Carissime democratiche, carissimi democratici,
non credo che esista qualcosa di più disturbante del vedere ignorati i più deboli, lasciati soli, privati di qualcosa che era stato loro già dato. Disturbante per chiunque intendo, conservatore o progressista che sia, o persino “indifferente” alla cosa pubblica. Sono convinta che al contrario essere comunità significhi proteggere i diritti di tutti, a partire da coloro che sono in un qualche tipo di difficoltà, anche solo temporanea.
Battersi per questi diritti è un dovere comune a ogni cittadino ed è anche per questo che trovo sconcertante come nell’arco di pochi giorni la destra che governa la Lombardia e il Paese abbia messo in discussione proprio il sostegno alle fragilità.
Aveva cominciato la Giunta Fontana a fine dicembre, quando nella discussione sul Bilancio di Regione Lombardia destra e Lega hanno deciso un pesante taglio ai contributi per le persone con disabilità grave e gravissima, e quindi, di riflesso, alle loro famiglie e alle Associazioni che ne tutelano i diritti. Poi hanno “rassicurato” - certo, come no - ma con rassicurazioni che tutto fanno tranne che rassicurare: di sicuro i Comuni non potranno erogare fondi alternativi (in soli cinque mesi, oltretutto) né potranno garantire servizi che al momento non esistono e sono tutti da costruire. Restano veri i tagli, quelli sì, a persone che resteranno ancora più sole, assistite unicamente dai loro familiari.
Neanche il tempo di elaborare questa decisione - ingiusta prima ancora che preoccupante - che è toccato al Governo nazionale raggiungere una nuova “vetta” con la cancellazione del Fondo nazionale per i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Quindi una dotazione economica che veniva utilizzata anzitutto per l’alta formazione del personale espressamente specializzato su questa tematica di drammatica attualità - fondo che era stato istituito dal Governo Draghi - viene cancellato con un tratto di spugna lasciando nuovamente inascoltato chi soffre di questi disturbi, vale a dire, in buona parte, i giovani. Senza contare che le persone che sono a diverso titolo coinvolte (stimate addirittura in mezzo milione nella sola Lombardia) mancando ogni aiuto pubblico dovranno rivolgersi alle costosissime strutture private, secondo una modalità di smantellamento che nella nostra Regione vediamo applicata, purtroppo, quotidianamente.
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