Mio stimato direttore Gianni Carlo, ed amico mio suvvia, eccomi presente all’appello per tagliarvi, se ancora ce ne fosse di bisogno, non tanto i panni addosso (non sia mai!) piuttosto per informarvi, cum tantam consecutio ma altrettanta ratio, che a breve acquisteremo latte e derivati con tanto di etichettatura e provenienza. L’è, portiamo a casa codesto risultato! Ma davvero? Che sia “…fusse che fusse la vorta bbona” (di Ninetto Manfrediniana memoria?). Io ci speriamo tutti, ci speriamo. Sarà, per gli allevatori italiani, una vittoria storica. E per i consumatori? Per i consumatori ci sarà una fondamentale garanzia di TRASPARENZA ALIMENTARE. L’Europa “UE” ha accolto, dopo innumerevoli esausti “dai e dai”, la richiesta italiana di indicare OBBLIGATORIAMENTE sulle confezioni la provenienza del latte (e meno male!), dello yogurt, burro, formaggi…e chi più ne ha ce “lo” metta!...eccome. EVVIVA, dai. Non per niente si ipotizza (non con rassegnazione annunciata) che dal gennaio del 2017 saranno in commercio le nuove confezioni con le nuove etichette; l’è, ohhh perbacco! Adesso si che potremo scegliere consapevolmente noi consumatori “consumisti” il vero prodotto italiano, quello con tanto di marchio ITALIA. Insomma quello che parte direttamente dai nostri allevatori ITALIANI, altro che “palle”. Perché sentite su, amico mio Gianni Carlo, il prezzo del latte è niente meno che ai minimi storici, per quindi la soluzione delle soluzioni quale sarebbe? Etichettare latte UHT a difesa giust’appunto di allevatori e consumatori. Siamo consapevoli che approvare ed adottare un metodo ufficiale di analisi per la determinazione diretta della ‘furosina’ per scovare i formaggi senza latte, sia sacrosanto? E cioè scoprire formaggi fatti di “non latte”? Certo che si che lo dobbiamo essere, consapevoli. Ma c’è di più. Solo 1 busta di latte UHT su 4 è prodotta con latte italiano, con una enorme importazione dall’estero di prodotti semilavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che diventano miracolosamente italiani. Notizie garantite al “limone” le mie, notizie assunte da esperti allevatori professionalmente preparati, lo giuro! E tutto questo succede davanti agli occhi di noi ignari consumatori perché manca l’etichettatura dell’origine del latte. “Cheddite”…che dobbiamo sbatterci per la tutela e la difesa del Made in Italy nel settore agroalimentare (e non solo, va là!)? Perché voglio informarvi anche di codesto che vo a vergare: “…fatta eccezione per il latte fresco e i formaggi DOP, la normativa italiana permette di importare latte e prodotti caseari dall’estero e trasformarli in prodotti «italiani» rendendo indistinto oltre il 40% della produzione nazionale”. Capite a me che qua non ci siamo proprio. Vogliamo proteggere la salute nostra e quella dei figli dei nostri figli…oppure, more solito!....facciamo finta che nulla sia accaduto, per cui “volimmoce tutti un grana bbene?”. Macche macche, la salubrità e la consapevolezza di poter scegliere, tra prodotto e prodotto, deve essere una prerogativa “condicio sine qua non” per noi consumatori. Trasparenza, e poi ancora trasparenza nel rapporto con i consumatori, è e deve essere il valore aggiunto, un valore che: “…. può salvare tante aziende dalla chiusura definitiva, l’etichettatura obbligatoria unico spartiacque che può traghettare le imprese da una annosa agonia ad una valorizzazione piena delle produzioni, ridando dignità al lavoro quotidiano”. Amico mio (e chiudo) se così non fosse…che ci venga tolto il nostro ruolo, perché non saremo più nemmeno gli “attori” lattiero-caseari. E’ tutto.
Giorgino Carnevali (Cremona)
