Lunedì, 06 maggio 2024 - ore 10.01

Cremona Resoconto sintetico del Consiglio comunale del 1° marzo 2021

La seduta del Consiglio Comunale si è tenuta con modalità da remoto. In aula erano presenti solo il Presidente del Consiglio Comunale Paolo Carletti, il Segretario Generale Gabriella Di Girolamo e, per la segreteria dell’Ufficio Consiglio, il responsabile Mariano Venturini e le addette Paola Dolara e Mara Biazzi. Sindaco, assessori e consiglieri comunali erano tutti collegati in videoconferenza.

| Scritto da Redazione
Cremona Resoconto sintetico del Consiglio comunale del 1° marzo 2021 Cremona Resoconto sintetico del Consiglio comunale del 1° marzo 2021 Cremona Resoconto sintetico del Consiglio comunale del 1° marzo 2021

Cremona Resoconto sintetico del Consiglio comunale del 1° marzo 2021

La seduta del Consiglio Comunale si è tenuta con modalità da remoto. In aula erano presenti solo il Presidente del Consiglio Comunale Paolo Carletti, il Segretario Generale Gabriella Di Girolamo e, per la segreteria dell’Ufficio Consiglio, il responsabile Mariano Venturini e le addette Paola Dolara e Mara Biazzi. Sindaco, assessori e consiglieri comunali erano tutti collegati in videoconferenza.

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Ordine del giorno presentato in data 31 dicembre 2020 dal capogruppo del Gruppo consiliare Partito Democratico Roberto Poli sul conferimento della cittadinanza italiana a Patrick George Zaki.

Premesso che:

nella notte fra il 6 e il 7 febbraio 2020 è stato arrestato in Egitto il ricercatore e attivista Patrick George Zaki, accusato dal governo egiziano di diffondere notizie false attraverso i suoi canali social, attentare alla sicurezza nazionale e di istigare al rovesciamento del governo e della Costituzione;

Patrick George Zaki è ricercatore presso l'Università di Bologna, immatricolato all'Università di Granada nel Master Erasmus Mundus, con una borsa di studio dell'Unione Europea per frequentare il Master Gemma (un corso di studio unico in Europa sugli studi di genere) coordinato dall'Università spagnola.

Considerato che

l'ONG Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR) denuncici come Zaki sia stato bendato e torturato per ore, picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato dalla National Security Investigations(NSI);

i reati imputati a Zaki si riferiscono in realtà a legittime attività di denuncia, informazione, commento pubblico o critica, e sono alibi per legittimare una procedura del tutto illegale.

Ricordato che

Patrick George Zaki è in stato di detenzione preventiva dal 7 febbraio 2020;

rischia dai cinque anni all'ergastolo e la custodia cautelare, invece, potrebbe essere rinviata in modo indefinito come accaduto finora e anche ad altri attivisti prima di lui;

l'attivismo di Zaki e la lotta per i diritti delle minoranze oppresse andava dalla comunità Lgbt fino alle comunità cristiane cacciate dal nord del Sinai a causa dell'avanzata dello stato islamico.

Considerata

la difficoltà oggettiva per lo Stato Italiano nella gestione della vicenda poiché Zaki è cittadino egiziano, il che non permette all'Italia di agire in autotutela.

Appreso

che il 12 dicembre scorso sono giunte ai familiari due lettere di Patrick Zaki dalle quali è evidente la condizione di grave malessere fisico e psicologico.

 Considerato che

Patrick Zaki ama il nostro Paese, aveva deciso di vivere in Italia, di conoscere la nostra cultura, di studiare a Bologna e formarsi nelle nostre università e che concedergli la cittadinanza italiana potrebbe contribuire a fermare le torture a cui è sottoposto, restituirgli la libertà ingiustamente limitata dal Governo Egiziano e salvargli la vita;

Patrick Zaki ha conquistato sul campo la cittadinanza studiando nel nostro Paese e occupandosi di diritti umani, gli stessi che oggi gli vengono negati dall'Egitto; 

l'Egitto è un Paese insicuro, e come tale va considerato.    

