Giornata Mondiale della Salute | Paolo Bodini (Cremona)
La Giornata Mondiale della Salute ( che si è celebrata lo scorso 7 aprile ) è una ricorrenza ancora poco nota al grande pubblico, ma molto importante già da molti anni per chi si occupa di salute pubblica. E’ stata infatti istituita dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) già nel 1950 per celebrare la fondazione della organizzazione stessa, avvenuta il 7 aprile del 1948. Ricordo che nel 1948 ci fu anche la proclamazione dei Diritti Universali dell’Uomo (11 dicembre), di cui la salute fa parte a pieno titolo. Concetto quello del diritto alla salute ribadito anche nella nostra Costituzione (art. 32) e sancito in via applicativa nella fondamentale legge 833 del 1978, istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Da oltre 10 anni, in questa data, si tengono in molti paesi del mondo manifestazioni pubbliche e convegni che sostengono il diritto universale alla salute e che si oppongono alla sua commercializzazione.
Mai come quest’anno, nel pieno di questa terribile pandemia, è utile soffermarsi almeno un momento sulla importanza di questa data e sul significato profondo che l’hashtag lanciato per questa ricorrenza #HealthForAll (Salute per Tutti) significa.
La salute, secondo la definizione dell’OMS, non è soltanto l’assenza di malattia, come superficialmente un po’ viene da pensare, ma è lo stato di completo benessere sia fisico che psichico non già dei singoli individui, ma dell’intera società. Solo questo ci fa capire quanto distanti siamo da un traguardo appena accettabile.
Di fronte ad un evento come l’attuale pandemia, evento di per sé non certo imprevedibile (ce ne sono sempre state nella storia) né del tutto imprevisto (avvisaglie ce ne erano certamente state e l’allarme cinese, sia pure emesso con ritardo, non è stato raccolto tempestivamente), tutti le Nazioni, anche se in misura variabile, si sono fatte trovare impreparate e hanno dovuto improvvisare sistemi di difesa e organizzazioni sanitarie straordinarie non sempre efficaci.
Pressoché in modo unanime, anche da parte di molti storici detrattori del SSN e/o sostenitori del “mercato” anche in ambito di salute, ci si è resi conto di quanto importante sia avere un Servizio Sanitario universalistico in grado di affrontare un problema di salute pubblica quale una pandemia. Di questo non dobbiamo più dimenticarci!
I gravi tagli al finanziamento al SSN avvenuti negli ultimi anni (ahimè anche da parti di governi di centrosinistra - Renzi in testa) lo hanno indebolito, riducendo i posti letto ordinari e di terapia intensiva, riducendo gli organici di medici, infermieri e altro personale di supporto, riducendo l’aggiornamento delle attrezzature, ma anche (e forse soprattutto) indebolendo la rete territoriale della medicina di base e preventiva.
Oggi siamo tutti focalizzati sul problema del Covid19, ma l’allarme sulla salute pubblica è ormai diffuso e legato al nostro habitat così profondamente mutato e ai nostri ritmi e stili di vita piegati alle esigenze della produzione e del consumo e ad una globalizzazione avvenuta senza regole e dominata solo da interessi economici. Con la stessa intensità con cui oggi consideriamo le vittime del virus, dovremmo pensare ai morti sul lavoro, ai morti sulle strade, alle vittime dell’inquinamento ambientale (pensiamo ai tumori da inquinanti e alle patologie respiratorie e allergiche in continuo aumento), alle vittime delle disuguaglianze economiche e sociali su scala nazionale e mondiale, e così via.
Questo momento di pausa della nostra vita “normale” deve aiutarci a pensare che nuovi modelli di sviluppo devono essere applicati, e in tempi rapidi, se vogliamo evitare catastrofi umanitarie, peraltro in corso in varie parti del mondo. E, come abbiamo imparato, noi siamo profondamente parte del mondo, anche quello che per miopia ci appare lontano.
Credo che su questi temi nessuno come Papa Francesco abbia in questi anni parlato e scritto con efficace chiarezza: l’enciclica “Laudato sì” è certamente molto illuminante e andrebbe continuamente riscoperta.
Molti temi si intrecciano e si potrebbero trattare, ma la necessaria brevità costringe ad eluderli. Vorrei però concludere con uno degli assiomi che questa Giornata Mondiale della Salute porta avanti: la necessità universale di una medicina pubblica che emargini il mercato dal mondo della salute. Pensare che ci siano organizzazioni, che siano fondi di investimento, assicurazioni o altro, che fanno ingenti utili sulla salute della persone, su questo bisogno fondamentale dell’uomo, è, nel terzo millennio, francamente non più accettabile.
Gli stati devono farsi carico della salute pubblica attraverso una fiscalità generale, che non è “mettere le mani nelle tasche dei cittadini”, ma raccogliere risorse per i servizi che, oggi come mai, ci accorgiamo essere essenziali: dagli operatori della sanità alle forze dell’ordine, dai servizi sociali a quelli ecologici e così via. Certo il fisco deve essere equo e le risorse allocate bene.
Il SSN italiano, sempre collocato ai vertici secondo i parametri internazionali, sta, sia pure con fatica e qualche errore, reggendo l’urto della pandemia. E, come tutti diciamo, “ce la faremo!”. Ma anche il ritorno alla normalità esigerà uno sforzo straordinario per riprendere tutte le attività specialistiche sospese o ridotte al minimo, le liste operatorie ora bloccate, per riattivare tutta l’attività ambulatoriale sospesa (pensiamo solo al problema delle liste di attesa, già inaccettabili prima e legate a quanto sopra evidenziato). Tutti gli operatori assunti in via straordinaria andranno stabilizzati e probabilmente serviranno altri specialisti nelle aree carenti. Va certamente sostenuto lo sforzo intrapreso da questo governo che, con il ministro Speranza e per la prima volta dopo oltre un decennio di tagli, già con la manovra finanziaria aveva iniziato a ridare ossigeno al nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Dobbiamo essere quindi tutti impegnati, ciascuno nel proprio ruolo all’interno delle varie organizzazioni della nostra variegata società, perché la salute pubblica rimanga al primo posto nella declinazione di tutte le diverse politiche che regolano la nostra vita.
Dr. Paolo Bodini
Già Primario Medico
Ospedale di Cremona