E continua : “Nel contrasto all'evasione il governo era partito bene accettando alcune proposte del Nens come il reverse-charge e lo split payment, cioè le uniche che hanno dato i soldi previsti. Il che significa che le nostre stime erano esatte. Poi si è fermato, soprattutto sugli interventi di maggior rilievo e con maggiori effetti. Siamo alle solite: dato che l'attenzione è sempre rivolta ai problemi immediati di consenso, viene evitato ogni intervento che può turbare un po' i rapporti con una parte di elettorato”. A dirlo è Vincenzo Visco, ex ministro del Tesoro e oggi presidente del centro studi Nuova economia nuova società. A lui abbiamo chiesto di fare il punto sullo stato del fisco italiano, tema su cui l'economista sta discutendo da tempo insieme al Laboratorio delle politiche fiscali della Cgil (qui le proposte del sindacato). “Ciò di cui avremmo bisogno – sottolinea – sono gli investimenti pubblici che provocano un moltiplicatore elevato e quindi fanno crescere il reddito e l'occupazione. Se continuiamo a disperdere le risorse in bonus di varia natura, o in riduzione di tasse per le imprese, non si va lontani”.
Rassegna Veniamo al dibattito sulla rimodulazione dell'Irpef . Qual è la sua proposta per sostenere i redditi più bassi?
Visco Si tratterebbe di ridisegnare l'imposta, non di abbassare di un punto o due una singola aliquota. Noi come Nens abbiamo avanzato da un paio d'anni una proposta che, mi pare, la Cgil condivida. Si prevede una riduzione del costo del lavoro, fiscalizzando i contributi sociali a carico del lavoratore per una misura fino a 900 euro. E poi di separare completamente rispetto all'Irpef l'aspetto del sostegno alla famiglia, quindi eliminare la detrazione per coniugi e figli e pensare a uno strumento nuovo, un'erogazione a favore delle famiglie. In questo modo riusciremmo a ottenere una robusta riduzione della povertà, perché questi soldi verrebbero dati anche a persone che si trovano in condizioni di bisogno senza carichi familiari.
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