Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 11.12

Della Ragione Achille. Perchè le nostre donne non fanno più lavoro di cura?

| Scritto da Redazione
Della Ragione Achille. Perchè le nostre donne non fanno più lavoro di cura?

Un grazie a tutte le badanti
Gentile direttore,
l’ultima manovra finanziaria conteneva una norma anti badante(propiziata da
una mia lettera pubblicata dai principali giornali), per evitare le truffe all’
Inps costituite dai matrimoni tra datori di lavoro ottuagenari e giovano
domestiche, ma per pochi episodi di malcostume non bisogna stancarsi di dire
ogni giorno grazie ad un esercito silenzioso composto da oltre due milioni di
unità, che permette all’Italia di poter continuare a camminare nel suo egoismo, figlio della
civiltà dei consumi.Le nostre donne oramai ambiscono solo e soltanto ad un lavoro fuori casa e
scaricano sul personale domestico, quasi tutto straniero, incombenze alle quali
fino ad una generazione fa attendevano volentieri, la gestione della casa, l’educazione
della prole e, l’impegno più gravoso, l’assistenza agli anziani.

L’arrivo di un fiume di badanti di razze e culture diverse è accettato di
buon grado dalle famiglie, è tollerato anche nei diktat più scriteriati dei
leghisti  e può costituire un’occasione di graduale cambiamento dei costumi.
Nei casi più gravi prestano la loro preziosa assistenza costantemente a
casa, ma spesso escono a fare quattro passi con la persona a loro affidata e sono
immagini di grande tenerezza: premurose sono seduti assieme su di una
panchina nei giardini pubblici o aiutano amorevolmente a fare una brevissima
passeggiata mattutina, per convincere l’assistito di essere ancora vivo.

Il vecchio e la badante sembrano lontani anni luce, viceversa quasi sempre
si intendono con un semplice sguardo, sono entrambi molto saggi, l’uno per l’
esperienza accumulata negli anni, l’altro perché vivere lontano da casa rende
subito maturi.

Sono entrambi fragili come il vetro per i malanni e per la scarsa tutela dei
propri diritti. Sognano la famiglia lontana e soffrono di un’inguaribile
solitudine: lo straniero ha i suoi cari a migliaia di chilometri, l’anziano
ancora più distanti, anche se la figlia o la nuora abitano a pochi isolati
di distanza.

Tutte le piazze d’Italia dovrebbero dedicare un monumento alla badante e gli
artisti dovrebbe saper cogliere e trasferire sul marmo o sul bronzo lo
sguardo caritatevole di queste donne, cingalesi e filippine, polacche ed ucraine.
Possiamo immaginare una donna china su un vecchio col sorriso sulle labbra.
Tutti dovremmo sostare a meditare, come non siamo da tempo più abituati e
possiamo essere certi che il monumento non attirerebbe lo spray imbrattante
del vandalo, che umilia le statue dei personaggi celebri e dei padri della patria
e farebbe tentennare la mano del politico o del funzionario pronti a firmare
una  legge restrittiva o un obbligo di rimpatrio.
Achille della Ragione
scacchicodogno@libero.it

 

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