MANDARINO MECCANICO |© Miriam Ballerini
Scusate per la scelta del titolo che non vuole essere irriverente verso “Arancia meccanica”, grande capolavoro sia dal punto di vista letterario che cinematografico.
Cercavo uno spunto che parlasse di violenza, ma non a quei livelli, così ho pensato di ridimensionarne la grandezza!
Se questo può fare sorridere, in realtà quello che andrò a scrivere, a me personalmente ha trasmesso inquietudine.
In due giorni, addirittura con due episodi in un giorno solo, m'è toccato assistere a delle scene che mi danno davvero da pensare.
Il mio è un piccolo paese, circa 7800 abitanti.
Ci si conosce abbastanza tutti, chi personalmente, chi di vista come si dice.
Il primo scenario si svolge in banca: sono allo sportello dove sto per pagare un bollettino, dal momento che hanno tolto il modello MAV con cui potevo pagarlo da casa.
Una tizia che conosco e che saluto, incontrandola spesso, parte in quarta con un discorso dove mi sono sentita in vergogna io per lei: “In Italia succedono queste cose per colpa degli extracomunitari che si fanno mantenere e vanno a giocare ai gratta e vinci”.
Ora, sono certa che le persone di buona volontà che leggeranno ciò avranno già compreso che, in così poche parole, ci sono ben tre strafalcioni fantascientifici. Perché un essere umano normale comprende subito che: A la burocrazia non dipende dagli extracomunitari – B la menata del li manteniamo, ecc. è una cosa ben diversa, ampiamente spiegata che solo chi non vuole capire seguita a tirare in ballo – C se per caso ha visto un signore di colore giocare ai gratta e vinci non è detto che sia una persona che chiede la carità.
Mi sarebbe bastata questa come esperienza dei soliti muri d'odio alzati per ignoranza; ma al peggio non c'è mai fine.
Davanti casa mia sento delle urla: un netturbino sta aggredendo verbalmente un ragazzo che conosco, urlandogli di tutto, inoltre gli piazza dietro l'auto il camioncino, gridandogli di andarsene, ma di fatto bloccandogli la via.
Il ragazzo, che è educato e maturo (molto più del netturbino), continua a dirgli di piantarla, che non è accaduto nulla.
Il tale comincia a prendere i sacchi della spazzatura e a sbatterli per tutta la via.
Alla fine dirà che il ragazzo ha tentato di investirlo, che tutti i giorni la gente lo aggredisce, ecc.
Andando a fondo della questione appuro che il ragazzo non ha fatto nulla, ma al tale è bastato un nonnulla per dare di matto. Per esagerare, per oltrepassare il limite.
Non vi basta? E infatti, non è finita qui!
Lo stesso giorno, alla sera, riecco altre urla.
Ma cosa sta diventando la gente? Mi domando.
Un tizio che conosco stava camminando coi suoi cani, uno di questi è un pittbull o similare, non legato al guinzaglio. Un altro passa con la moto e, da quel che ho capito, il cane lo stava quasi facendo cadere.
Giustamente, anche se con toni assolutamente sbagliati, il motociclista fa notare che i cani non si portano così.
Io sono sempre dalla parte degli animali e penso che, anche per il bene del cane stesso, sia giusto condurlo al guinzaglio in strada.
Il padrone del cane si mette faccia a faccia con quello dello moto, il linguaggio del corpo è quello di un bulletto disagiato. Oltretutto non dimentichiamoci che ancora c'è il covid fra noi.
L'altro, esagerando, lo minaccia di aprirlo in due.
Per fortuna intervengono due donne che convincono quello del cane a chiedere scusa. L'altro non ne vuole sapere, forse perché uno ha il terrore di comportarsi da persona normale, sia mai che poi sembri meno uomo... spero si colga la mia vena ironica.
Io ero già pronta a chiamare i carabinieri.
Poi tutto si è risolto e, per fortuna, non si è fatto male nessuno.
L'uomo col cane, sul suo profilo facebook vedo che è a favore dell'uccisione dei ladri e altre simili amenità. Chissà perché ma me l'aspettavo, non avevo alcun dubbio che potesse tirare giù per quella china.
Siamo sempre stati così?
Se penso agli anni indietro, mi ricordo, ad esempio per quanto riguarda gli screzi automobilistici, tante corna fuori dal finestrino, qualche parola detta al vento e la cosa finiva lì, con quelle note di colore.
Oggi basta poco, se solo uno dei due fosse stato armato, bastava anche solo un coltellino, si sarebbe potuti arrivare alla tragedia.
Perché c'è la chiara volontà della distruzione dell'altro. Perché l'altro è quello che sbaglia, perché l'altro va punito perché ha sbagliato.
Lo so, vivo d'utopia, ma personalmente, sempre più spesso, mi trovo a disagio a vivere in questo mondo.
Non sono una santa, scappa anche a me la parolaccia e qualche volta rispondo pure io in malo modo. Stupidamente mi capita di rispondere alla violenza con agitazione.
Ma se penso al mondo dove vorrei vivere, beh... non è di certo questo.
Non è un posto dove si possa andarsene in giro imbellettati e con la borsetta all'ultima moda al braccio a sputare odio su persone di cui non si sa niente; sclerare per il proprio lavoro, rischiando di commettere qualche sbaglio che potrebbe essere fatale. O stare muso contro muso in una pantomima del grande macho.
© Miriam Ballerini