Una coreografia primitiva creata da Virgilio Sieni per la sua Compagnia, al Teatro Ponchielli venerdi 8 maggio (ore 21.00), che vuole essere uno scavo archeologico del corpo, un lavoro che chiede agli interpreti di originare i movimenti dalla risonanza e dalle stratificazioni ritmiche della musica di Stravinskij affinché lo sguardo di chi osserva si abbandoni alla foresta dei gesti.
I biglietti sono in vendita alla biglietteria del Teatro, aperta tutti i giorni feriali dalle 10.30 alle 13.30 e dalle 16.30 alle 19.30 (tel 0372.022001/02) – info@teatroponchielli.it –www.teatroponchielli.it
biglietti: posto unico numerato € 21,00
venerdi 8 maggio, ore 21.00
COMPAGNIA VIRGILIO SIENI
LE SACRE
PRELUDIO
coreografia Virgilio Sieni
musica di Daniele Roccato eseguita dal vivo dall’autore al contrabbasso
luci Fabio Sajiz, Virgilio Sieni
regia del suono Marco Olivieri
allestimento Viviana Rella
interpretazione e collaborazione Ramona Caia, Claudia Caldarano, Patscharaporn Distakul,
Sharon Estacio, Giulia Mureddu, Sara Sguotti
“La coreografia riflette sulla nuda vita per riportarci veloci al senso dell’archeologia che vede la forma nella sua impossibilità di essere afferrata. I corpi appaiono allo stesso tempo come maceria e origine, ricomponendo un dizionario di movimenti primi, ricercando i prolegomeni del rito: tutti tentativi, verifiche, dettagli e accenni, pieghe del corpo sulla soglia dell’umanità; sestetto di donne, in esodo, naufraghe, che cade innocente nella mitologia quale fonte gioiosa del noi nel gesto”. (Virgilio Sieni)
LA SAGRA DELLA PRIMAVERA
coreografia Virgilio Sieni
musica Igor Fedorovi Stravinskij
luci Fabio Sajiz, Virgilio Sieni
costumi Giulia Bonaldi, Virgilio Sieni
allestimento Viviana Rella
Interpretazione e collaborazione Jari Boldrini, Ramona Caia, Claudia Caldarano, Nicola Cisternino, Patscharaporn Distakul, Sharon Estacio, Maurizio Giunti, Giulia Mureddu, Giulio Petrucci, Rafal Pierzynski, Sara Sguotti, Davide Valrosso
“Ho scelto di frequentare la musica di Igor Stravinskij e l’universo del rito con l’intento di iniziare un cammino nella frammentazione e la composizione del corpo coreografico, per intravedere il luogo che si presenta al rito nell’oggi del corpo.
Mi piacerebbe che la coreografia guardasse al primitivo come forma leale di scavo verso la propria archeologia, un’archeologia di ossa, allineamenti sottili, corrispondenze neurali, muscolari, tendinee, molecolari, fatti che ci danno al mondo: in questo senso Il tema della danza diventa urgente in quanto si pone come avamposto sul territorio delle abitudini; il gesto che nasce dall’ascolto dell’ambiente interno e esterno accenna dunque a quell’ignoto che scorre ai bordi della nostra vita.
Danzare la Sagra rappresenta infine un’opportunità per rovesciare alcuni modelli colonialisti della coreografia occidentale, dove il rito appare esclusivamente come forma barbara. Nel processo sofisticato che porta l’uomo ad uno spostamento nella radura del margine e della soglia, verso il primo passo nel nuovo mondo, o comunque in un mondo che risorge nuovo alla messa in opera del corpo, proprio in questo spostamento, viene chiesto ai dodici interpreti di originare i movimenti da un continuum di risonanze e di stratificazioni ritmiche. L’arcipelago che appare nell’estrema articolazione e scansione di più livelli ritmici che coesistono alla musica, apre ad una fessurazione continua affinché lo sguardo di chi osserva si abbandoni alla foresta di gesti. In questo luogo costruito da centinaia di traiettorie, il sacrificio riunisce intorno a se una comunità di danzatori che cerca di superarsi nel cogliere, tra intuito e struttura, rito e gioco, l’elemento della durata. La proposta di una danza che ricerca le risonanze ritmiche dislocandole in infiniti punti del corpo e dello spazio sarà il vero luogo che ogni danzatore si troverà a frequentare, reinterpretando il sacrificio come forma epifanica e morale del bene comune, la consapevolezza di un corpo altro, di un corpo che si dà per margini e soglie, per gesti di liberazione. Già Vaclav Nizinskij anticipa la trasmigrazione per cellule di un movimento da un danzatore all’altro, lasciando emergere il senso profondo dell’individuo nella comunità. Proprio la comunità, qui è chiamata a creare il luogo del rito depositando le fitte trame di danze soprammesse tra donne e uomini, affacciandosi nella sfera dei sensi e nella naturalezza di un corpo indicibile, di una coreografia che non vuole lasciarsi afferrare ma solo toccare con mano”. (Virgilio Sieni)
Nuova Produzione 2015 Teatro Comunale di Bologna e Compagnia Virgilio Sieni
Commissione Teatro Comunale di Bologna con Emilia Romagna Teatro