Il Consiglio Comunale impegna il Sindaco

-a invitare il Presidente della Repubblica e il Governo a mettere in atto tutte le azioni possibili a livello internazionale per la scarcerazione di Patrick Zaki;

-chiedere al Presidente della Repubblica e al Governo di conferire la cittadinanza italiana a Patrick George Zaki affinché l'Italia possa tutelarlo anche formalmente riconoscendo nella figura di Zaki quei valori di libertà di studio, di libertà di pensiero e di libertà alla partecipazione pubblica propri del nostro Paese e delle Istituzioni che lo rappresentano.

 Illustrato dal consigliere Roberto Poli, dopo gli interventi dei consiglieri Stella Bellini (Partito Democratico), Cinzia Marenzi (Fare Nuova la Città – Cremona Attiva) e Lapo Pasquetti (Sinistra per Cremona Energia Civile), l’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.

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Ordine del giorno presentato in data 7 gennaio 2021 dal consigliere comunale del Gruppo consiliare Forza Italia Saverio Simi sul nuovo utilizzo a spazio pubblico ex Centro Sociale Dordoni.

Premesso che:

con un comunicato via Facebook del 05/01/2021, riportato anche sulla stampa locale, il Centro  Sociale Dordoni ha comunicato di voler interrompere la propria attività con il conseguente sgombero del loro luogo di aggregazione.

Premesso altresì che:

la città di Cremona, a dispetto di una sua naturale vocazione, è carente di luoghi facilmente accessibili dedicati alla musica e alla cultura.

Considerato che:

si tratta di uno spazio pubblico e che quindi il futuro utilizzo deve essere definito dal Comune di Cremona.

Considerato altresì:

la posizione strategica dello stabile, vista la vicinanza del parcheggio nel piazzale della Croce Rossa, la sua versatilità e capienza potrebbero venire incontro ad esigenze di altre realtà in cerca di ampi spazi per le proprie attività.

Si impegna il Sindaco e la Giunta

a garantire la destinazione d'uso di tale spazio per fini culturali, ricettivi e ludici ricreativi, come ad esempio attività promosse da associazioni musicali e/o esposizioni di artisti locali.

Mozione presentata in data 22 gennaio 2021 da consiglieri comunali vari (primo firmatario Alessandro Zagni) inerente lo sgombero degli spazi del Centro Sociale Dordoni.

Premesso che:

si è appreso, tramite i canali di informazione locale ed i social e in via del tutto ufficiosa, che il noto gruppo c/s Dordoni ha dichiarato di voler interrompere la propria attività politica;

tre membri del gruppo Dordoni, confermando la loro intenzione, hanno richiesto un incontro con il Comune di Cremona (rappresentato dal Vice Sindaco Andrea Virgilio e dall'Assessore Rodolfo Bona);

nell'incontro gli esponenti del centro sociale hanno ribadito ai rappresentanti del comune dandone l'ufficialità la chiusura delle loro attività ma di necessitare di un arco temporale di alcuni mesi, non meglio precisando quale potrebbe essere il termine ultimo per liberare in modo definitivo i locali sede del centro sociale.

Considerato che:

il Comune dimostra ancora una volta di essere “ostaggio” di decisioni prese dal centro sociale, assecondando le modalità dì sgombero volontario da parte del gruppo autonomo che da anni, nonostante l'impegno dell'Amministrazione a procedere allo sfratto a seguito dei gravi fatti del gennaio 2015, occupa gli spazi comunali in oggetto;

l'Amministrazione ha ricevuto diverse manifestazioni di interesse, alle quali presumibilmente seguiranno altre richieste da parte di associazioni del Terzo Settore o sulla scorta di progettualità che ne determinino un utilizzo comunque condiviso da parte della cittadinanza.

 Si impegna il Sindaco e la Giunta:

a concordare dei tempi certi e soprattutto celeri affinché i locali in oggetto siano sgomberati, al fine di consentirne un sopralluogo atto a verificarne le condizioni per procedere ad una riqualificazione degli stessi e per renderli disponibili a futuri utilizzi.

