Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 16.21

Il welfare con i provvedimenti del Governo rischia il caos

Le pensioni e la riforma Fornero, gli esodati, i nuovi poveri, i patronati: misure scollegate fra loro

| Scritto da Redazione
Il welfare con i provvedimenti del Governo rischia il caos

Lamonica (Cgil): "Tutti i provvedimenti emanati dal Governo in tema di welfare e pensioni sono provvisori e scollegati tra di loro. SI rischia ancora più caos e confusione, senza peraltro risolvere nessuno dei tanti problemi sul tappeto"

 Le pensioni e la riforma Fornero, gli esodati, i nuovi poveri, i patronati. "Partiamo dalle pensioni e dalla 'Fornero' – ha esordito la dirigente sindacale –, una riforma di sistema che ha cambiato le condizioni di accesso alla prestazione previdenziale e le condizioni di calcolo. generando iniquità e sperequazioni di ogni genere. Pensiamo solo alla penalizzazioni previste in caso pensionamento anticipato che possono arrivare fino al 30% in meno dell'assegno pensionistico, come nel caso della cosiddetta opzione donna, vale a dire le lavoratrici che si mettono a riposo a 57 anni di età e 35 di contributi. La Cgil chiede da tempo il superamento della legge nel suo complesso, e finalmente, nel corso del dibattito sulla legge di Stabilità, è stato approvato un emendamento che elimina le penalizzazioni per chi va in pensione prima dei 62 anni. Ma il provvedimento è limitato nel tempo: fino al 2017, è scritto, ragion per cui alla fine si genererà ulteriore confusione. Rimane fuori, poi, il problema essenziale, la rigidità della 'Fornero', che oggi non è più sostenibile, alla luce della condizione delle persone e del mercato del lavoro attuale. Bisogna restituire la flessibilità necessaria al sistema, con la possibilità di andare in pensione con meccanismi che non impongano di aspettare fino ai 67 anni, un'età improponibile per molti lavori".

Passando agli esodati, Lamonica ha affermato che la questione non è affatto risolta come sostiene, invece, l'Inps. "Nelle sei salvaguardie introdotte, abbiamo tutelato 170.000 cittadini, ma ne resta fuori una cifra analoga, se non superiore. Oltretutto, c'è un limite temporale, il 2015, senza considerare le persone in mobilità, del tutto escluse dai provvedimenti emanati sinora. Vi è una condizione per cui si rischia di creare ingiustizia nell'ingiustizia, per via appunto del limite temporale per cui un diritto il giorno prima vale e il giorno dopo non vale più. Per non parlare della quota 96 nella scuola, prima annunciata e poi abbandonata, dei macchinisti delle ferrovie che si sono visti innalzare la quota dell'età pensionabile, sommata all'allungamento degli anni per tutti. Un vero e proprio caos. Perciò, bisognerebbe sedersi attorno a un tavolo, definendo annualità e tipologie che restano fuori e creando un nuovo provvedimento che chuda la vicenda una volta per tutte, con un principio: tutte le persone con uguali condizioni devono avere uguali trattamenti, questo è il punto per noi".

Sui nuovi poveri, che, stando ai dati Istat, sono tre italiani su dieci, la segretaria confederale critica la legge di Stabilità, in particolare il capitolo in materia, che "rivela un'assoluta mancanza di visione, con interventi scollegati l'uno dall'altro, di difficile gestione e accesso per le persone. Si è rinnovata, purtroppo, una vecchia tradizione per cui si mettono venti milioni qua, dieci là, senza un'idea di fondo. Mentre in questa fase la povertà è diventata una delle più grandi questioni da affrontare, con un milione 400.000 bambini in condizioni di assoluta indigenza, un dato spaventoso per un Paese dell'Europa occidentale e con la storia di welfare che abbiamo alle spalle. La Cgil, con tante altre forze e associazioni che si occupano di disagio sociale, ha proposto al Governo una misura organica che mettesse insieme tutti i piccoli interventi previsti, come la nuova social card, il bonus bebè, i fondi comunitari per il Mezzogiorno, e disegnasse una misura strutturale di contrasto alla povertà, immaginando una gradualità di estensione della platea dei beneficiari che non dovesse essere ridiscussa il prossimo anno. Ma ciò implica una visione d'assieme, che è proprio quello che manca a questo Governo".

Sul nuovo Isee, in vigore dal prossimo gennaio, che si baserà sullìautocertificazione, Lamonica nutre seri dubbi: "Il problema è che prima andavano fatte alcune cose, innanzitutto un incrocio dei dati automatico per stabilire chi avesse diritto ai servizi e chi no. Al contrario, sono state lasciate le vecchie soglie di accesso con il nuovo calcolo, creando una situazione non solo di confusione, ma rischiando di escludere tanta gente dalle prestazioni. Ora ci sono meno di trenta giorni a disposizione dei Comuni per rivedere tutte le soglie, ed è un lavoro difficile e complicato, che andava organizzato meglio, con un tavolo di monitoraggio sulla falsariga di quanto fatto dal Governo precedente, che mise assieme enti locali, forze sociali, nonchè le agenzie di settore. Quello che ha fatto Renzi è una sperimentazione al buio che rischia di causare ulteriori problemi".

La conversazione con Lamonica si è chiusa parlando di corpi intermedi, riprendendo l'editoriale di oggi del 'Corriere della Sera' di Giuseppe De Rita, che invita il Governo ad ascoltare i sindacati, i patronati in particolare, "che consentono a molta gente l'accesso ai diritti, dalla tutela dei lavoratori immigrati alle questioni della malattia professionale, della previdenza e dell'assistenza. Accanirsi, come fa Renzi, su un'attività di altissimo valore sociale, che consente ad esempio di supplire gratuitamente alla funzione dell'Inps, che nel frattempo ha chiuso tanti sportelli al pubblico sul territorio, rivela un'idea di fastidio per tutto ciò che è organizzato dal sindacato, per tutto ciò che è intermedio e interpreta e dà voce al disagio, dando nel contempo un'idea molto semplificata e discutibile di società, dove anche il modello di welfare, anzichè tendere com'è necessario all'universalità, diventa sempre più individualizzato, restrettivo, residuale".                   

Fonte: rassegna sindacale 

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