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Le vie del Quartetto al Museo del Violino: poetica e vitalità da Cagliari a Cremona

Il concerto è in programma domenica 26 aprile, alle ore 11:00, all’Auditorium del Museo del Violino

| Scritto da Redazione
Le vie del Quartetto al Museo del Violino: poetica e vitalità da Cagliari a Cremona

Goethe, cui le note erano familiari quanto la poesia, del quartetto affermava: «Ascoltiamo quattro persone giudiziose intrattenersi a vicenda in una conversazione, con l’intento di trovare piacere dai loro discorsi e di conoscere le caratteristiche delle singole voci». Il termine quartetto evoca immediatamente all’organico formato da due violini, viola e violoncello: una soluzione che percorre la storia della musica occidentale dal barocco al contemporaneo. C’è tuttavia una formazione meno consueta: il quartetto con pianoforte cui il Museo del Violino dedica, domenica 26 aprile, alle 11:00, l’ultimo appuntamento 2015 della rassegna I Concerti di Conservatorio. Sul palcoscenico dell’Auditorium gli allievi del Conservatorio Giovanni Pierluigi da Palestrina di Cagliari.

La musica da camera con pianoforte, nella seconda metà del XVIII secolo, non era destinata agli esecutori professionisti, ma all’Hausmusik eseguita da dilettanti in piccoli circoli generalmente familiari. Direttamente in funzione di questo fiorentissimo mercato editoriale rivolto ai dilettanti furono dunque composti quasi tutti i Trii e i Quartetti con pianoforte di Mozart. Ma l’autore nutriva anche per questa formazione più alte ambizioni.

Il Quartetto in sol minore K478 – racconta Nissen, primo biografo del compositore e sposo in seconde nozze di Constanze Mozart – avrebbe dovuto essere il primo di una serie di tre, dietro commissione dell’editore Hoffmeister; ma, dopo la pubblicazione nell’inverno 1785-86, il contratto fu rescisso in piena concordia fra le due parti, poiché il brano appariva troppo “difficile” al pubblico e agli esecutori. I quattro strumenti muovono su un piano assolutamente paritario. Il pianoforte ha il piglio del solista di concerto; i tre archi rispondono a dovere, con spunti ben coordinati. Il risultato è una sintesi perfetta, coerente ed equilibrata come il consolidato, all’epoca, quartetto per archi. Sarà eseguito da Marta Collu, Tommaso Delogu, Pierpaolo Pais e Marco Francesco Schirru.

Nell’Ottocento, al quartetto con pianoforte arride ben miglior fortuna, stimolando i compositori a indagare una combinazione strumentale poco frequentato dal classicismo. L’Op. 47, in mi bemolle maggiore, di Robert Schumann – interpretato da Giulia Greco, Gabriele Piras, Fabio Lambroni ed Eros Usai – fa scuola: straordinario per il suo mix di lirismo e austerità luterana, è celebre soprattutto per la lirica melodia dell’andante cantabile, così bella da dominare l’elaborazione, tornando sempre identica a se stessa, salvo qualche piccola ma determinante variazione nell’accompagnamento. Quasi una sospensione onirica tra movimenti eccitanti di fremente impulsività.

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