 L’ordine del giorno presentato dal consigliere Savrio Simi e la mozione presentata dal consigliere Alessandro Zagni sono stati trattati congiuntamente. Dopo l’illustrazione da parte dei rispettivi proponenti, si è aperto il dibattito con gli interventi dei consiglieri Luca Nolli (Movimento 5 Stelle), Marcello Ventura (Fratelli d’Italia), Enrico Manfredini (Fare Nuova la Città – Cremona Attiva), Roberto Poli (Partito Democratico), Lapo Pasquetti (Sinistra per Cremona Energia Civile), Pietro Burgazzi (Lega – Lega Lombarda), Carlo Malvezzi (Forza Italia), Alessandro Zagni (Lega – Lega Lombarda), Maria Vittoria Ceraso (Viva Cremona), Saverio Simi (Forza Italia) che si è detto disponibile a ritirare il proprio ordine del giorno se da parte della maggioranza vi è la volontà di discutere in sede di commissione della destinazione e dell’utilizzo degli spazi già sede del Centro Sociale Dordoni. A questo punto il Presidente del Consiglio Paolo Carletti ha sospeso la seduta per dare modo ai capigruppo di confrontarsi. Alla ripresa dei lavori, il consigliere Roberto Poli (Partito Democratico), a nome della maggioranza, ha ribadito che sono necessarie valutazioni una volta che l’immobile sarà definitivamente sgombrato, ferma restando la disponibilità a confrontarsi in commissione quando ci saranno i presupporti per farlo.

A nome della Giunta è intervenuto l’Assessore Rodolfo Bona che, tra l’altro, ha ricordato l’interlocuzione avvenuta con l’Associazione Antifascista e Antirazzista, affittuaria degli spazi all’ex foro boario, e ha comunicato che il sopralluogo nell’immobile è già avvenuto: in questa occasione è stato verificato che necessita di interventi di manutenzione consistenti che non può essere attuata in tempi brevi, fermo restando che vi sarà in ogni caso un ulteriore confronto con l’Associazione per definire la tempistica per lo sgombero definitivo degli spazi in questione, dopo il quale si potrà fare una valutazione complessiva. Preso atto di queste dichiarazioni, i due proponenti hanno ritirato l’ordine del giorno e la mozione in attesa che il tema venga affrontato nelle commissioni consiliari che verranno individuate.

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Mozione presentata in data 12 maggio 2020 dal capogruppo del Gruppo consiliare Movimento 5 Stelle Luca Nolli sull’incenerimento di fanghi di depurazione.

 Premesso che:

in  data 6 maggio la Giunta  comunale  di  Cremona con  delibera  n.  57/2020 ha approvato  lo  schema  di  protocollo  tra  il  Comune  di  Cremona,  AEM,  LGH,  A2A  e Padania Acque di un comitato direttivo di analisi e sviluppo del territorio comunale in linea  coi  principi  dell’economia  circolare. Nell’allegato “Schema  di  Protocollo d’intesa” si capisce la volontà di conferire all’inceneritore i “Fanghi di depurazione”.

 Considerato che:

nonostante  l’uso  del  termine  “Economia  Circolare”  questo  atto  promuove l’incenerimento dei fanghi di depurazione presso il “termovalorizzatore” cittadino. Consapevoli  della  situazione  di  inquinamento  dell’aria  già  presente  nel  nostro territorio che non consente un ulteriore carico inquinante.

 Considerato inoltre che:

le  promesse  elettorali  dell’attuale  maggioranza  volgevano  ad  una  progressiva dismissione dell’inceneritore puntando ad una vera Economia circolare e che fanghi di  depurazione,  con  gli  opportuni  controlli,  possono  essere  una  risorsa  per  la concimazione dei campi;

l’inceneritore di Cremona è tra i più vecchi della Lombardia e, prima dello “sblocca Italia” del Governo Renzi, la stessa regione lo aveva scelto  per  un  progetto  di decommissioning.

trasformare un “materiale inquinante” in una “risorsa” è la base dell’Economia Circolare  mentre  incenerire  questo  materiale  è  quanto  di  più  antitetico  vi  possa essere a questo tipo di approccio ambientale per cui si ritiene molto forviante il titolo dato alla delibera.

