamento della prostituzione.

Princess e Doris (nomi occasionali delle due donne per tutelarne l’identità), sono arrivate in Libia dalla Nigeria rispettivamente nel 2017 e nel 2018. Dopo un anno di sfruttamenti, torture e detenzioni arbitrarie, tentano di raggiungere l’Italia, ma sono intercettate in mare e rimpatriate in Nigeria attraverso un programma dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni (OIM) definito di “rimpatrio volontario umanitario”.

Al centro del ricorso vi sono due aspetti: da un lato le politiche di cooperazione tra Italia, UE e Libia che bloccano le partenze contribuendo attivamente al mantenimento dei modelli di sfruttamento delle persone migranti. Dall’altro, la mancanza di garanzie sull’utilizzo dei fondi che l’Italia destina all’OIM per i programmi di rimpatrio volontario attraverso i quali vengono rimpatriate anche vittime di tratta.

La tratta di esseri umani è un fenomeno che nel continente europeo riguarda 26mila persone, in grande maggioranza donne (68%); oltre la metà delle vittime proviene da paesi terzi e il 46% è sottoposto a sfruttamento sessuale. Secondo le Nazioni Unite la prostituzione è la forma più diffusa di sfruttamento. In Italia le donne vittime di tratta sono oltre duemila.

Per tratta delle donne si intende, la loro mercificazione senza previo consenso: le donne soggette alla tratta scelgono di intraprendere un viaggio del tutto ignare delle vere mansioni per le quali sono state reclutate e che dovranno svolgere. Il fine ultimo non è il trasporto in un altro paese, come per i migranti, ma lo sfruttamento.

La maggioranza delle vittime di tratta arriva dalla Nigeria:  molte reclutate a Benin City, nello Stato di Edo, ormai considerata la capitale del traffico di esseri umani, in modo strutturale ed endemico.

Fuggono da situazioni di estrema povertà e di violenza dentro e fuori le mura domestiche.

Nel 66% dei casi hanno tra i 19 e i 24 anni. Secondo studi della World Bank l’80% delle donne nigeriane che approda in Italia viene impiegato nella prostituzione e il 60% di loro viene proprio dallo Stato di Edo. Un’inchiesta di Repubblica dice che il business della prostituzione in Italia frutta ogni mese circa 90milioni di euro.

In Kenya  esiste una tratta in ‘entrata’ e una in ‘uscita’:  numerose donne, per lo più adolescenti provenienti dall’Asia meridionale, vengono fatte entrare ai fini dello sfruttamento sessuale; altrettante donne keniote vengono adescate e portate in altri stati, soprattutto in Arabia Saudita, dove devono sottoporsi al sistema della Kafalah, attraverso cui i datori di lavoro esercitano un controllo totale su di loro.

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