Sabato, 04 maggio 2024 - ore 03.08

Il multiculturalismo divide, il pluralismo, invece, unisce nel nome della tolleranza

Credo che il pluralismo possa unire, poiché dalla massa ricava l’unità, mentre il multiculturalismo divide poiché estrae l’unità dalla massa tribale. Il pluralismo lascia intravvedere il superamento di ciò che divide e l’opportunità di raggiungere quella integrazione che nel rispetto di ciascuno consenta di costruire, non senza fatica, una civica e pacifica convivenza senza distinzione di razza e di religione, avendo per obiettivo la crescita delle coscienze e del bene comune a dispetto di qualsivoglia deriva mentale o ideologica.

| Scritto da Redazione
Il multiculturalismo divide, il pluralismo, invece, unisce nel nome della tolleranza

Gentilissimo direttore, il multiculturalismo divide, il pluralismo, invece, unisce nel nome della tolleranza. Ad un mese di distanza dai fatti di Parigi, ma anche in seguito pressoché in tutto il mondo ed in particolare per gli odiosi episodi di terrorismo messi a segno da pericolosissime cellule impazzite di ispirazione islamico/integralista che hanno rinnovato una vera e propria «strage degli innocenti» giungono numerose sollecitazioni per delineare le vie per ricondurre il mondo stesso alla ragione. In questo intento le coscienze più sensibili si interrogano per individuare le vie migliori per risolvere il problema, strade che, a quanto pare, intravvedono soluzioni compatibili nell’ambito di una elevazione culturale e, quindi, nel multiculturalismo. Ad esempio, nel nostro Paese non mancano appelli «garantisti» da parte di coloro che in chiave illuminista difendono il laicismo, come di quelli che, toccati da vicende vicine al mondo cattolico (leggasi presepi, crocifissi ed altri segni religiosi nei pubblici uffici od altro) preferiscono il «passo indietro» per non turbare le varie suscettibilità religioso/culturali, travisando lo spirito dei dettami costituzionali dello Stato italiano, che è uno stato laico. Lo Stato italiano è giustamente laico nei confronti ed a tutela di tutti i cittadini: il laicismo, sovente, marcia a corrente unica. Ovviamente sulla questione preferisco non dilungarmi, ritenendo opportuno ricondurmi sull’affermazione iniziale. Infatti, a mio sommesso avviso, il pluralismo è esattamente contrario al multiculturalismo e di fatto può essere considerato qualche cosa di positivo: abbiamo idee diverse, interessi diversi, professiamo religioni diverse e vogliamo rimanere tali, per non perdere la nostra storia, ma siamo d’accordo nel tollerarci reciprocamente pacifici, paritari e rispettosi dell’alterità. Coloro che in tutti questi anni sono sbarcati in Europa hanno trovato territori intensamente popolati, nazioni già costituite da centinaia d’anni, con alle spalle un vissuto consolidato ed intimo nelle tradizioni popolari, ma anche, come nel nostro Paese, mondi corrotti, faccendieri pronti a speculare persino sul loro «status» di immigrati e quant’al - tro, creando problematiche proprio nei rapporti tra i nuovi arrivati e le popolazioni autoctone. Ad esempio, nel nostro quotidiano, i rapporti con indiani ed asiatici in genere, non radicali e non eccessivamente confessionali, appaiono meno difficili che con le genti che professano l’Islam a causa della visione teocratica del mondo, ove non esiste separazione fra stato e religione. Per questo credo che il pluralismo possa unire, poiché dalla massa ricava l’unità, mentre il multiculturalismo divide poiché estrae l’unità dalla massa tribale. Il pluralismo lascia intravvedere il superamento di ciò che divide e l’opportunità di raggiungere quella integrazione che nel rispetto di ciascuno consenta di costruire, non senza fatica, una civica e pacifica convivenza senza distinzione di razza e di religione, avendo per obiettivo la crescita delle coscienze e del bene comune a dispetto di qualsivoglia deriva mentale o ideologica.

Giuseppe Turcinovich (Cremona)

 

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