Giovedì, 02 maggio 2024 - ore 01.45

Denatalità: servono risposte decise| Maria Teresa Perin (Cgil Cremona)

Servono investimenti, serve la volontà politica

| Scritto da Redazione
Denatalità: servono risposte decise| Maria Teresa Perin (Cgil Cremona)

Denatalità: servono risposte decise| Maria Teresa Perin (Cgil Cremona)

 Servono investimenti, serve la volontà politica

“Allarme natalità”, in questi giorni è un titolo sui quotidiani nazionali e locali, ma è purtroppo un fenomeno che interessa l’Italia da almeno vent’anni. 

I dati del 2022 a livello nazionale sono allarmanti: ancora in aumento la forbice tra nascite (393.000) e decessi (713.000), il ritratto impietoso di un Paese che ha terribilmente bisogno di prospettive e futuro, di un orizzonte.

La nostra Provincia non è da meno, il saldo naturale è fortemente negativo. Dal 2011 al 2021 le nascite in provincia sono state 32.852, mentre i decessi sono stati 50.559 (l’anno della pandemia, il 2020 ha registrato una punta di circa 2.250 decessi in più rispetto all’anno precedente) con una differenza di 17.707. 

“Allarme” o “emergenza” viene definita nel dibattito pubblico questa situazione che allarmante è realmente, ma che si fatica, nello stesso dibattito, a contestualizzare in un tessuto sociale che vive numerose difficoltà ma a cui viene raccontata una verità di propaganda buona solo per il consenso (immigrazione, famiglie più o meno naturali di altre, fantomatiche teorie gender contro la tradizione), un tessuto sociale a cui non vengono, invece, dati gli strumenti per poter guardare con fiducia al futuro.

Su oltre 23 milioni di occupati, le donne restano sotto la soglia dei 10 milioni e il 49% dei contratti attivati alle donne è a tempo parziale, contro il 26% maschile. 

Aggiungiamo anche un altro dato che ci pare degno di riflessione e soprattutto di urgenti interventi: nel 2021 quasi il 90% delle dimissioni volontarie femminili è di lavoratrici madri: nel nostro Paese una donna su dieci rinuncia al lavoro per dedicarsi all’attività di cura all’interno della famiglia! 

Per contrastare questo fenomeno serve soprattutto garantire adeguate prospettive di lavoro e di reddito: lavoro stabile e di qualità ed una retribuzione adeguata consentirebbero, a partire dai più giovani, di decidere liberamente di formare una famiglia e di avere dei figli. 

Il tema della natalità è “urgente” da tanto tempo e da tempo continuiamo come CGIL a sostenere che debba essere affrontato con misure strutturali, non solo a colpi di bonus, a sostegno della maternità, ma anche della paternità. Serve garantire un’adeguata rete di servizi per l’infanzia su tutto il territorio nazionale: i servizi pubblici per la prima infanzia sono infatti decisamente carenti nel sud del Paese e nelle zone rurali, con maggior concentrazione nelle aree urbane.  Solo ad un bambino su quattro viene garantito un posto all’asilo nido pubblico (peraltro servizio a domanda individuale quindi a pagamento) e con forti diseguaglianze territoriali.

Ma è altrettanto necessario sostenere concretamente la cultura della condivisione delle responsabilità familiari secondo il principio della genitorialità condivisa anche al fine di abbattere pregiudizi e discriminazioni di genere: è necessario un adeguato congedo di paternità con quota obbligatoria che superi la soglia dei 10 giorni, in linea con la convenzione OIL n. 156, come è necessario innalzare a 10 mesi retribuiti al 100% i congedi fruibili da entrambi i genitori fino ai 12 anni di vita del figlio/a.

Servono investimenti statali straordinari e strutturali anche per il servizio sanitario, per le politiche sociali, per incrementare il tempo scuola, per garantire la gratuità del servizio mensa, per aumentare i servizi socio ricreativi e culturali pubblici rivolti ai minori, per interventi sulla non autosufficienza: investimenti che garantirebbero anche la creazione di molti posti di lavoro.

Pensiamo che sia davvero importante che anche le imprese - private e pubbliche -  facciano la loro parte  favorendo, attraverso la contrattazione dell’organizzazione del lavoro, la flessibilità oraria, la programmazione di medio e lungo termine degli orari ed il lavoro agile, così che diventino strumenti utili a favorire un riequilibrio tra tempi di vita privata e lavorativa e la condivisione del lavoro di cura, ovviamente salvaguardando carriere, riconoscimenti professionali, volontarietà. 

Sappiamo che sono interventi davvero costosi e sappiamo anche che le risorse finanziate dal PNRR o dai bandi europei non possono essere sufficienti. 

Sappiamo però che l’evasione fiscale nel nostro Paese si aggira intorno ai 100 miliardi ogni anno, che il “fatturato” delle mafie vale oltre 100 milioni di euro al giorno.

Sappiamo anche che le spese militari sono in costante aumento e che altri 700 milioni sono già previsti per l’acquisto di nuovi armamenti, così come è ormai di dominio pubblico l’aumento dei profitti, spesso grazie a speculazione, di molte imprese che sulle crisi si sono arricchite, o di quanto i grandi colossi del web non siano adeguatamente tassati.

Ecco: non è che le risorse non esistano, serve il coraggio di effettuare scelte precise ma soprattutto decise, così che a pagare per tutti non sia il solito Pantalone - leggasi salariati e pensionati - perché, forse, a furia di raschiare il fondo, è proprio a causa delle scelte fatte sino ad oggi, che il solito Pantalone ha più difficoltà ad affrontare una maternità o paternità che sia.

 Maria Teresa Perin

Segreteria CGIL Cremona con delega alle politiche di genere e pari opportunità

responsabile Collettive 365 - Donne della CGIL Cremona

 

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