Il quotidiano La Nazione di Firenze ha riportato un commento di un suo giornalista, Alessandro Antico, sull'edizione di domenica 25 ottobre, il cui titolo mi ha incuriosito: “Ma Halloween ci appartiene davvero?” Ma, nonostante la mani avanti che Antico ha messo (“Badate bene: non e' una critica negativa, la nostra. Analizziamo da cronisti”) non ha esitato nel concludere in questo modo: “I bambini si divertono davvero? Forse si'. Ma non dimentichiamoci mai di insegnare loro il rispetto per chi non c'e' piu'. E anche per chi c'e' sempre”.
Io ho una figlia di 9 anni che, superata la necessita' di sentirsi “parte del coro” rivendicando per alcuni anni il vestitino mascherato dell'occasione, gia' negli ultimi due anni (quest'anno, chissa'…) non ha piu' voluto mascherarsi, ma non si e' affatto esclusa dai divertimenti e dagli scherzi tipici di questa festa di importazione Usa e America in generale; e' gia' nei giorni scorsi ho raccolto le prime avvisaglie di presenza e partecipazione in merito.
La festa non e' sicuramente parte della tradizione -essenzialmente cattolica- italiana, dove la morte non si stigmatizza o prende in giro o si cerca di conviverci ad accettarla; la morte viene ricordata a livello individuale (ognuno per il proprio caro estinto e non in assoluto) ma con rito collettivo il 2 novembre con la visita ai cimiteri e l'acquisto di fiori che -come per qualunque altro prodotto o servizio in periodo di punta- vengono venduti a prezzi molto piu' alti della media di mercato.
Ognuno ha il suo mercato? Si', credo che sia proprio cosi', siamo nel 2015 in societa' a economia di cosiddetto mercato, e tutto, anche cio' che e' piu' intimo, vi soggiace (1).
Quello che invece non capisco, e che mi ha portato qui a scrivere, e' perche' non prendere atto che il mondo globale in cui viviamo (e di cui, per quanto mi riguarda, sono contento sostenitore), comporta anche questo. Non solo i cartoni animati, le fiction, le idee per quasi tutti gli spettacoli e film che ci vengono da oltre oceano o da oltre il Bosforo, ma anche i rituali, le abitudini, i divertimenti, l'alimentazione, il vestire, il pensare…. tutto un mondo che si incrocia col nostro e, come per Halloween e non solo, crea positivita'. Bambini e adulti che si divertono, commercianti -ed economia in generale- che guadagnano di piu' e consumatori disponibili a spendere; nuovi approcci culturali per capire che la morte -che e' parte del percorso vitale dei viventi di ogni tipo- non e' solo transizione al divino (per chi ci crede) o privazione dolorosa, ma anche un gioco come quello della vita.
A noi “grandi” l'importante compito di far capire ai piu' piccoli che questo e' il gioco della morte che sopraggiunge alla fine del proprio percorso individuale, non certo la morte provocata dalla cattiveria di alcuni o dai nostri consunti meccanismi di modernita' assassina, come, per esempio, l'inquinamento ambientale.
Un particolare. Nello scambio “dolcetto o scherzetto” che avviene nella notte di Halloween, non ho visto girare solo caramelline di dubbia qualita', ma anche “cantucci di Prato”. “amaretti di Saronno”, fette di castagnaccio, insieme ai cookies americani con le praline di cioccolato.
(1) ricordo, per esempio, i prezzi allucinanti a cui si va incontro per organizzare un funerale…. E chi non lo fa… per il caro estinto… altrimenti saresti un asociale, un ingrato, un senzacuore, etc…
Vincenzo Donvito, presidente Aduc