Questi sono metodi rischiosi anche per chi li organizza. A Torino è stato sperimentato un nuovo metodo che non prevede rischi per l’attentatore e che potrà essere riutilizzato con la certezza di impunità e un risultato terroristico di sicura efficacia. E’ bastato infatti far esplodere un mortaretto e da un’altra parte della piazza affollata un complice che urla “una bomba”. Si scatena l’irrazionalità della folla, spinta solo dal panico.
Con nessun altro metodo sarebbe stato possibile provocare 1.500 feriti, ma poteva essere una strage dalle dimensioni apocalittiche. Ciò dimostra solo la crudeltà studiata degli attentatori e la constatazione che non è possibile esercitare un efficace controllo preventivo. Non ci sono borse da portare, bombe da indossare, camion da rubare e lanciare sulla folla, basta un mortaretto in tasca, due persone pronte a mettersi in salvo, mentre la folla cede al panico che diventa più irrefrenabile ad ogni secondo.
Solo una costante attività di intelligence, con penetrazione nei gruppi a rischio potrebbe alleviare il livello di pericolosità, ma non certo annullare il medesimo rischio. Non c’è una mente unica che pianifica, organizza, decide e opera, si tratta di cani sciolti, forniti di fantasia stragista, che operano di propria iniziativa, attendendo, come pubblico riconoscimento, la rivendicazione da parte del gruppo criminale ispiratore.
Saremo costretti, nel futuro, a convivere con il terrorismo ?
Rosario Amico Roxas
