Sabato, 04 maggio 2024 - ore 03.46

Il referendum abrogativo Jobs Act non è strada giusta | S. Camusso

Anche per questo, il tema della contrattazione è strettamente legato a quello della costruzione di un nuovo Statuto dei lavoratori

| Scritto da Redazione
Il referendum abrogativo Jobs Act non è strada giusta | S. Camusso

 “Dobbiamo avere la forza di attribuire a noi stessi la capacità di pensare che dobbiamo aggredire la diseguaglianze e di reagire alle accuse che ci vengono di stare nel nostro recinto protetto. La scommessa è quella di utilizzare il pezzo più forte di lavoratori che tuteliamo non per preservare un mondo ‘privilegiato’, ma per includere i più deboli che stanno fuori”. Così Susanna Camusso, segretario generale della Cgil nel corso del suo intervento al seminario “Contrattare” che si sta svolgendo a Roma.

Anche per questo, il tema della contrattazione è strettamente legato a quello della costruzione di un nuovo Statuto dei lavoratori. In questo senso per la sindacalista, aiutano molto gli accordi come quello con la Novartis o altri firmati dalla Filcams sugli appalti: “Sono accordi che vanno nella direzione opposta di quanto previsto dalla legge delega del governo, per cui l’uguaglianza dei lavoratori si fa per sottrazione e non per estensione e mantenimento dei diritti”. Il nuovo Statuto, naturalmente, per Camusso “non può essere la fotocopia di quello che ci hanno tolto. Dovrà contenere una parte di diritti universali per tutti, e poi un’articolazione che diversifichi. La contrattazione può aiutare in questo percorso: dobbiamo abbandonare la paura che per tanto tempo abbiamo avuto, e cioè che comprendere forme di lavoro diverse nella contrattazione avrebbe indebolito le forme stabili del lavoro. Se facciamo questo, rischiamo di finire chiusi in una torre d’avorio”.

Si tratta, per il segretario generale della Cgil, “di un lento e difficile cammino di ricostruzione di una legislazione del lavoro”. Per questo la strada del referendum abrogativo, con una data mitica in cui si riacquisterebbero tutti i diritti persi “non va bene. Se durante la nostra azione avremmo bisogno di uno strumento di pressione verso il Parlamento lo valuteremo e decideremo tutti insieme. Ma non dobbiamo ripetere l’errore che va avanti dal 2002, quando mentre tutti eravamo concentrati sulle leggi, nel frattempo il precariato ha conquistato praterie”.

Fonte: rassegna sindacale

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