Venerdì, 19 aprile 2024 - ore 18.12

Nell’ultimo anno l’eolico ha fatto risparmiare all’Italia 25 milioni di barili di petrolio

Se venissero rispettati gli obiettivi del Pniec l’energia del vento potrebbe portare altre 67.200 posti di lavoro, ma Nimby e burocrazia frenano le pale

| Scritto da Redazione
Nell’ultimo anno l’eolico ha fatto risparmiare all’Italia 25 milioni di barili di petrolio

L’eolico rappresenta un alleato essenziale per la necessaria transizione energetica, in grado di sostenere il Paese anche dal punto di vista economico ed occupazionale. «In Italia – dettaglia nel merito l’Anev – l’eolico crea ogni anno un flusso finanziario di circa 3,5 miliardi di euro fra investimenti diretti e indiretti e conta oggi oltre 27.000 addetti. Inoltre nel 2019 sono stati prodotti 20,06 TWh da eolico che equivalgono al fabbisogno di circa 20 milioni di persone e ad un risparmio di circa 12 Mt di emissioni evitate di CO2 e di 25 milioni di barili di petrolio».

Ma questo è solo l’inizio. Come testimonia l’ultimo report di WindEurope, riportato proprio dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev),  l’energia del vento «è una risorsa importante per l’economia europea: ha resistito alla crisi del Covid-19 e quindi può svolgere un ruolo significativo in una ripresa economica verde. Ma il vento crea ulteriori vantaggi oltre a posti di lavoro e valore per l’economia,ne beneficiano direttamente le comunità che vivono vicino ai parchi eolici».

Ad esempio, secondo le stime Anev in Italia qualora si installassero i 19.300 MW di impianti eolici previsti dal Pniec (Piano nazionale integrato energia e clima), si contribuirebbe a incrementare l’occupazione con 67.200 posti di lavoro, distribuiti in buona percentuale nel Meridione.

Si tratta però di un guadagno tutt’altro che scontato: se le installazioni di energie rinnovabili – eolico compreso – continueranno al ritmo attuale, l’obiettivo posto dal Pniec per il 2030 verrebbe raggiunto con oltre mezzo secolo di ritardo, nel 2085. Restano due i grandi ostacoli da superare: la lentezza disarmante delle procedure burocratiche ed autorizzative da una parte, e le resistenze che si concretizzano sui territori sotto la spinta delle sindromi Nimby e Nimto.

 
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