Sabato, 20 aprile 2024 - ore 09.29

Fiori B. Giorni tristi per il paese.

| Scritto da Redazione
Fiori B. Giorni tristi per il paese.

Fiori B. Giorni tristi per il paese.
Sono giorni anni tristi per questo povero  paese. Tra malversazioni, corruttele, evasioni
del fisco, immoralità pubbliche e private dei comportamenti della classe dirigente, l’etica civile
è ormai la “cenerentola” della nostra convivenza.
Tutto sembra essere maleodorante o prossimo al degrado.
In questi giorni imperversa la giusta condanna delle eccessive “entrate” dei nostri parlamentari.
È indubbio che negli anni il Parlamento, lapiù alta sede della democrazia, laddove si discutono
e si approvano le leggi che riguardano tutti noi, in fatto di benefit e privilegi si è servito
a dovere. Oggi, che il paese sta soffrendo una pesantissima crisi economica, ne scopriamo
l’immoralità e l’insostenibilità e tutti siamo qui a lapidare genericamente i “costi della politica”
perché ritenuti eccessivi. Ma a fronte di  cosa?

È certo che secondo la maggioranza degli italiani il rapporto tra i costi, quelli appunto
della politica, e i benefici, quelli di quanto essa sa produrre, sono insoddisfacenti. Per cause
esterne quali le ricorrenti crisi economico-finanziarie globali e per la globalizzazione dei
mercati? Forse. Per quel maledetto Debito Pubblico (DP) le cui colpe risalgono ai governi
De Mita e Craxi degli anni ’80 e che non si sa come abbassare? Forse.
Allora perché nel 1979 con una crisi economica segnata da un’inflazione che era al 20%
(ma con un debito pubblico che non arrivava al 63% del Pil), aggravata dal terrorismo brigatista,
il livello del rifiuto dei costi e dei privilegi della politica non raggiunse quello attuale? E
neppure successe nel 1992 quando l’Italia scopriva la metastasi di Tangentopoli, ovvero la
perversa commistione tra potere economico e partiti politici e il Governo Amato per evitare il
“default” della finanza pubblica fu costretto ad approvare una manovra di bilancio da 93 mila
miliardi di lire (47 miliardi di euro di oggi) portando il DP al 120% (quello stesso di oggi).

Non sarà perché l’idealità e la preparazione culturale in quella classe dirigente era ben più
alta di questa nostra?
Un degrado etico e culturale, quello attuale,che ha sempre più favorito l'affermarsi dell’affarismo
più cinico e illegale. Tutti hanno presente le recenti ignobili vicende della “cricca” e
quanto avvenuto proprio in Parlamento. “Usato” troppo spesso per fini personali, esso ha finito
per essere uno sfacciato quanto avvilente “mercato” che ha fatto di molti onorevoli e senatori
dei “mercenari” della politica.

Detto questo, è il momento di verificare se si continua a ritenere che la libertà è un bene assoluto,
che la democrazia è l’unica forma nella quale questa libertà si manifesta e che i partiti
politici sono le sue articolazioni. Se si conferma tutto questo è giusto porsi il problema di come
rimediare perché il “sistema” democratico, a causa delle scarse risorse, non si sfarini in un
sostanziale autoritarismo. Certamente cominciando a “potare” i sicuri eccessi dei privilegi di
cui i parlamentari godono, non dimenticando però che molti di loro coprono con i loro stipendi
parte dei costi che i propri partiti sul territorio sostengono per “fare politica”.

Ovvero, si intervenga sulle prebende, a volte anche antipatiche, dei parlamentari, senza dimenticare
che, in quanto “legislatori”, è giusto che siano parificati a coloro che le loro leggi le
applicano (i magistrati). E qui una chiosa.

Fare in modo che chi legifera sia anche culturalmente preparato. Si rifletta al contempo sulla importanza
dell’attività dei partiti per preservare lo stesso sistema democratico e quindi sulla necessità
di riconsiderare il tema del finanziamento pubblico dei partiti, partendo dalla certificazione
dei loro bilanci. È fondamentale che a fare proposte di questo tipo siano le forze progressiste, perché chi ha i soldi e può farne uno “personale” ha tutto l’interesse che nell’elettore
resti il disagio e la protesta contro la politica “spendacciona”. In altre parole, si getti
pur via l’”acqua sporca” dei privilegi, ma attenzione a non buttare via anche il “bambino” delle libertà democratiche.
Per il Gruppo di riflessione
politica “il frantoio”
Benito Fiori

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