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L’ECOLIBRI ‘Fratelli nella Notte’ di Cristiano Cavina lunedì 24 settembre

lunedì 24 settembre 2018 ore 20,45 in sala Bottesini del teatro San Domenico (ingresso libero) La serata sarà accompagnata dagli intermezzi di studenti del civico istituto musicale Folcioni.

| Scritto da Redazione
L’ECOLIBRI ‘Fratelli nella Notte’ di Cristiano Cavina lunedì 24 settembre

L’ECOLIBRI ‘Fratelli nella Notte’ di Cristiano Cavina lunedì 24 settembre

lunedì 24 settembre 2018 ore 20,45 in sala Bottesini del teatro San Domenico (ingresso libero)  La serata sarà accompagnata dagli intermezzi di studenti del civico istituto musicale Folcioni.

Anche questo incontro è reso possibile grazie al contributo delle aziende che sostengono il sodalizio culturale cremasco: quotidiano La Provincia, Associazione Popolare di Crema per il territorio, Banca Cremasca e Mantovana, Icas, Fapes, Comitato soci Coop di Crema, libreria Il viaggiatore curioso. E, naturalmente, la Fondazione San Domenico, che ospita la serata.

Organizza Associazione Culturale Caffè Letterario di Crema

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Due fratelli diversi, lontani, ma che nel momento di decidere se abbandonarsi o aiutarsi a sopravvivere, si prendono il rischio. Sono i protagonisti del romanzo ‘Fratelli nella notte’ (Feltrinelli) che l’autore, Cristiano Cavina, presenterà al caffè Letterario di Crema – che riapre dopo la pausa estiva – lunedì 24 settembre. L’appuntamento è per le 20,45 in sala Bottesini del teatro San Domenico (ingresso libero) e la serata sarà accompagnata dagli intermezzi di studenti del civico istituto musicale Folcioni.

Anche questa serata è resa possibile grazie al fondamentale contributo degli sponsor che sostengono l'attività del Caffé Letterario di Crema: Associazione Popolare di Crema per il territorio, Banca Cremasca e Mantovana, Fapes di Sergnano, Comitato Soci Coop di Crema, libreria La Storia di Crema, Icas di Crema, il quotidiano La Provincia di Cremona e Crema e, naturalmente, la Fondazione San Domenico che ospita gli appuntamenti.

Con ‘Fratelli nella notte’ continua la saga famigliare dei Cavina di Casola Valsenio, sull’Appennino con provincia di Ravenna, resa famosa da Cristiano, scrittore-pizzaiolo, «raccontatore di storie», come ama definirsi, che intinge la penna nel mondo che conosce di più — la sua famiglia — riuscendo a tratteggiare personaggi e situazioni che possono essere stati incontri o vissute da ognuno di noi. Salvando, come spera lui stesso, «le storie di luoghi che solitamente non finiscono nei libri, almeno non in quelli di narrativa», ma — forse proprio per questo — più vere e più meritevoli di essere raccontate.

Con ‘Fratelli nella notte’, si torna ai tempi della Seconda guerra mondiale e della resistenza. Protagonisti due fratelli davanti al bivio fra vivere e morire: ma non ci sono eroi né mostri nella storia di Cavina, soltanto un ragazzo spaventato che cerca di sopravvivere e un uomo costretto a scegliere se rischiare la vita per salvarlo. «Molti combattevano mossi nel profondo da una nobile motivazione, dalla speranza di un futuro migliore; lui ci si era ritrovato per caso, scappando dalla chiamata alle armi... aveva combattuto una guerra soltanto sua, quella per restare vivo».

 La guerra raccontata per come l’hanno realmente vissuta la maggior parte delle persone del secolo scorso: «Erano tutti contadini vestiti da soldati. O operai, o ciabattini o manovali. Gente a cui avevano messo un elmo in testa, uno schioppo tra le mani, e che tutto ciò che desiderava non era affatto vincere la guerra, ma tornarsene a casa possibilmente interi», si legge.

«Quello che mi ha spinto a scrivere ‘Fratelli nella Notte’ — spiega Cavina — a parte l’aver conosciuto i due protagonisti, uno era mio nonno Gianì, l’altro suo fratello Mario, è stata la voglia di mettere l’epica in una pagina della nostra storia che di solito viene affogata nella retorica. Mi commuoveva e mi inorgogliva cercare di mostrare quegli uomini per come li vedevo io: deboli, malridotti, privi di educazione, impauriti, ma nonostante tutto immensi ed eroici. Magari mi sbaglio, ma noi siamo una razza diversa rispetto a quella dei nostri vecchi. Probabilmente siamo meglio, di sicuro viviamo molto meglio, ma non so, avevano come più sangue nelle vene. Nel bene e nel male».

I ‘Fratelli nella notte’ sono uomini legati alla terra, spesso descritti creando un parallelismo con le bestie di cui si occupano, incapaci di comunicare mediante le parole le proprie emozioni. «E’ un poco la classica educazione Romagnola — ci spiega Cavina —, che in certi posti esiste ancora: noi siamo gente estremamente gioviale e aperta con gli sconosciuti, ci facciamo subito un sacco di amici. Ma una volta tornati in casa, è vietata qualsiasi tipo di dimostrazione di affetto. Cioè, ti vuoi bene, ma piuttosto che dirlo ti faresti picchiare. E settant’anni fa, che il mondo era ancora più duro, doveva essere anche peggio. Vivevano con le bestie. Non solo ci lavoravano nei campi, ci abitavano insieme. E facevano la stessa vita. Mio nonno parlava a grugniti in casa. Poi al bar teneva banco per ore, ma con noi non diceva mezza parola in più di quelle che gli servivano per farsi passare il bottiglione di vino a tavola». ‘Fratelli nella notte’ parla di due fratelli cresciuti a quel modo, uno già uomo e l’altro ancora ragazzo, che devono aiutarsi ma che in realtà sono estranei. E la parte più innocente di loro, che è la parte più grezza e animale, l’unica che avevano, sarà quella che cambierà le loro vite. Mario, delicato, fragile e per nulla portato al combattimento ed all’azione e Gianì, forte, aggressivo, virile, capace solo di faticare, uno che ha fallito per tutta la vita e che ha fatto ricadere i suoi errori su tutta la famiglia, arrivando a vivere, ormai anziano, schiacciato da rimorsi. Due fratelli diversi, lontani, ma che nel momento di decidere se abbandonarsi o aiutarsi a sopravvivere, si prendono il rischio.

 

 

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