Venerdì, 03 maggio 2024 - ore 17.15

Malattia mentale, paziente e schizofrenia: sostituire questi termini fuorvianti

Uso e abuso del linguaggio psichiatrico

| Scritto da Redazione
Malattia mentale, paziente e schizofrenia: sostituire questi termini fuorvianti

Recentemente due noti esponenti del variegato mondo della salute mentale hanno detto la loro sull'uso del linguaggio psichiatrico. Malattia mentale, paziente e schizofrenia: è possibile sostituire questi termini fuorvianti?

Le parole complicate degli psichiatri come quelle dei giuristi, e ancor più di quelle dei politici e dei medici in genere, hanno la funzione di non fare entrare facilmente gli altri nel loro mondo, dato che ormai è risaputo che buona parte del potere passa per l'accesso alle parole e al loro significato.

(Giorgio Antonucci)

Secondo il Dott. Allen Frances, Professore Emerito alla Duke University e capo del comitato di redazione che approvò il DSM IV (Manuale Diagnostico e Statistico - l'elenco ufficiale dei cosiddetti disturbi mentali): "Quelli di noi che hanno lavorato sul DSM IV, hanno imparato sulla propria pelle i limiti della parola scritta e come, nell'uso quotidiano, questa possa essere torturata e contorta fino a diventare dannosa: soprattutto quando se ne può trarre un profitto.

Il DSM IV doveva essere un documento molto conservatore –abbiamo respinto tutte le 94 nuove diagnosi che erano state proposte, tranne due, ma questo non ha impedito che si diffondesse l'abuso di termini quali: Disturbo da Deficit di Attenzione, Disturbo di Asperger, Disturbo Bipolare, PTSD e altri. Morale: se alcune formulazioni nel DSM possono essere utilizzate impropriamente per qualche scopo, quasi certamente sarà così.

Credevamo fosse possibile restare padroni delle nostre parole e controllarne l'utilizzo e le connotazioni da parte degli altri. Le parole tendono ad assumere una vita propria, e nel farlo diventano spesso ambigue e fuorvianti. Dopo un po', l'uso scorretto acquisisce largo consenso, e può essere molto difficile da controllare o sostituire.

Alcune delle parole che meno preferisco, ma, paradossalmente, non riesco ad evitare sono: "Malattia mentale ", "gravemente malato di mente", "paziente" e "schizofrenia". Per quanto siano fuorvianti, non ho mai trovato il modo di sostituirle.

Il termine "malattia mentale" è terribilmente fuorviante perché i "disturbi mentali" che vengono diagnosticati - lungi dall'essere vere e proprie malattie conclamate - sono le mere descrizioni di quello che la gente dice o fa. Ad esempio, il termine "schizofrenia" descrive solo un insieme eterogeneo di esperienze e comportamenti - senza spiegarli – e alla fine ci ritroviamo centinaia di diverse cause e decine di diversi trattamenti. "Schizofrenia" sicuramente non è una malattia. Il termine " malattia mentale " si presta anche a un riduzionismo biologico ingenuo, ignorando quei fattori psicologici e sociali così fondamentali per comprendere i problemi di ognuno.

I termini "gravemente malato mentalmente" o la sua alternativa, "seriamente malato di mente" non sono solo scioglilingua scomodi, ma anche ingannevoli allo stesso modo e potenzialmente stigmatizzanti. Possono essere adottati per significare che la persona in modo marcato è destinata a un cattivo risultato e / o che il farmaco sarà non solo necessario per il trattamento, ma anche sufficiente."

Anche la Dottoressa Anne Cooke si è interessata al potere delle parole. Ha condotto un progetto " Capire la psicosi " per conto della British Psychological Society Divisione di Psicologia Clinica.

La Dott.ssa Cooke scrive: "Il linguaggio che usiamo non è importante tanto di per sé, quanto perché riflette - e influenza - il nostro modo di vedere le cose: le nostre" idee guida". Come fa notare giustamente Allen, l'etichettare "malattie mentali" alcuni stati emotivi o modi di pensare e di agire è solo un modo di pensare a loro - non lunico modo. Sappiamo solo che la gente a volte si sente o agisce in certi modi: il resto è la nostra interpretazione.

