Lunedì, 29 aprile 2024 - ore 03.45

(CR) Pianeta Migranti. Il Sud del mondo costretto a sviluppare i combustibili fossili

Il debito del Sud del mondo è una trappola che blocca la loro conversione energetica

| Scritto da Redazione
 (CR) Pianeta Migranti. Il Sud del mondo costretto a sviluppare i combustibili fossili

 (CR) Pianeta Migranti. Il Sud del mondo costretto a sviluppare i combustibili fossili

L’organizzazione inglese Debt Justis nel rapporto “The debtfossil fuel trap” dice che il pesante debito dei Paesi del Sud del mondo blocca la loro transizione energetica.

 Il debito del Sud del mondo è una trappola che blocca la loro conversione energetica.

Dal 2010 al 2021 il debito pubblico dei Paesi del Sud del mondo, sia verso creditori interni che stranieri, è quasi raddoppiato passando dal 35% al 60% del prodotto interno lordo.

Dal 2011 al 2023 le somme sborsate dal Sud del mondo per pagare il debito estero sono aumentate del 150% con picchi mai raggiunti prima e sono ancora in crescita per l’aumento dei tassi di interesse e dei costi di cibo ed energia (per la guerra in Ucraina). Tutto ciò porta conseguenze gravissime alle popolazioni. Secondo le Nazioni Unite 3,3 miliardi di persone vivono in Paesi che spendono più per gli interessi sul debito che per sanità e istruzione.

I Paesi indebitati per poter pagare in dollari il loro debito estero aumentano le esportazioni di  carbone, gas e petrolio; pagano con queste i creditori (stati e imprese) e cedono pure quote di proprietà dei pozzi. Per esempio, il Ciad che nel 2013 ha ricevuto un prestito di due miliardi di dollari dalla multinazionale svizzera Glencore, per sdebitarsi, ha dovuto riconoscere Glencore come acquirente esclusivo del petrolio ciadiano e permettere una sua compartecipazione nei due principali impianti estrattivi.

Succede pure -e siamo all’assurdo- che i Paesi indebitati per poter esportare più petrolio o gas e avere più proventi da destinare al servizio del debito, debbano fare un altro debito per poter aprire nuovi pozzi o giacimenti. E’ il caso dell’Uganda che nel 2021 ha ottenuto in prestito un miliardo di dollari dal Fondo Monetario Internazionale per portare col gasdotto il suo gas sulle coste della Tanzania. E’ successo anche in Argentina che si è indebitata per poter aprire i giacimenti di gas in Patagonia.

I governi, le istituzioni e le imprese del Nord del mondo -a parole- si dissociano dall’estrarre combustibili fossili, ma nei fatti forniscono prestiti per avviare nuovi siti produttivi. Il rapporto di Debt Justice dice che, tra il 2020 e il 2022 il sistema delle banche multilaterali, di cui la Banca Mondiale è capofila, ha concesso un totale di 10 miliardi di dollari per prestiti finalizzati all’estrazione di combustibili fossili.

E’ un sistema di affari che non fa bene al clima perché accresce le emissioni di anidride carbonica; non fa bene ai Paesi del Sud perché li tiene legati ai combustibili fossili invece di promuoverne la transizione energetica. Ma questa, per decollare, avrebbe bisogno di circa seimila miliardi di dollari. Invece, i Paesi del Sud spendono per il servizio del debito, cinque volte di più che per le opere utili a ridurre l’impatto dei cambiamenti climatici che li sconvolge in modo eclatante e sempre più pervasivo. Pensiamo alla gravità delle alluvioni avvenute in Pakistan nell’estate 2022 che hanno colpito 33 milioni di persone uccidendone quasi duemila, o all’Africa sub sahariana dove ogni anno cresce il numero di affamati per scarsità di piogge. Ormai intere popolazioni muoiono per il clima, o sono costrette a fuggire.

La conclusione di Debt Justice è che per liberare il Sud del mondo dall’abbraccio mortale con i combustibili fossili e nel contempo permettergli di affrontare le sfide imposte dai cambiamenti climatici, bisogna cancellare il suo debito e sostenerlo con somme a fondo perduto. Potrebbe sembrare buon cuore. In realtà, è solo giustizia. È il pagamento dei danni arrecati in cinque secoli di cattivo sviluppo. Debt-fossil-fuel-trap-report-2023.pdf (debtjustice.org.uk)

Senza la riscoperta di una nuova solidarietà, la situazione si farà sempre più grave, aumenteranno i disastri e i migranti ambientali.  

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