Sabato, 20 aprile 2024 - ore 16.05

Disagio sociale di L.Garofalo

| Scritto da Redazione
Disagio sociale di L.Garofalo

Radiografia del disagio sociale. Dal sisma del 1980 sono trascorsi 30 anni che hanno stravolto la realtà
della nostra terra, che ha smarrito la fisionomia statica e chiusa mantenuta
nei secoli passati non solo sul piano economico, territoriale e
paesaggistico, ma anche sul versante etico e spirituale, senza assumere una
nuova identità socio-culturale, se non quella del consumismo e dell'edonismo
di massa che, nei suoi aspetti più alienanti e regressivi, di appiattimento
e omologazione intellettuale, impedisce un'effettiva liberazione dei corpi e
delle menti.

Alle antiche lacerazioni si sovrappongono le nuove. La disoccupazione e la
conseguente emigrazione giovanile, è drammaticamente dannosa per la nostra
gente, che, abbandonata dai suoi migliori cervelli, perde ciò su cui ha
investito in termini di affetto, educazione, sostegno economico, ciò su cui
ha riposto le proprie speranze per un avvenire migliore. Le piccole comunità
"a misura d'uomo" che esistevano 30 anni fa non sono più le stesse e sembra
siano trascorsi secoli e non pochi decenni. Tuttavia, la rapidità con cui si
sono consumate le tappe di uno sviluppo economico irrazionale e selvaggio, è
stata devastante. Anche in Irpinia viene sacrificata ogni forma di
solidarietà per esaltare una visione utilitaristica in cui gli individui
isolati instaurano relazioni contrattuali, sottovalutando le affinità
elettive e i rapporti disinteressati di amicizia.

Basta soffermarsi sul tema del "disagio giovanile" per cogliere gli aspetti
inquietanti di un fenomeno diffuso anche nelle nostre zone, spesso
considerate "oasi felici", ma che tradiscono un crescente degrado sociale e
un imbarbarimento dei rapporti interpersonali. Aggiungo che questo articolo
non pretende di fornire una soluzione, ma si propone di sollecitare una
riflessione a partire dall'innegabile realtà del "disagio giovanile", che
esige nuovi strumenti di indagine e di intervento, non ancora concepiti e
messi in opera. Nessuno s'illude di poter esaurire un argomento così vasto e
complesso, né di fornire la soluzione "magica" e definitiva. Tuttavia, è
possibile (oltre che necessario) lanciare un input per avviare un dibattito
corale e plurale intorno a problemi che ormai fanno parte della nostra
quotidianità, che lo si voglia ammettere o meno.

Sgombrando il campo da ogni luogo comune, il problema delle
tossicodipendenze appare per ciò che è: una questione educativa e
socio-culturale, da un lato, e una grave emergenza sanitaria, dall'altro. È
indubbio che alcune sostanze come le "droghe pesanti" siano letali, ma è
altrettanto certo che la pericolosità di tali droghe, proprio perché
proibite, sia acuita. Del resto, qualsiasi comportamento che generi effetti
nocivi per la salute psicofisica delle persone, nella misura in cui viene
trattato in termini di ordine pubblico, cioè vietato e perseguito
penalmente, rischia di alzare il livello della tensione sociale, degenerando
in atti condannati alla clandestinità e alla disapprovazione sociale.

Le tossicodipendenze sono solo il sintomo di un malessere più sotterraneo,
riconducibile alle difficoltà spesso insormontabili che il vivere quotidiano
frappone sul cammino delle persone. La scarsità di un lavoro degno di questo
nome, lo spauracchio dell'emigrazione, il ricatto delle clientele
elettorali, la precarizzazione dei rapporti di lavoro e della stessa qualità
della vita, l'assenza di ogni elementare diritto e tutela, tranne la
protezione assicurata dalla famiglia: queste sono le cause strutturali che
generano il disagio esistenziale dei giovani. Se non si affrontano alla
radice tali problemi, difficilmente si potrà estirpare il malessere
dilagante tra i giovani delle nostre comunità.


Giovani abbandonati all'angoscia e allo sconforto di una vita precaria, una
situazione disperata e disperante, nella misura in cui non consente di
nutrire nemmeno la speranza verso un avvenire più sereno e dignitoso. Intere
generazioni crescono e studiano nella nostra terra, ma poi sono costrette ad
emigrare. Se restano, i giovani sono soggetti ad esperienze umilianti, come
inchinarsi al solito "santo protettore" o farsi mantenere a vita dalle
famiglie, che non consentono di ottenere un'indipendenza economica, sociale
e politica. Sono situazioni ricattabili, segnate da dolorose frustrazioni. I
giovani fuggono da un contesto sterile e avvilente, le popolazioni
invecchiano, i paesi irpini sono destinati ad un inarrestabile decremento
demografico. E' triste scoprire che anche dove vivono poche migliaia di
anime, i giovani sono sopraffatti dallo stato delle cose e sono trascinati
in comportamenti alienanti e distruttivi. Il malessere diffuso tra i giovani
si manifesta attraverso varie forme e raggiunge il suo apice nell'uso di
stupefacenti.


Bisogna denunciare l'estrema pericolosità sociale derivante dalle risposte
alienanti e repressive innescate dal proibizionismo. Malgrado i divieti
legati alle norme vigenti, l'inasprimento delle pene derivanti da una
legislazione proibizionista, i posti di blocco e i controlli frequenti, le
droghe sono ormai una piaga dolorosa anche nelle piccole e ristrette
comunità di provincia. Molti giovani perduti nell'eroina o nella cocaina,
vari decessi per overdose, specie tra gli adolescenti. I problemi giovanili
circoscritti in passato alle metropoli, affliggono oggi pure i piccoli
paesi. Anche in questo contesto ha vinto l'individualismo sfrenato in nome
del primato che il neoliberismo accorda al mercato e alle relazioni di
scambio, rette dalla logica del consumo e del profitto. Oggi la situazione è
sfuggita di mano perché è arduo accettare che anche in Irpinia si è
verificato l'avvento della globalizzazione, per cui predominano sempre di
più tendenze e comportamenti edonistici e consumistici di massa, comprese le
devianze più deleterie.

Lucio Garofalo

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