Se mi sento triste e senza speranza, e rimango a letto tutto il giorno a guardare il soffitto, probabilmente mi verrà diagnosticata la depressione. Mi può essere detto che ho una malattia, e questo modo di intendere la mia situazione ha i suoi vantaggi. Ad esempio, posso andare dal mio medico di famiglia e, auspicabilmente, trovare qualcuno che mi ascolta, forse alcune pastiglie da prendere, e forse un riferimento di qualcuno con cui posso parlare. Se mi sento così male da non riuscire a lavorare, posso mettermi in malattia. Così l'idea di malattia mentale ha sicuramente i suoi lati positivi: ci dà un modo di parlare di cose difficili e un quadro per lofferta di aiuto.

Tuttavia, spesso mi chiedo se nel complesso, lintera impresa di trovare etichette mediche e "trattamenti" farmacologici per i problemi della vita, in realtà non provochi più problemi di quanti ne risolva. Per esempio, pensare a me stesso come malato di mente potrebbe essere un duro colpo per la mia fiducia in me stesso. Potrei concludere di non poter aiutare me stesso, se non continuando a prendere le pillole. A seconda della mia diagnosi, potrei cominciare a temere la trasformazione della mia immagine per via dei pregiudizi sui malati mentali: strani, incapaci di funzionare e, forse, anche potenzialmente violenti.



Perderei anche parte dei diritti umani che avevo sempre dato per scontato: i malati mentali sono le uniche persone che possono essere rinchiuse a chiave senza processo e riempite di farmaci contro la loro volontà.

Ritenere di poter cambiare le cose attraverso un'analisi logica del linguaggio sarebbe ingenuo: ci sono troppi interessi in gioco da tutte le parti. Individualmente e come società vogliamo o dobbiamo credere che i professionisti e la tecnologia abbiano le risposte e, da parte loro, luminari della salute mentale non hanno nessuna intenzione di discutere. Non solo: i profitti dell'American Psychiatric Association provengono dalla vendita del DSM, e dall’idea che certe esperienze sono malattie diagnosticabili. A questi aggiungiamo i profitti miliardari delle case farmaceutiche, ottenuti con campagne di marketing ingannevoli. e vendendo lidea che i problemi della vita sono malattie previste dal DSM, causate da uno squilibrio chimico, e per le quali occorre prendere una pillola.

Credo però che ci sia un'alternativa a termini come malattia mentale, anche se riferita a problemi molto gravi: il linguaggio comune. In questo modo consentiamo alle persone di definire le proprie esperienze ed evitiamo d'imporre le nostre idee su di loro. Se qualcuno sente delle voci o appare fuori contatto con la realtà, perché non dirlo? Anche se le esperienze sono gravi, di lunga durata e invalidanti, non è il caso d'invocare etichette come schizofrenia o malattia mentale e imporre una particolare interpretazione della situazione. Questo è l’approccio che abbiamo usato nella relazione British Psychological Society 'Capire psicosi e schizofrenia'.

Abbiamo volutamente scelto di non intitolarlo Le cause e il trattamento della schizofrenia e altre psicosi perché così facendo avremmo validato l'interpretazione medica. I termini psicosi  e  schizofrenia appaiono nel titolo perché sono familiari, ma nel sottotitolo abbiamo usato il linguaggio di tutti i giorni: 'Perché la gente a volte sente voci, crede cose che gli altri trovano strane, o sembrano fuori dalla realtà; e come possiamo aiutarle'.

"Come diceva Thomas Szasz: "La malattia mentale è una metafora. La mente può essere malata soltanto nel senso in cui si parla, per esempio, di economia malata o di pensieri malati. La malattia mentale non è qualcosa che una persona ha, bensì qualcosa che la persona fa o è". L'abuso di parole prese dal gergo medico serve a giustificare le violazioni dei diritti umani da parte della psichiatria. Il ricovero forzato sarebbe sequestro di persona senza la finzione della cura medica, e persino la somministrazione forzata di psicofarmaci sarebbe reato. La riforma della psichiatria passa anche attraverso la ridefinizione del suo linguaggio.

Fonte: Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani onlus

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