IL PRESIDENZIALISMO: TRA PROGETTO E SLOGAN | Vincenzo Montuori (Cremona)
Come accade da decenni negli annali della repubblica italiana, ogni tanto tornano a farsi sentire del sirene del presidenzialismo, programma già oggetto di diverse bicamerali, fin dagli anni Ottanta e di alcuni tentativi di riforma.
Anche in questo caso, non si tratta, come già si accennava per l’autonomia differenziata, di essere a priori contrari o favorevoli al progetto stesso ma di capire quali sono le conseguenze di questa o quella scelta sul piano della gestione dello stato. Intanto, si tenga presente che gli stati che hanno adottato un sistema presidenziale (a parte il caso storico degli USA, la Francia dagli anni Sessanta in poi) non sono più tornati indietro sui propri passi; quindi, si tratta di una scelta che impegna anche i nostri posteri.
E soprattutto, cosa che sembra si fatichi a capire in Italia, non si tratta solo di eleggere un presidente della repubblica, o del consiglio dei ministri come chiede qualcuno, con elezione diretta popolare; ma di riorganizzare e rimodellare i poteri del presidente in base alla sua nuova dimensione politica e di parte, e non più come organo di equilibrio e di garanzia tra le parti, come accade oggi.
E’ chiaro che un presidente della repubblica espressione di una parte politica, come è Macron in Francia, non potrebbe svolgere più le funzioni che oggi svolge in Italia; e deve essere altrettanto chiaro che andranno rimodulate le sue funzioni soprattutto per quanto attiene i poteri di nomina: infatti, il PDR presiede il Consiglio Superiore della Magistratura (art. 104 Cost.) e nomina un terzo dei giudici della Corte Costituzionale (art. 135 Cost.); ed è chiaro che un presidente di parte potrebbe dare un indirizzo non equilibrato alle decisioni della magistratura o orientare in un senso o nell’altro le sentenze della Consulta, scegliendo dei giudici della sua parte politica: la controprova di quanto detto sopra sta nel modo in cui l’ex presidente Trump ha scelto i nuovi giudici della corte suprema USA tra personaggi esponenti di una visione molto di “parte” sui diritti civili con il risultato di azzerare diritti civili ormai acquisiti.
E in questo senso il sistema giudiziario italiano non ha niente a che invidiare a quello americano, sebbene parecchi di noi pensino il contrario. In definitiva, una riforma come quella del presidenzialismo, che comporterebbe un processo di revisione costituzionale, si porta con sé necessariamente la riscrittura di una serie di articoli della Carta; e quindi non va discussa puntando al “risultato facile” come si trattasse di scegliere l’uomo solo al comando ma ponderata molto bene e accompagnata possibilmente, anche se non ce ne fosse bisogno, da un referendum confermativo.
Diversamente, sarebbe solo l’ennesima riforma “specchietto delle allodole”, che non solo non risolverebbe i problemi attuali ma ne creerebbe di nuovi, magari pericolosi per la tenuta dello stato di diritto.
Vincenzo Montuori (Cremona)