Giovedì, 02 maggio 2024 - ore 10.38

Il grande bluff del Jobs Act

Il Jobs Act varato dal governo con l’intenzione (almeno dichiarata) di incentivare nuove assunzioni, “in realtà è servito solo a facilitare i licenziamenti e rendere più precari i lavoratori”.

| Scritto da Redazione
Il grande bluff del Jobs Act

Filcams Cgil: contratti di lavoro, ammortizzatori sociali e lavoratori in appalto, cosa cambia (in peggio) per gli addetti di terziario, turismo, servizi, appalti e studi professionali. Gabrielli: così si indebolisce il lavoro e si svaluta il welfare. Il Jobs Act varato dal governo con l’intenzione (almeno dichiarata) di incentivare nuove assunzioni, “in realtà è servito solo a facilitare i licenziamenti e rendere più precari i lavoratori”. Ne è convinta la Filcams Cgil, il sindacato che rappresenta addetti e occupati nei settori del terziario, turismo, servizi, appalti e studi professionali, tutti lavoratori le cui condizioni “peggioreranno” a causa delle modifiche introdotte dalle nuove normative, “con l’introduzione di forme contrattuali meno tutelanti – spiega il sindacato in una nota di approfondimento –, e un sistema di ammortizzatori sociali sempre più fragile”.

I contratti di lavoro

Oltre al Decreto Poletti, che sui contratti a tempo determinato ha esteso a 36 mesi la possibilità di attivazione senza causali e con diverse proroghe, e l’apprendistato, “svuotato di tutele e reso poco concorrenziale per le aziende”, “l’operazione più iniqua – si legge nella nota Filcams – è rappresentata dalla definizione del contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, perché nei fatti non c'è alcuna tutela ma solo la cancellazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Nessun reintegro per loro in caso di licenziamento illegittimo, economico, disciplinare e collettivo, ma solo una buonuscita che aumenta (crescente appunto) in base all’anzianità”.Come afferma Maria Grazia Gabrielli, segretaria generale della Filcams, “l’ articolo 18 non garantisce solamente i lavoratori contro il licenziamento illegittimo. È una norma di civiltà che protegge tutto il rapporto di lavoro nel suo complesso, garantendo la possibilità di esercizio di altri fondamentali diritti, quali la salute e la sicurezza, la libertà sindacale, la maternità, lo studio”.

Gli Appalti

Inoltre, per effetto dell’articolo 7 del Decreto emanato il 24 dicembre dal governo, nel cambio di appalto i vecchi assunti rischiano di trovare lavoro presso l’azienda subentrante solo accettando un contratto “a tutele crescenti”. L'articolo 7 rappresenta “un'ingiustizia nell'ingiustizia” – spiega sempre il sindacato – per dei lavoratori con anzianità di servizio anche significative ma “colpevoli” di lavorare in regime di appalto o concessione, e “che si potranno trovare nella condizione di essere licenziati loro malgrado e loro malgrado riassunti senza le tutele dell’articolo 18”.Stiamo parlando di decine di migliaia di addetti che operano nelle mense, nelle imprese di pulizia e servizi, nella vigilanza privata, nei ristoranti delle autostrade, delle stazioni e degli aeroporti.“Negli appalti c'è bisogno di legalità, di una chiara responsabilità del committente, del contrasto al massimo ribasso, del rispetto della clausola sociale nei subentri, di garanzie per i lavoratori”, prosegue Gabrielli: “Per questo la Filcams sostiene ed è parte attiva nella raccolta firme per la proposta di legge di iniziativa popolare Gli appalti sono il nostro lavoro, i diritti non sono in appalto” promossa dalla Cgil.

Gli ammortizzatori sociali

Il Jobs Act, “oltre a rendere più facili i licenziamenti economici, con un insieme di iniziative (e mancate iniziative), priva i lavoratori del terziario delle già poche garanzie che hanno”. Questo l’elenco dei punti critici in tutti gli strumenti di welfare, elaborato dalla Filcams:La cassa in deroga che ha permesso la sopravvivenza di intere imprese, ha visto progressivamente calare i finanziamenti, e restringere i criteri di accesso: interi settori come gli studi professionali si sono ritrovati tagliati fuori da un giorno all’altro.I contratti di solidarietà di tipo B ad oggi non sono rifinanziati e questo, per diverse aziende in crisi significa procedere immediatamente ai licenziamenti.Del fondo di solidarietà residuale, “strumento che dovrebbe garantire sostegno al reddito alle imprese come le nostre che non accedono alla cassa integrazione, si sono perse le tracce”.Imminente appare poi una stretta anche sulla Cassa Integrazione Straordinaria che non sarà più concessa in caso di cessazione totale e parziale di attività.La nuova indennità di disoccupazione (Naspi) “appare complessivamente peggiorativa, soprattutto per i lavoratori discontinui e stagionali”.“La logica che presiede a tutte le azioni del governo pare orientata a indebolire il lavoro e a svalutare il welfare in tutti i suoi aspetti”, commenta Gabrielli: “La Filcams ha denunciato in tutte le sedi l’iniquità e le conseguenze sull’occupazione di queste politiche sbagliate e continuerà a battersi per ottenere un sistema di ammortizzatori sociali realmente equo e accessibile a tutti”.La mobilitazione della Filcams continua con assemblee in tutti i luoghi di lavoro “per informare, discutere e promuovere iniziative per contrastare una idea di società basata sulle divisioni. Contro la solitudine del lavoro – conclude il sindacato – noi rispondiamo con la solidarietà”.

Fonte: Rassegna Sindacale

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