Sabato, 04 maggio 2024 - ore 09.45

Decreto Lavoro: si chiama Poletti, si legge Sacconi

Considerazioni dell'On. Bordo

| Scritto da Redazione
Decreto Lavoro: si chiama Poletti, si legge Sacconi

Il tema messo al centro dal recente Congresso della Cgil è esplicito: “il lavoro decide il futuro”. Come esplicito è il tema che su questo terreno impone il Governo Renzi al Paese con il Decreto Poletti, che potremmo sintetizzare così: “la precarietà è la mia innovazione”. Vediamolo, allora, il merito del decreto che Renzi impone, in fretta e a colpi di fiducia. Il cuore del decreto sta in una parola: “acasuale”. Esso stabilisce che un datore di lavoro è libero di fare un contratto a tempo determinato in maniera, appunto,“acasuale” e questo per tre anni, con un limite massimo di 5 proroghe (negli altri paesi europei, nei quali l’acausalità non è neppure pensata, non sono più di 2). In più, mentre in tutta Europa, Germania in testa, vige un sistema duale del mercato del lavoro nel quale formazione del lavoratore e lavoro effettivo si compenetrano in quel che si chiama apprendistato (il giovane lavoratore ti costa di meno proprio perché lo formi e investi su di lui per il futuro suo e dell’azienda), con questo decreto la dualità sparisce quasi del tutto. Adesso chiediamoci: cosa succede se il datore di lavoro infrange qualcuna di queste norme che regoleranno, d’ora in poi, il lavoro in Italia? Beh, è evidente quel che succede: gli tocca una sanzione pesantissima che lo spaventa. Ironia a parte, la pena pecuniaria è unica nel suo genere: pensate, è pari al 20% del salario di ogni singolo lavoratore. Il quale lavoratore, se ha un contratto a tempo determinato acausale, guadagnerà in media  il 30-40% in meno di un altro a contratto a tempo indeterminato e il conto è già fatto. E oltre al danno arriva la beffa: la multa non sarà versata al lavoratore licenziato ma a un ente pubblico.



Insomma, quel che d’ora in poi accadrà con questo decreto è più che chiaro: si faranno contratti di lavoro come ai tempi del caporalato, un lavoratore potrà rimanere nello stesso posto di lavoro per tre anni senza alcuna tutela e sotto ricatto, con un salario sensibilmente inferiore e qualora per sbaglio si incappasse in qualche controllo o non si paga o se si paga pur sempre ci si guadagna. I lavoratori non verranno formati dalle aziende (perché mai dovrebbero farlo se possono essere sostituiti?), non si passerà in nessun caso da un contratto a tempo determinato a uno a tempo indeterminato. Tutto questo succede mentre il ministro del lavoro Poletti  in televisione sostiene che bisogna creare lavoro stabile e far sì che quello precario costi di più di quello fisso e parla di semplificazione proprio nel momento in cui il suo governo batte il record non solo europeo di ben 46 tipologie di contratto di lavoro. Alle Deputate e ai Deputati del Pd mi permetto di segnalare che questo decreto è un errore e problema serio. E’ un problema perché laddove si abbandona una cultura politica autonoma, si finisce per assumere quella altrui. E sul tema dei temi, il lavoro, la cultura di questo decreto porta il nome di quello che negli ultimi dieci anni ha tentato di disegnare il modello italiano del mercato del lavoro: Maurizio Sacconi.



On Franco Bordo

Deputato della Repubblica Italiana per Sinistra Ecologia Libertà

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