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L'Italia mette a rischio il patrimonio Unesco, l'inchiesta di Altreconomia

| Scritto da Redazione
L'Italia mette a rischio il patrimonio Unesco, l'inchiesta di Altreconomia

Nel 2014 il nostro Paese potrebbe registrare il "sito" numero 50 nella World Heritage List, a meno di non perderne alcuni per strada. "Altreconomia" evidenzia le scelte irresponsabili di chi amministra che degradano Cinque terre, Vicenza, Assisi, Urbino e Venezia. Dove -a differenza di Pompei, di cui oggi ha parlato il ministro Bray- non bastano i soldi a risolvere i problemi

 

Milano, 1 luglio 2013 - Non c'è solo Pompei: è lunga la lista del Patrimonio dell'umanità "a rischio" in Italia, spesso a causa di scelte irresponsabili di chi amministra il territorio senza considerare che l'Outstanding Value (il valore straordinario) non è immutabile.

Sono 49 i siti italiani che fanno parte della World Heritage List (su un totale di un migliaio), e potrebbero diventare 50 nel 2014, con l'ingresso di Langhe-Roero e Monferrato, ma Altreconomia pone all'attenzione dell'Unesco tutti quei casi in cui il patrimonio si va degradando: dalla Vicenza di Palladio, segnata dalla costruzione della caserma Usa Dal Molin, ad Assisi, il cui nuovo Pgt porterebbe le abitazioni fin sotto la basilica di San Francesco; dalle Cinque terre sconvolte da un'alluvione causate anche da scelte scellerate, ad Urbino, con il nuovo centro commerciale a ridosso delle mura e del centro storico. Fino a Venezia, con l'incubo Grandi navi a fianco a San Marco.

L'ingresso nella World Heritage List vale quanto una campagna di comunicazione da 2 milioni di euro, e può portare fino al 30 per cento in più di turisti grazie a un brand globale.

Un dossier di candidatura, come quello di Langhe-Roero e Monferrato, costa circa 400mila euro: ma il marchio, una volta ottenuto, va difeso, con una gestione attenta. Che in Italia, spesso, manca.

 

Seicento ettari di suolo libero: tanta è la superficie di demanio militare che il ministero della Difesa ha ceduto alla controllata Difesa Servizi spa. Obiettivo: "valorizzare". Mezzo: giganteschi parchi fotovoltaici.

Altreconomia è stata a Rivarossa, nel torinese: qui, nel Parco regionale della Vauda dovrebbe sorgere un mega impianto da 44mila kW, su un'area (protetta) di 72 ettari (145 campi da calcio). In tutta Italia, sono 11 i beni che dovrebbero ospitare impianti realizzati da 7 società, che hanno ricevuto le aree in concessione ventennale. La "svendita" del patrimonio pubblico avviene in cambio di un canone stimato in 5,9 milioni di euro. Tra le imprese coinvolte, Enel Green Power.

 

Uno sguardo a Sud: l'Isola delle Correnti e tutte le coste siciliane sono assaltate da progetti per la realizzazione di stabilimenti balneari. Solo un Comune, in tutta la Regione Sicilia, ha adottato il Piano di utilizzo del demanio marittimo, che avrebbe dovuto essere redatto entro lo scorso anno in virtù di una legge del 2005.

Un reportage dalla terra dei fuochi, a cavallo tra le province di Napoli e Caserta: secondo il Coordinamento di comitati, i dati forniti dalla prefettura, che danno i roghi di rifiuti in calo rispetto al 2012 - 640 contro 1.248 -, non sono plausibili. Intanto, i medici realizzano da soli il censimento delle Neoplasie: nel territorio di cinque comuni del napoletano, dal 2008 al 2012 sono quadruplicati.

 

La sanatoria 2012 è stata una truffa: due domande su tre, secondo le stime del Naga, verranno respinte. Quasi 90mila su un totale di 134.747 presentate. Così, quella che per i migranti giunti in Italia senza permesso di soggiorno è -spesso- l'ultima speranza, si rivela un affare solo per le casse dello Stato, che ha già incassato almeno 134 milioni di euro.

Con un'intervista a Pietro Marcenaro, già presidente della commissione diritti umani del Senato, per fare il punto sui 13 Centri di identificazione ed espulsione.

 

Siamo stati in Malawi: multinazionali cinese e indiane sfruttano le piantagioni di cotone e le miniere di "terre rare", mentre la popolazione continua ad essere falcidiata dall'Aids.

 

A Chiari, nel bresciano, la Fondazione Istituto Morcelliano vuole realizzare un golf club da 9 buche su un terreno agricolo che fa parte del proprio patrimonio. Il comitato "nonIngolfiamoci" propone invece un'alternativa: un frutteto, biologico, un investimento molto meno oneroso (150mila euro invece di 4-6 milioni) e capace di produrre reddito salvaguardando il territorio, grazie alle reti di economia solidale e ai mercatini di Coldiretti.

In Lomellina, invece, potrebbe essere realizzata un'autostrada: la Broni-Mortara taglierebbe in due 218 aziende agricole, mettendo a rischio l'equilibrio idrogeologico dell'area "che vale" il 30% della risicoltura italiana. A realizzare l'investimento da 750 milioni di euro Impregilo, Gavio, Cmc e Ccc. E se saltano i cantieri, anche per mancanza di fondi, c'è una penale: l'indennizzo è pari al 10% del totale.

 

Enrico Zucca, sostituto procuratore generale a Genova, già pm nel processo Diaz, interviene dalle colonne di Altreconomia nel dibattito sulla riforma della giustizia: "L'obbligatorietà dell'azione penale, messa in discussione, è un principio costituzionale ispirato a criteri di uguaglianza, e non la causa dell'ingolfamento dei tribunali italiani. Se di riforma c'è bisogno, riguarda la prescrizione", che non dovrebbe decorrere dopo le sentenze di primo e secondo grado.

 

Per maggiori informazioni e per interviste:

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Luca Martinelli - Redazione Altreconomia

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