 Tutto ciò premesso e considerato si  impegna  la  Giunta

 ad  impedire  che  i  fanghi  di  depurazione  finiscano nell’inceneritore cittadino;

  1. a  fare  una  progettazione  più  a  lungo  termine, nell’ottica di un’economia circolare, che punti a recuperare quanto più possibile dai fanghi i componenti fertilizzanti (il recupero del fosforo è una soluzione integrativa all’uso dei fanghi in agricoltura e in una progettazione di Economia Circolare avrebbe un duplice vantaggio come alternativa all’incenerimento);
  2. promuovere e incentivare, anche in collaborazione con la Provincia, maggiori controlli sulla qualità dei suddetti fanghi in modo da tutelare l’ambiente e la salute di chi poi si nutrirà con quanto coltivato in quei campi;
  3. a coinvolgere maggiormente  le opposizioni discutendo in Commissione Ambiente tutte quelle scelte strategiche e problematiche che impattano sull’ambiente e sulla salubrità dell’aria cittadina e del circondario.

 Illustrata la mozione dal proponente, sono intervenuti i consiglieri  Nicola Pini (Partito Democratico), Roberto Poli (Partito Democratico), che ha invitato il collega Nolli a ritirare la mozione dal momento che l’argomento sollevato è già stato ampiamente superato da quanto emerso dalle discussioni avvenute sulle progettualità dello Steering Committee – Economia Circolare, Lapo Pasquetti (Sinistra per Cremona Energia Civile), Carlo Malvezzi (Forza Italia), Luca Nolli (Movimento 5 Stelle) che ha ribadito la validità di gran parte dei contenuti del proprio documento, e Stella Bellini (Partito Democratico). A nome della Giunta è intervenuto il Sindaco Gianluca Galimberti che, tra l’altro, ha ribadito come l’argomento sia già stato ampiamente affrontato, mentre in termine di fanghi vi è la  volontà di ridurre in modo consistente lo smaltimento di fanghi non solo in agricoltura ma in linea generale trovando altre modalità e nel progetto Cremona 20/30 sono state individuate.

Terminato il dibattito, posta in votazione la mozione è stata respinta: 28 i consiglieri astenuti, 1 solo a favore.

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Mozione presentata in data 1° ottobre 2020 da consiglieri comunali vari (primo firmataria Stella Bellini) a sostegno all’approvazione della proposta di legge “Misure di prevenzione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

Premesso che:

il 3 agosto è iniziata la discussione in Parlamento sulla proposta di legge “Modifiche agli articoli 604-bis e 604 ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere".  La proposta è stata presentata il 2 maggio 2018, ma già nel 1996 il deputato Nichi Vendola presentò la prima proposta di legge su questo tema, alla quale ne sono seguite altre senza successo. I governi hanno il dovere di salvaguardare il diritto di essere liberi dalla violenza. Ciò richiede che i Paesi adottino misure speciali di protezione nei confronti dei gruppi vulnerabili, in particolare contro i crimini motivati dall'odio. Il primo passo per raggiungere questo obiettivo riguarda l'approvazione delle leggi per il contrasto ai crimini d'odio, che consentono alle autorità di considerare circostanze aggravanti gli atti motivati da pregiudizi. La circostanza che le minoranze sessuali e di genere dovrebbero far parte dei gruppi protetti è sostenuta da tutte le istituzioni internazionali che si occupano dei diritti umani.

Il Parlamento Europeo, con la risoluzione del 18 gennaio 2006 avente ad oggetto il fenomeno dell'omofobia, ha definito la stessa come "una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT), basata sul pregiudizio e analoga al razzismo, alla xenofobia, all'antisemitismo e al sessismo", proseguendo poi col considerare che "l'omofobia si manifesta nella sfera pubblica e privata sotto forme diverse, quali discorsi intrisi di odio e istigazioni alla discriminazione, dileggio, violenza verbale, psicologica e fisica, persecuzioni e omicidio, discriminazioni in violazione del principio di uguaglianza, limitazioni arbitrarie e irragionevoli dei diritti, spesso giustificate con motivi di ordine pubblico, libertà religiosa e diritto all'obiezione di coscienza".  Nella medesima risoluzione il Parlamento Europea ha rilevato che non tutti gli Stati membri avevano introdotto nei loro ordinamenti misure atte tutelare le persone LGBT (come invece richiesto dalle direttive 2000/43/CE e 200/78/CE) e ha invitato gli Stati, che ancora non si fossero dotati di tali misure, a farlo. L'Italia, fino ad oggi, non si è ancora dotata di una legge che punisca l'odio e la violenza animati da omolesbobitransfobia.

