Domenica, 28 aprile 2024 - ore 13.45

Manifestazione nazionale antifascista a Cremona, occasione perduta

Una manifestazione variegata e complessa, che ha chiamato a raccolta migliaia di persone da tutta Italia, interrotta e rovinata da pochi soggetti

| Scritto da Redazione
Manifestazione nazionale antifascista a Cremona, occasione perduta Manifestazione nazionale antifascista a Cremona, occasione perduta Manifestazione nazionale antifascista a Cremona, occasione perduta

È andata come pochissimi hanno voluto, è andata come moltissimi non avrebbero voluto. La manifestazione nazionale antifascista di oggi avrebbe potuto dimostrare che esiste un fronte unico e compatto di cittadini, partiti, Associazioni e realtà di vario genere che vogliono contrastare la preoccupante avanzata di rigurgiti neofascisti e neonazisti in Italia, e che vogliono farlo davvero, con intelligenza, partecipazione e cultura. E invece, a nulla sono serviti gli appelli a un corteo responsabile, giunti negli ultimi due giorni da Enrica, moglie di Emilio Visigalli, attivista del C.S.A. Dordoni ridotto in fin di vita dopo il terribile atto squadrista di domenica scorsa, e da parte di Tina, madre di Mario Bini, storico militante del Dordoni, scomparso lo scorso anno.

Alcune persone, provenienti da aree geografiche e politiche ancora da chiarire, hanno deciso di imporre la propria volontà e trasformare una giornata fino a quel momento riuscita in un assurdo teatrino di guerriglia urbana, davanti al quale la stragrande maggioranza dei manifestanti ha abbandonato, sconsolato, il corteo. Via Mantova, Piazza della Libertà, il primo tratto di Viale Trento e Trieste: questo il risicato tragitto che i circa quattromila, giunti davvero da tutta Italia, hanno potuto compiere prima che iniziassero gli incidenti. Al momento, per fortuna, non si hanno notizie di scontri fisici: ma quando il volo di fumogeni, lacrimogeni, bottiglie e altri oggetti ha reso evidente a tutti che non sussistevano le condizioni per continuare, la larghissima fetta di società civile ha dovuto gettare la spugna davanti al comportamento di pochissimi.

Chissà in che modo costoro pensano che tale condotta possa contribuire al chiaro e ribadito obiettivo di giornata, cioè una mobilitazione di carattere nazionale che conduca alla chiusura delle sedi di Casapound in tutta Italia, non solo a Cremona. Chissà quale stringente logica sottende al lancio di bottiglie come mezzo per ottenere giustizia, o solidarizzare con una persona in coma, o ancora spostare di un millimetro gli equilibri nazionali in tema di allerta contro il fascismo. Quesiti che resteranno senza risposta. Una cosa però va detta, con chiarezza: non è giusto che la responsabilità dei fatti di oggi gravi sul C.S.A. Dordoni, di cui conosciamo tanti attivisti, ragazzi men che trentenni (e alcuni poco più che ventenni) impegnati su più fronti per i diritti civili degli ultimi, dei poveri, degli emarginati, degli sfrattati. Da quando la piattaforma antagonista italiana ha scelto di dare respiro nazionale alla manifestazione, non è possibile imputare al Centro Sociale cremonese la colpa di fatti causati da altri, chiunque essi siano. Dopo una manifestazione, come quella odierna, che raccoglieva una presenza tanto complessa e variegata, chi darà la colpa «a quelli dei Centri Sociali» o chi strumentalizzerà i fatti di oggi dimostrerà scarsa informazione o, quel che è peggio, una buona dose di malafede. Noi, invece, continueremo a scrivere #emilioresisti e a chiedere la chiusura delle sedi di Casapound, oltrepassando questa inutile coltre di fumogeni.

Carmine Caletti

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