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LA RUSSIA DOPO CIPRO APRE ANCHE IL FRONTE UCRAINO

| Scritto da Redazione
LA RUSSIA DOPO CIPRO APRE ANCHE IL FRONTE UCRAINO

 

Mosca invita apertamente l'Ucraina ad abbandonare il processo di integrazione con l'Unione Europea per concedere sconti sulle forniture di gas. Il possesso dei gasdotti di Kyiv strategico affinché il Cremlino incrementi la sua egemonia nei confronti dell'Unione Europea

 

L'Ucraina dopo Cipro, ma non è una novità. Nella giornata di giovedì, 21 Marzo, il Premier russo, Dmitriy Medvedev, ha dichiarato ufficialmente che la Russia ha l'obiettivo di costringere l'Ucraina ad abbandonare il processo di integrazione con l'Unione Europea.

 

Come riportato dall'agenzia Interfax, Medvedev ha sottolineato come il varo di un consorzio russo-ucraino, necessario affinché Kyiv possa ottenere da Mosca uno sconto forniture di gas, dipende solo dalla fuoriuscita dell'Ucraina dalla Comunità Energetica Europea.

 

Nel 2011, l'Ucraina ha aderito alla Comunità Energetica Europea: una sorta di UE del gas, che comprende tutti i Paesi dell'Unione Europea più Ucraina, Moldova, Serbia e Croazia, finalizzata alla creazione di un mercato unico dell'energia nel Vecchio Continente.

 

Pronta è stata la risposta della Commissione Europea, che ritiene la cooperazione dell'Ucraina nella Comunità Energetica Europea condicio sine qua non per l'implementazione del processo di integrazione di Kyiv nell'UE.

 

Con una nota, Bruxelles ha illustrato come il mercato unico dell'energia sia necessario affinché l'Ucraina possa emanciparsi dalla dipendenza da un solo fornitore di gas -la Russia- ed ha invitato l'Ucraina a rispettare gli accordi presi con l'Unione Europea, sopratutto in materia di energia.

 

Per la Russia, il possesso dei gasdotti ucraini è un obiettivo strategico, che consente di eliminare l'unico Paese di transito rimasto nel traffico del gas da Mosca all'Unione Europea e, così, aumentare il peso del Cremlino nei confronti di un'UE ancora priva di una politica energetica comune -e che già importa dalla Russia il 40% del totale del gas importato.

 

Dal punto di vista ucraino, è difficile per Kyiv resistere alle sirene di Mosca, dal momento in cui il Presidente dell'Ucraina, Viktor Yanukovych, ha già espresso segnali di apprezzamento nei confronti di un'integrazione del suo Paese nell'Unione Doganale Eurasiatica: progetto sovranazionale concepito dalla Russia per sancire l'egemonia del Cremlino nello spazio ex-sovietico.

 

Oltre all'Ucraina, altri due sono gli obiettivi della politica energetica che la Russia sta conducendo nei confronti dell'Europa.

 

Il primo è Cipro, di cui Mosca mira a controllare le riserve nazionali di gas naturale -stimate a 7 trilioni di piedi cubi- per impedire all'Unione Europea di limitare la dipendenza dalle forniture della Russia.

 

Cipro è anche impegnato in un progetto con Israele volto ad avviare l'esportazione in Europa di gas dai giacimenti Leviathan e Tamar: se realizzato, il piano consentirebbe all'UE di diversificare ulteriormente le fonti di approvvigionamento di gas, e di arginare il monopolio di Russia e Algeria nel settore.

 

Anche l'Azerbaijan nel mirino

 

La Russia e inoltre impegnata nel bloccare la realizzazione del Corridoio Meridionale UE: fascio di gasdotti progettati dalla Commissione Europea per veicolare in Europa 30 Miliardi di metri cubi di gas direttamente dall'Azerbaijan.

 

Per contrastare il progetto, la Russia ha avviato la costruzione del Southstream: gasdotto concepito per veicolare in Austria 63 Miliardi di metri cubi all'anno dal territorio russo attraverso il fondale del Mar Nero, Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovenia e Italia.

 

Nonostante il parere negativo al gasdotto della Commissione Europea, il Southstream è sostenuto politicamente da Ungheria e Bulgaria, ed è compartecipato, oltre che dal monopolista statale russo del gas, Gazprom, anche dal colosso energetico ENI, e dalle compagnie tedesche e francesi Wintershall ed EDF.

 

Matteo Cazzulani

 

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