La Convenzione di Istanbul che obbliga l'Italia alla criminalizzazione di condotte sessiste di fattispecie di violenza, ovvero lesive di diritti fondamentali e discriminatorie nel senso precisato dalla Convenzione medesima, è stata ratificata dal Governo italiano nel 2013. Ciò nonostante, il Rapporto di Valutazione del GREVIO (Gruppo di esperti/e sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, del Consiglio d'Europa) del 2019 - che valuta l'attuazione della Convenzione - ha evidenziato come la causa dell'uguaglianza di genere in Italia stia incontrando delle resistenze, anche in ragione di una sua parziale attuazione relativamente ai requisiti sulle indagini, i procedimenti e le condanne penali delle varie forme di violenza contemplate dalla Convenzione.

Seppure l'art. 3 della Costituzione sancisca la pari dignità sociale, la libertà e l'uguaglianza tra tutti i cittadini, le donne restano il primo bersaglio dei crimini d'odio. Ciò nonostante, l’art. 604 ter del Codice penale - a proposito dei reati per finalità di discriminazione o di odio - ad oggi non contempla circostanze aggravanti legate al sesso e al genere.  L'Unione Europea, con la Risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007, per ricordare a tutti gli Stati membri l'impegno a contrastare ogni forma di discriminazione anche legate all'orientamento sessuale e al genere, ha riconosciuto simbolicamente e indetto per il 17 maggio di ogni anno, nel territorio di tutti gli Stati membri dell'Unione, la Giornata Internazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la transfobia e la bifobia.

 Considerato che:

il 30 giugno 2020 è stato depositato in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati il testo unificato delle proposte C. 107 (Boldrini e altri), C. 569 (Zan e altri), C. 868 (Scalfarotto e altri), C. 2171 (Perantoni e altri), C. 2255 (Bartolozzi); mentre al Senato è stato depositato il 26 marzo 2019 il disegno di legge 1176 (Maiorino e altri); il 14 luglio 2020 il testo è stato adottato dalla Commissione Giustizia, che ha fissato per il il 16 luglio il termine per presentare gli emendamenti al testo; il 3 agosto 2020 il testo unificato è approdato alla Camera dei Deputati per la discussione generale e il 4 agosto è stato approvato il rinvio ad altra seduta del seguito dell'esame del testo unificato.

 Visto che:

la proposta di legge presenta aspetti innovativi rispetto alle proposte presentate nelle legislature precedenti, aspetti da ravvisarsi, in particolare, in un approccio integrato al fenomeno delle discriminazioni e violenze che tiene conto dell'identità sessuale della persona nelle sue varie componenti (sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere) e che non si limita ad un intervento di carattere penale ma che affianca ad esso strategie di prevenzione, contrasto del fenomeno e sostegno alle persone che subiscono discriminazione e violenza;

che la Corte Europea dei Diritti Umani ha dichiarato essere un dovere del legislatore e delle autorità nazionali di prevedere strumenti efficaci di intervento contro i discorsi d’odio e l'incitamento alla violenza, incluse le sanzioni penali, e che tale intervento non viola la libertà di manifestazione del pensiero ma costituisce una limitazione necessaria in una società aperta e democratica (CEDU, sentt. Beizaras e Levickas c. Lituania del 14/01/2020 e Lilliendahl c. Islanda del 11/06/2020);

la proposta di legge in discussione nel determinare la fattispecie penale si concentra non sulla descrizione del fatto-reato ma sul soggetto che lo subisce in base alla propria identità sessuale, riconoscendolo giuridicamente come soggetto vulnerabile;

la proposta di legge integra leggi già esistenti (D.L. n. 122/1993) aggiungendo ai motivi razziali, nazionali, etnici e religiosi quelli "fondati sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere". In questo modo la libertà di espressione, pensiero e opinione è garantita dalla giurisprudenza che dall'emanazione della Legge Mancino è stata chiamata a esprimersi sull'equilibrio tra i suddetti diritti e la tutela della libertà, dignità e sicurezza delle persone vittime di atti discriminatori e violenze;

grazie alla proposta di legge contro l'omolesbobitransfobia e misoginia, anche le condotte che istigano all'odio o la violenza di matrice omolesbobitransfobica o basate su sesso e genere saranno punibili alla stregua delle condotte che si basano sull'odio etnico, razziale e religioso;

la proposta di legge intende altresì: rafforzare il ruolo dell'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Raziali) introducendo fra i suoi compiti anche la programmazione di una "strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere" anche attraverso un'attività di monitoraggio condotta dall'istituto di statistica sugli episodi di omolesbobitransfobia e misoginia in Italia; garantire il sostegno alle vittime; saranno organizzati su tutto il territorio nazionale centri che si occuperanno dell'assistenza legale, sanitaria, psicologica e di rispondere a necessità di vitto e alloggio alle vittime, ove necessario. A margine si aggiunge un monitoraggio; riconoscere la data del 17 maggio quale "Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia e la transfobia".

