Giovedì, 28 marzo 2024 - ore 16.30

Fornero, lavorare sui tempi delle cause di lavoro

| Scritto da Redazione
Fornero, lavorare sui tempi delle cause di lavoro

Il ministro del Lavoro torna a parlare del "dialogo" con i sindacati. Articolo 18, contenzioso troppo lungo. Bonanni d'accordo, "ma solo su questo". Barca, riprogrammati 3,6 miliardi di fondi Ue. Scalfari risponde alla risposta di Susanna Camusso
di Enrico Galantini
 
L’incontro tra governo e parti sociali sul mercato del lavoro, dopo il flop del primo appuntamento a Palazzo Chigi, avrà luogo giovedì 2 febbraio. Lo annuncia Elsa Fornero , ospite a Otto e mezzo, il programma di Lilli Gruber su La 7.  Sui contenuti la ministra è molto cauta. Dice e non dice, ammorbidisce un po’ i toni, ribadisce che non di negoziato si tratta ma di “dialogo” e che l’articolo 18 non può essere un tabù, ma fa capire che ci si potrebbe muovere “lateralmente”, con un intervento sui tempi delle cause di lavoro per accelerare le vertenze ed evitare che le sentenze (con l'obbligo di reintegro o l'eventuale licenziamento) arrivino con ritardi di anni. “Un contratto unico mi sembra anche eccessivo” dice Fornero. Lo spirito della riforma, aggiunge, sarà quello di “rendere più costosa la flessibilità”. La riforma, spiega, non toccherà i diritti acquisiti (“chi oggi ha una forma di contratto può contare sul mantenimento”) e c'è l'idea, conclude il ministro, di “sperimentare regole nuove e nuove forme contrattuali in alcune Regioni”.

Chi legge ricorderà che subito dopo il primo incontro a Palazzo Chigi si era parlato di una posizione (almeno parzialmente) condivisa dalle parti da presentare al governo. Ebbene, “nonostante il gran lavorio diplomatico (in prima linea ci sono gli attivissimi banchieri dell' Abi), scrive Roberto Giovannini sulla Stampa, il problema è che questa condivisione per ora non c'è proprio. Per adesso non è neanche sicuro che si possa tenere per domani il previsto incontro tra parti sociali”.

A leggere i giornali di oggi una possibile condivisione c’è. Ed è quella tra Raffaele Bonanni ed Elsa Fornero. Ma è una condivisione estremamente limitata. “Sull'articolo 18 siamo disponibili ad affrontare un solo punto – dice il segretario generale della Cisl –: i tempi del contenzioso, che vanno accorciati. Le cause duranno anni e quindi bisognerebbe intervenire regolando meglio le procedure. Ma sul diritto, quello non si tocca”. Sull'ipotesi del governo di abolire l' art. 18 solo per i nuovi assunti, per Bonanni "si tratta di voci né confermate né smentite, che stanno inquinando il clima, creando confusione. Una sorta di cortina fumogena che impedisce di vedere quelle che sono le vere priorità di questa trattativa, ovvero lo sviluppo»”. Del resto, conclude l’intervista Bonanni ammonendo il governo, “è meglio adottare proposte condivise senza fare forzature. Ricordo che il governo è sostenuto da forze eterogenee e non sarebbe opportuno creare divisioni. E poi non si possono scavalcare le parti sociali”.


Nel giorno in cui l'Europa raggiunge un accordo a 25 sul "fiscal compact", dal governo arriva una buona notizia. “L’Italia ha anticipato le indicazioni dell'Europa, abbiamo già riprogrammato le risorse comunitarie e nazionali per far sì che il Mezzogiorno possa crescere e dare un contributo forte alla ripresa. E se si libereranno nuovi finanziamenti, li destineremo ai servizi di cura per l'infanzia e al sostegno degli anziani non autosufficienti”. Lo ha detto il ministro della Coesione Territoriale Fabrizio Barca in un’intervista alla Stampa, illustrando il documento “Il Mezzogiorno per l'Europa”. Nel dettaglio sono già riprogrammati con le Regioni del Sud 3,6 miliardi degli 8 miliardi totali. Lo si è fatto “spostandoli da alcune destinazioni all'orientamento e al lavoro (1 miliardo), al credito d'imposta per le assunzioni (150 milioni), alla riforma dell'antiquato sistema di formazione della Regione Sicilia (600 milioni). Proprio le direttrici che oggi l'Europa raccomanda”.

In chiusura la risposta di Eugenio Scalfari alla risposta di Susanna Camusso al suo editoriale di domenica. Il fondatore di Repubblica dice al segretario della Cgil: “Ogni tattica negoziale è inutile, il tempo a disposizione è limitato, la crisi e la recessione sono ancora tutt'altro che domate. Non di tattica sindacalese c'è bisogno, ma di strategia politica e realistica”. Le vere ragioni della crisi, ammonisce Scalfari, sono “l'esplosione del debito, la finanziarizzazione dell'economia, l'emergere di nuovi attori nell'economia mondiale e la legge dei vasi comunicanti che la globalizzazione ha reso effettiva”.

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