Cari amici di Welfare Cremona,
vent’anni fa finiva, per disintegrazione, l’Unione Sovietica e, con essa, la lunga esperienza del socialismo reale. Per alcuni fu la fine di un’antica speranza; per altri la fine di un regime divenuto ormai una gabbia da cui fuggire. Ricordo l’evento con una pagina letteraria scritta da Sandro Viola su La Repubblica del 21 dicembre 2001 in occasione del decennale dalla scomparsa dell’Urss.
Cordiali saluti
Massimo Negri – Casalmaggiore (CR)
"In "Fuga senza fine", il capolavoro di Joseph Roth, c'è una scena che simboleggia alla perfezione
l'impasto di razionalità e sentimenti che legò milioni di persone in tutto il mondo per oltre mezzo secolo all'Unione Sovietica e alle illusioni del comunismo. Siamo attorno al 1922 o '23, e un ex-comandante bolscevico, eroe della guerra civile ma poi espulso dal partito, passeggia di sera nella piazza Rossa. E' appena uscito di prigione, male in arnese, senza un soldo. Un conoscente che sa della sua caduta, gli si fa incontro e gli chiede cosa faccia nella piazza Rossa, a un passo dai simboli del potere che ne ha decretato la disgrazia. E l'ex bolscevico risponde che ci viene ogni sera a vedere garrire nel vento la bandiera rossa. Di quel che è successo, della sua cattiva sorte, gli importa poco. Lui ha dedicato la sua giovinezza a quella bandiera, ha combattuto perché venisse issata sulla guglia più alta del Cremlino, e adesso gli basta guardarla per sapere che la sua vita ha avuto un senso. Questo era il mito dell'Urss, la mistica della bandiera rossa. E adesso, in quel gelido dicembre di dieci anni fa, tutto era finito. Mikhail Gorbaciov dette le dimissioni il 24 mattina, consegnando a Elstin la valigetta nucleare. Nella notte la bandiera rossa venne ammainata, e il
25 c'era al suo posto il tricolore con la nera aquila bicefala, la stessa bandiera contro la quale s'era mossa nel "glorioso ottobre" 1917 la rivoluzione comunista".
