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L’inceneritore di Cremona inquina? Si eccome se inquina di Benito Fiori, Giovanna Perrotta, Marco Pezzoni .

Sono necessarie audizioni pubbliche di dirigenti di società pubbliche e private che hanno già avviato esperienze innovative sul recupero e sul riciclo di materiale, di amministratori, di soggetti economici e imprenditoriali, di economisti ed esperti di finanza pubblica, di Centri di ricerca e di Università in grado di sostenere in modo credibile progetti innovativi e alternativi agli inceneritori’.

| Scritto da Redazione
L’inceneritore di Cremona  inquina? Si eccome se inquina di  Benito Fiori, Giovanna Perrotta, Marco Pezzoni .

In preparazione dell’incontro pubblico che si è svolto lo scorso Giovedì, 23 Luglio 2015, indetto dalle associazioni AmbienteScienze, Arci, Atuttocompost, CreaFuturo, Democratici per Cremona, Legambiente Sez. di Cremona, Italia Nostra sez. di Cremona, unitamente a ISDE Cremona ( Medici per l'Ambiente), Benito Fiori, Giovanna Perrotta, Marco Pezzoni hanno reso pubblica una loro dichiarazione che fra l’altro sottoline: ‘ Cari amici, come ricorderete, sabato 18, il giorno dopo, qualche giornale locale titolava senza motivo a caratteri cubitali “L’inceneritore non inquina”. Ebbene, 152 delle 158 slides dello studio sono dedicate agli aspetti economici e tecnici di uno smaltimento dei rifiuti che ci dovrebbero condurre per mano alla scelta non solo dell’utilizzo per altri 10 anni dell’inceneritore di San Rocco, ma, addirittura, della sua sostituzione con un impianto nuovo. (….)  I  dati forniti dallo studio Leap sul TMB, il Trattamento Meccanico Biologico, non risultano corrispondenti a quelli della realtà tecnologica-industriale attuale che, sia nel settore privato che in quello pubblico, da anni in Italia è molto più competitiva, meno costosa e, trattandosi di tecnologie a freddo, non inquinante. 

Legittima la posizione filoinceneritorista di Leap, ( molto meno se fatta con soldi pubblici) , ma chiaramente di parte e non certo titolata a parlare in modo corretto della concorrenza, ormai portatrice di nuove tecnologie alternative allo smaltimento dei rifiuti per incenerimento.Leap è infatti un Consorzio che, in qualità di consulente, fa parte integrante non solo della scuola “inceneritorista” italiana, ma del  sistema economico e manageriale che gestisce in Italia gli inceneritori.

La questione degli effetti inquinanti è concentrata invece nelle ultime sole sei diapositive (quasi fosse tema di risulta). Il punto molto grave è che nessuna di queste parla delle emissioni particolarmente dovute all’incenerimento dei rifiuti: i pericolosi “microinquinanti” (PCB, metalli pesanti, IPA, benzene, furani e diossine). A proposito di queste ultime, sul sito dell’Arpa Piemonte leggiamo: «Le diossine sono sostanze semivolatili, termostabili, scarsamente polari, insolubili in acqua, altamente liposolubili, resistenti alla degradazione chimica e biologica.». Esse sono classificate “inquinanti organici persistenti”, sottoposti alla convenzione di Stoccolma del maggio 2001, si accumulano per 5 - 11 anni nei tessuti grassi e si assumono soprattutto con l’alimentazione. Ovviamente insabbiato, nel 2007 lo studio “Enhance Health Report”, finanziato dalla Comunità Europea e condotto per l’Italia nel comune di Forlì dove operano due inceneritori, ha portato a evidenze significative rispetto al sesso femminile: in particolare si è registrato un aumento della mortalità, proporzionale all’aumento dell’esposizione, tra il +17% e il +54% per tutti i tumori. Lo studio epidemiologico Eras della Regione Lazio sugli inceneritori di Colleferro e di San Vittore del Lazio ci dice che: Lo studio ha considerato i tassi di ospedalizzazione dei residenti, nel periodo 1996-2008, cioè prima e dopo la apertura degli impianti, sono aumentati del 78%.». Questo, quale piccolissimo esempio della letteratura sulla materia.

Sul piano della tutela della salute il supporto scientifico preziosissimo che speriamo d’ora in poi sarà offerto dall’ISDE ( Associazione dei Medici per l'ambiente, di rilevanza nazionale e internazionale)vuole quindi essere la prova della volontà delle associazioni organizzatrici che si sono rese attive anche in questa occasione di sensibilizzare la cittadinanza sulla minaccia che l’inceneritore (nuovo o vecchio che sia) con argomentazioni lontane da qualsiasi posizione ideologica. (…) E’ possibile avere ben altri punti di vista e ben altre prospettive economiche e finanziarie alternative all'inceneritore rivolgendosi in una società aperta e di mercato, come quella italiana ed europea, ad altri tipi di interessi  e progetti economici e finanziari più in grado di rispondere alle nuove sfide della sostenibilità ambientale e della tutela della salute.

In questo quadro proporremo audizioni pubbliche di dirigenti di società pubbliche e private che hanno già avviato esperienze innovative sul recupero e sul riciclo di materiale, di amministratori, di soggetti economici e imprenditoriali,  di economisti ed esperti di finanza pubblica, di Centri di ricerca e di Università in grado di sostenere in modo credibile progetti innovativi e alternativi agli inceneritori’.  







 

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