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In ricordo di Serafino Corada | Deo Fogliazza

| Scritto da Redazione
In ricordo di Serafino Corada | Deo Fogliazza

Sono molto coinvolto emotivamente dalla triste scomparsa di Serafino Corada.
Non l’ho frequentato assiduamente, nonostante il forte e storico legame che ha unito prima mio padre con Serafino e sua moglie, poi me con suo figlio Gian Carlo. Ma la sua figura è sempre stata molto presente a sottolineare gli itinerari quasi paralleli che hanno caratterizzato le lunghe vite di Serafino Corada e di Kiro Fogliazza.

Entrambi nati a Castelleone nel 1920, entrambi figli di povera gente, non ebbero occasione di conoscersi da ragazzi, perché Kiro – figlio di un bergamino provetto ed attivista migliolino – dovette seguire il padre nel suo peregrinare, da un Sanmartino all’altro, di cascina in cascina, fino ad approdare a Cremona.

Le vicende della vita li condussero in montagna, nella Resistenza, l’uno in Val Susa l’altro nelle valli piacentine. Ed al ritorno, una volta conquistate libertà e democrazia, le loro strade si intersecarono per la comune appartenenza alle associazioni partigiane, ma anche per la vicinanza tra Serafino, che andava assumendo un ruolo sempre più di leadership culturale e politico-amministrativa a Castelleone, e Kiro che, uscito dalle battaglie sindacali dei lavoratori della terra e divenuto parlamentare, attraversava ogni settimana in lungo ed in largo il territorio della provincia e spesso capitava in quella che, in quel tempo, veniva definita “la pupilla del Vescovo”.

Ricordo – avrò avuto una dozzina d’anni – quando a tavola mio padre mi raccontò di essere stato ospite di Corada, in una casa su due piani nel centro di Castelleone, modesta ma molto accogliente. Mi disse di questa famiglia (padre artigiano, madre commerciante) molto stimata e ben voluta dai compagni del paese. E non mancò di raffrontare, con bonario rimprovero, il mio “argento vivo, spesso esagerato” alla composta educazione di Gian Carlo che, invitato dal padre, aveva “salutato l’onorevole” accennando ad un inchino timido e reverente.

Poi anche le nostre strade si intrecciarono (la mia e quella di Gian Carlo Corada). Prima, poco oltre i 20 anni, quando ci incontravamo spesso – lui dirigente della locale sezione PCI, ma già promettente e stimato intellettuale, ed io funzionario politico del PCI responsabile per la zona soresinese, in verità sempre un po’ irrequieto. E poi, senza esserci più persi di vista, attorno ai 40 anni, quando mi chiamò al suo fianco, all’inizio del primo mandato come Presidente della Provincia di Cremona.

Ho trascorso con lui quasi 20 anni di attività, posso dire di conoscerlo bene e non temo di essere smentito se affermo che Gian Carlo Corada spicca - tra i tanti politici locali che ho avuto il piacere (o il dispiacere) di conoscere - come quello più colto, più preparato e più capace.

Poi, nel 2009, la immeritata sconfitta elettorale provocata essenzialmente dal fuoco “amico” (dovuto non so se più ad insipienza e dilettantismo o più a piccole invidie di quart’ordine. Probabilmente una miscela di tutto ciò). Gian Carlo che dunque torna ad insegnare ed io –“giovane” 60enne improvvisamente disoccupato – che, nonostante tutto, riesco a riprendermi, proprio facendo leva su me stesso, sulla vicinanza della mia famiglia e grazie a quell’argento vivo che fortunatamente non mi ha mai abbandonato.

Oggi, fraternamente, piango con Gian Carlo la scomparsa di Serafino, spentosi a 93 anni, così come lui pianse fraternamente con me la scomparsa di Kiro, morto alla stessa età nello scorso febbraio.

Due parabole importanti, due figure di padri impegnative delle quali andiamo giustamente fieri.

Deo Fogliazza

7 agosto 2013

L’articolo è stato pubblicato da Mondo Padano sul numero in edicola oggi.

Deo Fogliazza , che ringrazio, ci autorizza a pubblicarlo su www.welfarecremona.it

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