 Preso atto che:

Cremona ha aderito nel 2019 alla rete RE.A.DV (Rete Nazionale delle Pubbliche Amministrazioni Anti Discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere) con delibera della Giunta Comunale n. 60 del 25 febbraio 2009, mettendo in campo molteplici iniziative di sensibilizzazione sui temi del contrasto della violenza sulle donne e sulle persone LGBTI, attivando uno sportello antidiscriminazione nell'ambito della rete antidiscriminazione a fianco di altre realtà cittadine; approvando con delibera del Consiglio Comunale un ordine del giorno per il contrasto della violenza contro le donne.

 Ritenuto che:

i fenomeni dei discorsi d’odio, dell'istigazione alla discriminazione e della violenza basati su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, per il considerevole numero degli episodi e per la crudezza degli stessi, verificatisi anche nel nostro territorio, assurgono al rango di vera e propria emergenza nazionale. I risultati del report annuale di ILGA-Europe che monitora il rispetto dei diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex nei diversi paesi Europei, uscito il 14 maggio scorso, evidenziano che nel periodo che va da gennaio a dicembre 2019, nei cinque ambiti d'indagine (uguaglianza e non discriminazione, famiglia, incitamento all'odio, riconoscimenti legali, libertà di aggregazione, diritti di asilo) l'Italia è al 23° posto sui 27 Stati Membri. Anche Amnesty lnternational denuncia come l'Italia sia molto in ritardo, rispetto a molti altri Paesi, nell'accogliere le raccomandazioni delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa e di vari documenti di soft e hard law dell'Unione Europea in tema di diritti umani delle persone LGBTI. Dal costante lavoro di monitoraggio e contrasto alle discriminazioni emerge che in Italia esiste un serio problema di discriminazione verso le persone omosessuali e transessuali come purtroppo ci hanno ricordato le gravissime aggressioni omofobe avvenute nelle scorse settimane lungo la Penisola, le ultime in ordine di tempo riportate dalle cronache, senza contare tutte le aggressioni - verbali e fisiche - che avvengono senza essere denunciate in assenza di una normativa specifica. Si stima che almeno il 50% delle persone LGBTI hanno subito atti o discorsi d'odio e che la maggior parte di essi non venga denunciato alle autorità e si sono sentite discriminate sul posto di lavoro, o nella ricerca di esso. Tutte queste evidenze confermano l'urgenza di una legge contro l'omolesbobitransfobia e misoginia, accompagnata da azioni integrate a tutti i livelli, in particolare la scuola, i luoghi di lavoro, le forze dell'ordine e i media.

 Considerato infine che:

questa mozione nasce da un'iniziativa condivisa a livello nazionale da alcuni partner della Rete RE.A.DY che attualmente conta 172 Pubbliche Amministrazioni in Italia in collaborazione con i Comuni di Torino e Roma, promotori della nascita della Rete; la presentazione congiunta e condivisa di questa mozione fa parte della strategia della Rete per dare visibilità e rilevanza al tema secondo una modalità, stabilita dagli Strumenti Operativi dei quali si è dotata la Rete nell'Incontro Annuale 2017, per rafforzare l'impegno dei partner RE.A.DY nella lotta contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.

 Tutto ciò premesso e considerato il Consiglio Comunale:

  1. sollecita il legislatore ad adeguarsi alla risoluzione del Parlamento Europeo del 18 gennaio 2006 avente ad oggetto il fenomeno dell'omofobia in Europa;
  2. sollecita il legislatore a dare piena attuazione alla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul 2011);
  3. auspica che il Parlamento approvi il testo unificato adottato dalla Commissione Giustizia il 14 luglio ultimo scorso;
  4. impegna il Sindaco e la Giunta a trasmettere il presente atto al Presidente della Camera dei Deputati, alla Presidente del Senato della Repubblica, alla Commissione Pari Opportunità, Servizio Civile, Politiche Giovanili e Sport dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e a promuovere azioni, nelle opportune sedi, volte a favorire l'adozione di norme che tutelino la piena libertà e parità delle persone LGBTI.

