Fico ha anche detto di rispettare gli sforzi di Orban per modificare la Costituzione ungherese, seguendo, secondo Orban, la “volontà del popolo” indicata nel risultato del referendum. Il voto del 2 ottobre, che non ha tuttavia raggiunto il quorum (solo il 43% degli aventi diritto ha votato), ha registrato il no ai diktat di Bruxelles sulle questioni relative all’immigrazione del 98% dei partecipanti, pari a 3,3 milioni di persone, ovvero il 42 e virgola percento degli aventi diritto. In più, come ricorda EastJournal, Orban a suo tempo aveva votato a favore delle quote, per poi dissociarsi e cavalcare la tigre seguendo la rabbia popolare. Ora rivendica il successo del referendum dicendo che dal 1990 non si era mai vista una tale affluenza a un voto popolare.
Il premier slovacco ha assicurato il collega che la Slovacchia, nel corso della sua presidenza del Consiglio UE, presta enorme attenzione al tema delle migrazioni, ed ha già raggiunto due obiettivi: la protezione dei condini esterni dell’Area Schengen e gli sforzi di porre un freno all’arrivo di migranti in Europa. Del resto, sia i colloqui dei primi ministri al vertice, sia l’incontro al summit informale di Bratislava «confermano che le quote obbligatorie sono diventate un tema politico morto», ha detto Fico. Orban, che subito dopo il Bratislava Summit aveva definito l’evento un “esercizio inutile quanto a formulazione di una politica europea comune”, questa volta ha definito l’incontro della capitale slovacca “un successo”