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Mozione presentata in data 5 ottobre 2020 dal capogruppo del Gruppo consiliare Fratelli d’Italia Marcello Ventura inerente la proposta di legge in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere (cd. omotransfobia).

 Premesso che:

presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati è in corso di esame una proposta di legge in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere ( cd. omotransfobia); visto il testo della succitata proposta recante "Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere. C. 107 Boldrini, C. 569 Zan, C. 868 Scalfarotto, C. 2171 ferantoni e C. 2255 Bartolozzi".

 Considerato che:

ogni persona umana, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, merita sempre di essere tutelata e rispettata;

già oggi in Italia sono presenti norme che tutelano la dignità e il decoro delle persone e la loro integrità fisica e psicologica, quali ad esempio l'art. 595 del codice penale (diffamazione), l'art. 612 cp (minaccia), l'art. 581 cp (percosse), l'art. 582 cp (lesioni personali), l'art. 594 cp (ingiuria);

nell'ordinamento italiano sono inoltre previste circostanze aggravanti, quali, ad esempio, quella dei motivi abietti o futili, contenuta nell'art. 61, comma 1, n. 1 cp, oppure quella dell'aver agito con crudeltà, prevista dall'art. 61, comma 1, n. 4 cp;

l'aggravante dei motivi abietti o futili è già stata applicata più volte per episodi di aggressioni ai danni di persone omosessuali, come fatto, ad esempio, dal Tribunale di Napoli, che ha comminato la pena di 10 anni di reclusione agli autori di un'aggressione avvenuta ai danni di un ragazzo omosessuale a Napoli in piazza Bellini nel giugno del 2009;

anche le persone con orientamento omosessuale sono, pertanto, ampiamente tutelate dalla normativa vigente che ne protegge onore, decoro, integrità fisica e psicologica.

 Considerato inoltre che:

secondo quanto rilevato dall'Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori (OSCAD), che è l'organismo del Dipartimento di Pubblica Sicurezza preposto a monitorare i comportamenti discriminatori e ad analizzare i dati delle segnalazioni ricevute integrati con quelli disponibili nelle banche dati delle Forze di polizia, tra il 1 ° gennaio 2017 e il 31 dicembre 2018, si registrano "solo" 66 segnalazioni per aggressioni verbali o fisiche verso persone omosessuali e transessuali;

non risulta, pertanto, all'evidenza dei dati, che in Italia ci sia un allarme sociale per questo genere di fenomeni discriminatori, tale da giustificare l'adozione di un provvedimento mirato.

 Tutto ciò premesso e considerato:

appare evidente che la normativa che si 'intende approvare non ha la finalità di prevenire o punire le discriminazioni, bensì quella di impedire qualsiasi forma di manifestazione di pensiero che sia in dissonanza con l'ideologia propagandata dai gruppi e dalle associazioni omosessualiste;

è altresì evidente che con l'approvazione di questa legge si perverrebbe a inibire di fatto, dietro minaccia di sanzione penale, ogni attività e iniziativa di contrasto alla diffusione dell'ideologia gender nelle scuole, oppure di opposizione alle adozioni di bambini da parte di persone omosessuali, oppure di denuncia della pratica del cosiddetto utero in affitto; risulta chiaro che detta normativa renderebbe impossibile criticare uno stile di vita omosessualista o manifestare contrarietà allo svolgimento di gay pride davanti ai luoghi di culto, o, addirittura, leggere alcuni brani della Sacra Scrittura o del Catechismo della Chiesa Cattolica;

 Rilevato inoltre che:

in quei Paesi nei quali è già in vigore una normativa simile a quella in corso di trattazione in Parlamento, si sono verificati fatti estremamente gravi di violazione di alcune libertà fondamentali, come ad esempio:

  1. a) il caso di due predicatori di strada arrestati rispettivamente a Wimbledon e Maidstone nel 2013 perché leggevano brani delle lettere di San Paolo (link: https ://www.tempi.it/inghil terra-predi catori-arrestati-san-pao lo-omofobia/);
  2. b) il caso di un professore di matematica sospeso e processato Inghilterra semplicemente per aver sbagliato il gender di una sua studentessa, rivolgendosi a lei come se fosse una ragazza, mentre l'orientamento di questa sarebbe stato transgender e, pertanto, avrebbe voluto essere considerata un ragazzo (link: https :/ /www.ilsussidiario.net/news/ cronaca/2018/12/13/prof-rifiuta-di-usare-pronome-per-studente-transgender-licenziato-insegnante-studenti-in-rivolta/1822141/);
  3. c) il caso dell'insegnante licenziato in Virginia per essersi rifiutato di usare il pronome personale di uno studente transgender (link: https://www.ilsussidiario.net/news/ cronaca/2018/12/13/prof-rifiuta-di-usare-pronome-per-studente-transgender-licenziato-insegnante-studenti-in-rivolta/1822141/);
  4. d) il caso dell'insegnante licenziata in Inghilterra per aver protestato contro due libri sulle relazioni transessuali, introdotti nella scuola elementare del figlio (https://vocecontrocon-ente.it/insegnante-cristiana-Iicenziata-aveva-protestato-per-due-libri-sui-trans/);

 Rilevato infine che:

persino in Italia, dove detta normativa non è ancora in vigore, si sono comunque già verificati gravi episodi di limitazione della libertà di opinione, come, ad esempio:

  1. a) il caso di un avvocato sotto processo per aver denunciato, nel corso di una conferenza, l'attività di un circolo che faceva propaganda omosessualista nelle scuole (link: https:/ /www.huffingtonpost.it/2019/04/11/lomofobia-costa-simone-pillon-condannato-per-la-diffamazione-di-un-circolo-gay_ a _23710241/);
  2. b) il caso di un medico e attivista di movimenti pro family sotto processo per aver denunciato che tra le 58 identità di genere tra cui era possibile optare per connotare il proprio profilo sui social, network vi fosse anche la pedofilia (link: https://www.gaypost.it/omofobia-diffamazione-arcigay-gandolfini-condannato-a-40mila-euro/amp);
  3. c) il caso di un altro medico sotto processo per omofobia (link:https://www.gay.it/1omofobia-paga-silvana-de-mari-condannato-nuovamente-per-diffamazione).

 In ragione di quanto esposto, il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta Comunale

a manifestare presso il Parlamento della Repubblica Italiana e, in particolare, presso la Presidenza della Il Commissione (Giustizia) della Camera dei Deputati la propria più ferma opposizione all'approvazione di una legge che risulterebbe liberticida, perché andrebbe a violare la libertà di pensiero, la libertà di parola, la libertà di opinione, la libertà di associazione, la libertà di stampa, la libertà di educazione, la libertà di insegnamento e la libertà religiosa.

 Le due mozioni, dopo essere state illustrate dai rispettivi proponenti, sono state trattate in un unico dibattito con gli interventi dei consiglieri Franca Zucchetti (Partito Democratico), Lapo Pasquetti (Sinistra per Cremona Energia Civile), Marcello Ventura (Fratelli d’Italia), Simona Sommi (Lega – Lega Lombarda), Giovanni Gagliardi (Partito Democratico) che ha proposto innanzitutto un approfondimento di vasto respiro e di fare una commissione aperte a realtà esterne, Roberto Poli (Partito Democratico), Carlo Malvezzi (Forza Italia), Luca Nolli (Movimento 5 Stelle) e Stella Bellini (Partito Democratico). A nome della Giunta è intervenuta l’Assessora Rosita Viola che, tra l’altro, ha ricordato come il Comune abbia una tradizione di attività e iniziative di rimuovere in vari ambiti ogni forma di discriminazione anche in stretta collaborazione con realtà non solo locali.

 Concluso il dibattito è stata posta dapprima posta in votazione la mozione presentata dalla consigliera Stella Bellini, che è stata approvata: 18 i voti a favore, 9 gli astenuti e un contrario. E’ stata poi la volta della mozione presentata dal consigliere Marcello Ventura che è stata respinta: 19 i voti contrari e 10 quelli a favore.

 

 

 

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